domenica 16 aprile 2017

Un albero al contrario (E. Luvarà)

Dodici anni: un'età delicata, un periodo di passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza, un periodo di contraddizioni, in cui le emozioni sono amplificate, le reazioni non troppo controllate. Quando, poi, ad avere questa età è una ragazzina che vive sulla sua pelle l'affido familiare, la situazione si complica ancora di più.
Quello di Elisa Luvarà è un esordio letterario che mi ha positivamente colpita. Per l'intensità dei suoi personaggi, per la fluidità nella scrittura, per le emozioni che è stata capace di provocare, per aver offerto ai lettori personaggi dai tratti vividi e molto reali.
 
Ho letto il libro Un albero al contrario dietro suggerimento di Laura, La Libridinosa, che me lo ha indicato come lettura utile per la nona tappa alla Challenge  La ruota delle letture.
Mi ha fatto un bel regalo in questo periodo di Pasqua, Laura, visto che è un bellissimo libro che, probabilmente, senza il suo suggerimento non avrei mai conosciuto.
 
La protagonista è Ginevra. Sta per compiere 12 anni quando arriva in una comunità che raccoglie bambini con esperienze simili alla sua: allontanati dai rispettivi genitori biologici, sono bambini reduci da situazioni di affido fallite o in attesa di una famiglia affidataria che possa dare loro una casa.
Arriva con le sue poche cose ma con grandi aspettative: seppur inizialmente dubbiosa su ciò che potrà trovare in quel luogo (persone buone oppure no? Bambini bravi o dispettosi? Operatori severi o comprensivi?) è molto fiduciosa e, fin da subito, si rende conto che l'ambiente della comunità è quello che fa per lei. Fin troppo, a dire il vero, tanto da iniziare a pensare che possa essere definitivamente quella la sua casa.

Ginevra ha che fare con compagni di viaggio che hanno storie diverse e diverse prospettive per il futuro, ognuno con una famiglia difficile alle spalle, ognuno con la voglia di trovare un ambiente da poter chiamare casa. 
La signora Tilde, che l'accoglie con un gran sorriso e modi affabili, si rivelerà una donna gentile ed attenta, un appiglio sicuro per tutti i ragazzini che possono contare su di lei.
Ginevra è reduce da un rifiuto che le fa ancora male: mai, mai più vorrà andare in affido per il timore di essere nuovamente rifiutata, non ritenuta all'altezza, non adatta a far parte della famiglia. Un rifiuto che le ribolle sotto la pelle e che si somma alle sensazioni che prova ogni volta che sente o vede i suo genitori biologici, entrambi persone dal passato e dal presente difficile. Deve parlare con i suoi genitori che tali sono e tali restano visto che non ci sono motivi che possano, nonostante tutto, cancellare la loro genitorialità ma entrambi la fanno soffrire: sua madre, con problemi di mente e problemi comportamentali; il padre che, in modo molto diretto, la considera un errore più che una figlia. 

L'autrice mette a nudo le sensazioni di quella ragazzina che ha trovato un equilibrio in comunità. Un equilibro piuttosto fragile, però, soprattutto per via del fatto che tutti loro sono di passaggio in quel posto, anche se Ginevra non vorrebbe che fosse così.

I personaggi mi sono molto piaciuti: resi con toni molto chiari dall'autrice, rendono alla perfezione l'idea di quanto sia difficile vivere sospesi nel dubbio di quale possa essere il loro futuro. I più piccini vivono con spensieratezza ed incoscienza il loro stato ma i più grandi mostrano tante contraddizioni, mostrano le proprie speranze e le proprie delusioni senza filtri.
E' quello che accade ad Agape, un bellissimo ragazzino a cui Ginevra si affeziona immediatamente vivendo un sentimento più grande di lei, di loro. Un ragazzino che confida nella possibilità di tornare a vivere con suo padre ma che, da un momento all'altro, vede crollare il castello di sabbia che con tanta pazienza ha eretto nel tempo. Cambierà, Agape. Saranno le prove della vita a cambiarlo e l'ho trovato molto ben strutturato come personaggio.

Il punto di vista che emerge è quello dei bambini, non delle famiglie. Le famiglie affidatarie restano in secondo piano dando spazio, invece, ai bambini. 
Emerge un ritratto molto toccante di bambini fondamentalmente senza radici che, però, non perdono la speranza e trovano, comunque, la forza per affrontare le situazioni che la vita pone loro davanti e trovano la forza ed il coraggio di crescere. Eh sì, perché secondo me ci vuole anche tanto coraggio già nella vita in generale, per affrontare i problemi di ogni giorno. E ce ne vuole ancora di più quando le prove sono ancora più grandi, come quelle che vengono poste ai ragazzini dati in affido.

Sono contenta di aver avuto l'occasione di leggere questo libro e colgo l'occasione di augurare a tutti Buona Pasqua e buone letture.
Oggi è un giorno di festa, lo so, ma proprio per questo riesco ad approfittare di qualche minuto di tranquillità prima che la vera e propria giornata inizi.

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