Dodici anni: un'età delicata, un periodo di passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza, un periodo di contraddizioni, in cui le emozioni sono amplificate, le reazioni non troppo controllate. Quando, poi, ad avere questa età è una ragazzina che vive sulla sua pelle l'affido familiare, la situazione si complica ancora di più.
Quello di Elisa Luvarà è un esordio letterario che mi ha positivamente colpita. Per l'intensità dei suoi personaggi, per la fluidità nella scrittura, per le emozioni che è stata capace di provocare, per aver offerto ai lettori personaggi dai tratti vividi e molto reali.
Ho letto il libro Un albero al contrario dietro suggerimento di Laura, La Libridinosa, che me lo ha indicato come lettura utile per la nona tappa alla Challenge La ruota delle letture.
Mi ha fatto un bel regalo in questo periodo di Pasqua, Laura, visto che è un bellissimo libro che, probabilmente, senza il suo suggerimento non avrei mai conosciuto.
La protagonista è Ginevra. Sta per compiere 12 anni
quando arriva in una comunità che raccoglie bambini con esperienze simili alla
sua: allontanati dai rispettivi genitori biologici, sono bambini reduci da
situazioni di affido fallite o in attesa di una famiglia affidataria che possa
dare loro una casa.
Arriva con le sue poche cose ma con grandi aspettative:
seppur inizialmente dubbiosa su ciò che potrà trovare in quel luogo (persone
buone oppure no? Bambini bravi o dispettosi? Operatori severi o comprensivi?) è
molto fiduciosa e, fin da subito, si rende conto che l'ambiente della comunità
è quello che fa per lei. Fin troppo, a dire il vero, tanto da iniziare a
pensare che possa essere definitivamente quella la sua casa.
Ginevra ha che fare con compagni di viaggio che hanno storie
diverse e diverse prospettive per il futuro, ognuno con una famiglia difficile
alle spalle, ognuno con la voglia di trovare un ambiente da poter chiamare
casa.
La signora Tilde, che l'accoglie con un gran sorriso e modi
affabili, si rivelerà una donna gentile ed attenta, un appiglio sicuro per
tutti i ragazzini che possono contare su di lei.
Ginevra è reduce da un rifiuto che le fa ancora male: mai,
mai più vorrà andare in affido per il timore di essere nuovamente rifiutata,
non ritenuta all'altezza, non adatta a far parte della famiglia. Un rifiuto che
le ribolle sotto la pelle e che si somma alle sensazioni che prova ogni volta
che sente o vede i suo genitori biologici, entrambi persone dal passato e dal
presente difficile. Deve parlare con i suoi genitori che tali sono e tali
restano visto che non ci sono motivi che possano, nonostante tutto, cancellare
la loro genitorialità ma entrambi la fanno soffrire: sua madre, con problemi di
mente e problemi comportamentali; il padre che, in modo molto diretto, la
considera un errore più che una figlia.
L'autrice mette a nudo le sensazioni di quella ragazzina che
ha trovato un equilibrio in comunità. Un equilibro piuttosto fragile, però,
soprattutto per via del fatto che tutti loro sono di passaggio in quel posto,
anche se Ginevra non vorrebbe che fosse così.
I personaggi mi sono molto piaciuti: resi con toni molto
chiari dall'autrice, rendono alla perfezione l'idea di quanto sia difficile
vivere sospesi nel dubbio di quale possa essere il loro futuro. I più piccini
vivono con spensieratezza ed incoscienza il loro stato ma i più grandi mostrano
tante contraddizioni, mostrano le proprie speranze e le proprie delusioni senza
filtri.
E' quello che accade ad Agape, un bellissimo ragazzino a cui
Ginevra si affeziona immediatamente vivendo un sentimento più grande di lei, di
loro. Un ragazzino che confida nella possibilità di tornare a vivere con suo
padre ma che, da un momento all'altro, vede crollare il castello di sabbia che
con tanta pazienza ha eretto nel tempo. Cambierà, Agape. Saranno le prove della
vita a cambiarlo e l'ho trovato molto ben strutturato come personaggio.
Il punto di vista che emerge è quello dei bambini, non delle
famiglie. Le famiglie affidatarie restano in secondo piano dando spazio,
invece, ai bambini.
Emerge un ritratto molto toccante di bambini
fondamentalmente senza radici che, però, non perdono la speranza e trovano,
comunque, la forza per affrontare le situazioni che la vita pone loro davanti e
trovano la forza ed il coraggio di crescere. Eh sì, perché secondo me ci vuole
anche tanto coraggio già nella vita in generale, per affrontare i problemi di
ogni giorno. E ce ne vuole ancora di più quando le prove sono ancora più
grandi, come quelle che vengono poste ai ragazzini dati in affido.
Sono contenta di aver avuto l'occasione di leggere questo
libro e colgo l'occasione di augurare a tutti Buona Pasqua e buone letture.
Oggi è un giorno di festa, lo so, ma proprio per questo
riesco ad approfittare di qualche minuto di tranquillità prima che la vera e
propria giornata inizi.
Oh che bello! Buona Pasqua!!
RispondiEliminaSmack baby!
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