martedì 11 aprile 2017

Il passato è una terra straniera (G. Carofiglio)

Il passato è una terra straniera è il primo libro di Gianrico Carofiglio che leggo.

Ho iniziato a leggere, una pagina dopo l'altra, senza sapere nulla di questo autore: genere, trascorsi, presente. Niente che non fosse il suo nome arrivato a me più per sentito dire che per altro. 
Così, mi sono apprestata alla lettura senza alcuna aspettativa precisa. La copertina del libro mi è piaciuta subito: quei toni sbiaditi che lasciano pensare a personaggi di altri tempi mi sono piaciuti. 
Mi sono trovata, così, a leggere la storia di due giovani - Giorgio e Francesco - molto diversi tra loro che si incontrano e diventano amici. 
Amici.
Un termine pieno di significato ma anche vuoto, profondamente vuoto, se si va a guardare le fondamenta di quell'amicizia che lega i due.

Giorgio è uno studente modello. Sta per laurearsi in giurisprudenza, è avanti rispetto a tutti i suoi colleghi del corso di studi, ha una fidanzata ed una vita tranquilla.
Poi incontra lui. Francesco.
Francesco è un giovane misterioso. Magnetico. Dal carattere forte, con più ombre che luci addosso. E forse è proprio questo che attira Giorgio come api dal miele. 
I due entrano in sintonia anche se Giorgio non riesce a decifrare quel ragazzo che si sta legando a lui in modo così forte. 
Dal momento in cui le loro strade si incrociano, per Giorgio sarà un declino costante: la sua vita viene sconvolta ma non è una vittima. No, subisce l'influenza di Francesco senza avere la forza di tirare su la testa. Si rende conto di essere trascinato verso un'esistenza che non gli appartiene ma non fa assolutamente nulla per tirarsene fuori fino ad arrivare molto, molto vicino ad un punto di non ritorno.

Imparerà a barare. Ad imbrogliare al tavolo da poker e non solo. E la cosa gli piacerà, pur rendendosi conto di commettere un reato.
Rallenterà in modo inesorabile i suoi studi perché, ora, le sue priorità sono diverse.
Taglierà i ponti con la sua famiglia pur rendendosi conto di essere lui la persona sbagliata, non coloro che cercano di stargli accanto. O meglio, tentano debolmente di farlo per poi eclissarsi tacitamente. 

In effetti il ruolo della famiglia di Giorgio è molto marginale ed emergono genitori incapaci di relazionarsi con il loro ragazzo. E' come se, all'improvviso, la famiglia venisse presa da uno sconforto tale e da una rassegnazione contro cui nessuno sembra potere (o volere) fare nulla. Una famiglia rassegnata. Ecco. Questo ho pensato. Anche quando emerge la figura della sorella di Giorgio, con una serie di problemi di cui lui stesso non era a conoscenza, ho avuto la sensazione che la sua famiglia, a ben guardare, non esistesse quasi.

Parallelamente alle scorribande del duo Giorgio-Francesco l'autore racconta la storia di un altro Giorgio. Lui sta dalla parte dei buoni, di coloro che stanno indagando per venire a capo di misteriosi casi di stupro che si stanno verificando a Bari. 
Bari è la città in cui si svolge la maggior parte della storia anche se spunta un viaggio in Spagna che tutto sarà fuorché una vacanza, come inizialmente prospettato da Francesco.
Emerge un personaggio tormentato: Giorgio Chiti, questo è il suo nome completo, ha un passato che gli torna continuamente davanti agli occhi ed un presente inquieto per via di una indagine che non porta a nessuna svolta. Fino a che non emerge un volto. Un volto che porterà a delle novità.

Le storie dei due Giorgio si intrecciano alla fine del libro. Sulle prime mi sono chiesta cosa avessero a che fare quei due filoni del racconto, l'uno con l'altro. L'indagine viene ripresa dopo lunghe pause usate dall'autore per tornare alla coppia Giorgio-Francesco. Poi l'epilogo è piuttosto prevedibile ma, non per questo, la lettura è noiosa o mi è risultata sgradevole. Lo stile mi è piaciuto, leggerò sicuramente altro di questo autore.

Il libro è ben scritto, il racconto scorrevole. I personaggi ben resi. Anche i silenzi delle rispettive famiglie hanno un perché e dicono qualcosa nell'ambito della storia. 
Il Giorgio ragazzo mi ha un tantino innervosita. Quella sua incapacità di ribellarsi alle situazioni che, consapevolmente, si è trovato a vivere, quel suo modo di farsi coinvolgere in una vita che non è sua... mi hanno fatto davvero innervosire. L'avrei preso a schiaffi!
Il personaggio viene reso con tutte le sue fragilità in bella vista, quelle fragilità che lui stesso non credeva di avere prima ma che, dopo, saranno le sue compagne di vita quotidiana. Debolezze che, a dire il vero, fa fatica a riconoscere come tali ma che come tali si manifestano.

In una frase, usata dall'autore, per descrivere la fine del rapporto tra Giorgio ragazzo e la sua fidanzata è racchiuso, secondo me, tutto il suo personaggio (suo di lui).
Con Giulia le cose andarono inesorabilmente sempre peggio. Rotolarono verso l'epilogo come una palla da biliardo scivola in buca, placida e silenziosa, dopo un effetto leggero e fatale.
Ecco, è lo stesso che accade alla sua vita, non solo alla sua storia con Giulia. Una vita che si carica di colpe pian piano, proprio come silenziosamente la palla va in buca. Colpe che, prima o poi, Giorgio ritiene di dover pagare a caro prezzo.

Con questo libro partecipo alla gara di lettura The Hunting Word Challenge. La parola utile per la challenge è PASSATO che compare nel titolo.

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