Da Stephen King mi aspetto sempre momenti di puro terrore, così come scritto nella copertina del libro La bambina che amava Tom Gordon. In un commento del New York Times, riportato in giallo di lato, in basso a destra della copertina, è quello che si dice di questo libro. Momenti di puro terrore: non che ami questo genere ma, avendo letto un solo altro libro di King - che peraltro mi è piaciuto molto - e non avendo trovato terrore, ho voluto provare con un altro titolo che, dalla copertina, faceva delle promesse ben precise.
Invece...
Invece ho letto la storia di una bambina che si perde nel bosco con tutti i disagi e le situazioni difficili che questo può provocare. Ma di momenti di puro terrore non ne ho proprio incontrati, se non fosse per quel disagio che ha provocato in me l'idea di una bambina dell'età di mio figlio che resta tanti, troppi giorni da sola in un bosco, sotto la pioggia, senza cibo, con le zanzare che la torturano e con i tanti suoni di quell'ambiente che devono averla fatta impazzire. E' la situazione in se' ad essere terrificante!
Questa è la storia.
Innanzitutto devo dire che nell'edizione che ho avuto io tra le mani - piuttosto vecchia, avuta in prestito dalla collezione privata di mia cognata che di King ha tutto - la traduzione non è affatto accurata. Basti un solo esempio: la cantante Céline Dion diventa Celine Dionne. Un dettaglio che, però, mi ha fatto capire quanto poco sia stata accurata la traduzione. Un errore così grossolano su un nome proprio viene poi accompagnato da diverse inesattezze.
E' nel bosco con sua madre e suo fratello, Trisha, ma nessuno dei due fa caso a lei, rimasta un pochino indietro così come nessuno sente la sua voce che li chiama. Sono troppo impegnati a discutere che sembra proprio che non si ricordino nemmeno della sua presenza. E resta indietro. Dall'alto dei suoi nove anni Trisha non si rende conto di quanto possa essere pericoloso, nel bosco, perdere di vista i suoi compagni di viaggio. Se ne renderà conto solo successivamente quando sarà completamente sola, con poche provviste, un solo zainetto al seguito, qualcosa da bere ed uno walkman a farle compagnia fino a che le batterie lo vorranno.
Trisha cammina. Cammina in una direzione che la porta sempre più lontano. Cammina e cade, si ferisce, piange, si rialza, continua a camminare, mangia qualche briciola, beve acqua di torrente che la fa star male, cala di peso un giorno dopo l'altro, combatte con le zanzare, viene punta e punta e punta ancora. Sente una vocina malefica dentro di se che le ricorda quanto si vicina alla morte ma la scaccia con decisione: sarà il pensiero del suo giocatore preferito, Tom Gordon, a farle compagnia e a darle coraggio. Arriverà ad avere le allucinazioni, perderà le forze, perderà il senso del tempo e dello spazio e dovrà affrontare anche un grande pericolo. Mentre i giorni passano.
Per il resto del mondo, per coloro che la stanno cercando, la montagna
l'ha inghiottita. La foresta dei Monti Appalachi la custodisce come un
grande segreto da celare agli occhi di tutti gli altri, quasi come fosse
diventata parte di se. Ma per chi la sta cercando, Trisha è morta,
inghiottita dalla natura chissà dove e chissà secondo quali modalità.
Lei non si lascia scoraggiare, però, chiama a raccolta tutte le sue forze e vuole cercare la vita, vuole cercare voci umane, presenze umane che possano aiutarla. Non credo proprio che una bimbetta di quell'età potrebbe fare ciò che fa lei. Nemmeno un adulto ci riuscirebbe, secondo me! King è minuzioso nelle descrizioni ma, secondo me, ha messo su un
personaggio poco verosimile. E' solo una bambina di nove anni ma si
comporta come un super eroe. Una specie di piccola Rambo a cui mancano
solo ago e filo per ricucirsi le ferite.
Personaggio poco verosimile in una situazione estrema per un King che, comunque, invita a non perdere la speranza anche in circostanze come questa.
Con questo libro partecipo alla Challenge La ruota delle letture.
Mi è utile per l'obiettivo11 del decimo giro di ruota che prevede un libro ambientato in montagna.
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