Ad Oslo la spirale di violenza
non si placa.
Due poliziotti sono stati
assassinati. Entrambi nello stesso luogo di un omicidio irrisolto di cui si
erano occupati come membri di una squadra investigativa. Gli omicidi originali
erano a sfondo sessuale e sembra che la loro morte sia emulativa di quanto
avvenne allora. Ed è solo l’inizio. La scia di morte non si ferma ed il numero
di poliziotti assassinati, sempre sul luogo di vecchi delitti rispetto ai quali
avevano indagato le vittime, aumenta in un breve arco di tempo.
Al lavoro, per cercare di fermare
quello che viene soprannominato “il macellaio della polizia” è una squadra
oramai collaudata ma alla quale manca il pezzo forte: Harry Hole.
Gunnar Hagen capo dell’anticrimine,
Beate Lønn capo della scientifica, Bjiorn Horlm tecnico della scientifica: sono
solo alcuni degli uomini che indagano su quanto sta accadendo. E’ una squadra
affiatata ma monca. Di Harry Hole non si hanno più notizie da quando, piuttosto
malconcio, uscì in malo modo da una sporca faccenda di droga conclusa con un
omicidio irrisolto.
Polizia, decimo libro della serie
Harry Hole, è caratterizzato dall’assenza del protagonista, almeno per le prime
150 pagine dove non se ne fa menzione se non per rimpiangere i tempi che
furono, la sua abilità e il suo acume. La sua assenza pesa. Pesa alla squadra
ma anche alla narrazione: tanta la carne al fuoco, tanti i personaggi
introdotti (e trattandosi di nomi non semplici da memorizzare ho preso carta a
penna per aiutarmi a memorizzare), diverse le storie che si intrecciano.
Ma Hole non c’è. E non si capisce bene che fine abbia fatto: chi ha letto il libro
precedente sa bene che non era uscito indenne da una sparatoria e nel momento
in cui si apre il sipario su una stanza d’ospedale piantonata, con un uomo in
coma… bhè, fare due più due è la prima cosa che la mente del lettore si prodiga
a fare.
Nesbø è un illusionista, un
autore capace di depistare il lettore con maestria, di convincerlo di essere
sulla strada giusta, di avere tratto le dovute conclusioni salvo poi gettarlo
nello sconforto, o gettarlo nelle braccia della meraviglia più inaspettata,
qualche capitolo più avanti quando si rende conto di aver preso un abbaglio. E’
un’abilità che gli va riconosciuta ed è una caratteristica dei suoi romanzi: niente è come sembra, bisogna
tenerlo a mente. Lo è stato in precedenza e lo è anche in questo libro che, di
abbagli, ne concede parecchi, fino alle ultimissime pagine.
E’ un libro che non consiglio di
leggere a chi avesse perso i capitoli precedenti: i rapporti tra i vari personaggi,
i precedenti, i sospesi che proiettano le loro ombre sulle vicende attuali, le
personalità che si compongono storia dopo storia secondo il mio parere sono un
retaggio di cui il lettore non può privarsi. Questa volta, in particolare, se
non si conoscono certi precedenti si fa fatica a seguire appieno la storia perché
verrebbero a mancare tasselli importanti.
L'autore, nelle prime pagine, offre un breve sunto di quanto accaduto in precedenza per agevolare la lettura di chi volesse iniziare da qui a conoscere Harry Hole ma secondo me servono anche altri elementi - svelati in precedenza - per godere appieno della storia.
L'autore, nelle prime pagine, offre un breve sunto di quanto accaduto in precedenza per agevolare la lettura di chi volesse iniziare da qui a conoscere Harry Hole ma secondo me servono anche altri elementi - svelati in precedenza - per godere appieno della storia.
Polizia è un giallo che mantiene un alto ritmo narrativo e
che offre colpi di scena continui. La prima parte un po’ meno, lo ammetto. Poi
il ritmo aumenta fino a portare il lettore alla necessità di approfittare di
ogni secondo libero per scoprire come la storia va a finire. A me, per lo meno,
ha fatto questo effetto (ma con Nesbø non mi meraviglio, anche con gli altri
libri della serie è stato così).
Questa volta più che mai il corpo
di polizia ne esce un po’ ammaccato: emergono segreti, compromessi,
comportamenti tutt’altro che puliti messi a segno a nome di un’ambizione che
sembra non avere limiti o di una vendetta che appare, a chi la compie, l’unica
via da percorrere.
Cosa è legittimo tacere per
quieto vivere? E’ davvero il quieto vivere che si intende proteggere oppure è
egoismo puro ciò che motiva alcuni dei personaggi che, dall’interno del corpo
della polizia, appaiono tutt’altro che integerrimi?
Uno su tutti quel Michael
Bellman che, giovane capo della polizia, non è affatto un esempio positivo. E’
uno di quelli che si porta dietro l’eredità di precedenti fatti, narrati nel
libro precedente, che ancora pesano sulla sua testa e che influenzano, in un
modo o nell’altro, le sue scelte attuali.
Bellman è uno di quei personaggi
che mi hanno fatto venire l’orticaria: opportunista, pronto a pensare solo a se
stesso e alla sua carriera, capace di prendersi i meriti di un lavoro che è
stato portato avanti da altri anche a costo della loro vita, pronto a gettare
fango su chi intralciasse il suo cammino, abile ricattatore, pronto a tutto per
difendere la sua immagine di uomo in carriere con una bella famiglia alle
spalle. E se, alla fine del libro, c’è qualche personaggio negativo che sembra
redimersi, per Bellman non è affatto così: dritto per la sua strada, costi quel
che costi.
Nesbø questa volta mette in luce le debolezze dei tutori
della legge. Anche in passato, va detto, si sono avute avvisaglie di situazioni
tutt’altro che legittime ma stavolta coloro che dovrebbero difendere l’umanità
appaiono più fragili che mai, instabili in alcuni casi, dal punto di vista
emotivo.
Su tutto aleggia un interrogativo: quanto si conoscono le persone che si hanno accanto? Si può dire di conoscerle davvero?
Su tutto aleggia un interrogativo: quanto si conoscono le persone che si hanno accanto? Si può dire di conoscerle davvero?
Il personaggio femminile che più mi ha colpito è stato
quello di Rachel: è la donna di Hole e più volte, anche in passato, è stata
protagonista indiretta, volente o nolente, di quanto accadeva al suo uomo. La
sua famiglia – ha anche un figlio, Oleg, che ha avuto un ruolo di primissimo
piano nel libro precedente – è un prolungamento di Harry Hole tanto che chi ce
l’ha con lui, prima o poi, arriva a loro. Questa volta Rachel si dimostra una
donna più forte, più decisa di quanto non lo sia stata in passato, pronta a prendere decisioni importanti. E’ un
personaggio più maturo quello che descrive Nesbø, non una figura marginale ma
di primaria importanza in una storia che, ancora una volta, la coinvolge.
Alcune questioni restano aperte e l'impressione è quella di dover necessariamente leggere il libro successivo per chiudere definitivamente il cerchio. O, per lo meno, per avere alcune risposte che mancano.
Ps. Hole è sempre il mio preferito tra tutti i personaggi della serie, presente o assente che sia.
Con questa lettura partecipo alla Challenge
Di che
colore sei? in quanto titolo adatto per lo spicchio giallo, autore straniero.
Partecipo anche alla Challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle nell'ambito della macro-categoria Il ghirigoro per l'obiettivo autore nordico.
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