Siamo a Palermo. Una Palermo coriacea, dura, violenta e bellissima. Una Palermo in cui Mimmo e Cristofaro, amici da sempre, hanno condiviso gioie e dolori sullo sfondo di quella città che portano nell'anima, i cui colori ed odori sono impressi nelle loro giovani menti e nei loro cuori.
E poi Carmela e Celeste. Prostituta la prima, sua figlia la seconda.
Ed ancora Totò che fa il rapinatore di mestiere.
Sono questi i personaggi principali di una storia che, seppur romanzata, rende l'idea di una Palermo vera, reale, segnata purtroppo da vicende che ne macchiano i colori e ne oscurano i toni ma che la rendono unica. E' una città piena di contraddizioni così come lo sono le vite di chi ci vive.
Borgo Vecchio - libro vincitore del premio Volponi 2017 - è un romanzo breve (conta appena 134 pagine) ma pieno di sentimento, di vivacità, di amore, di dolore, di emozioni. Quelle stesse che Palermo provoca in chi la vive ed anche in chi si trova a visitarla. Emozioni spesso contrastanti ma sempre profonde anche quando legate ad episodi che fanno soffrire.
Emozioni che sconfinano dalle quattro mura di casa per arrivare oltre, quasi come se ognuno avesse il diritto di viverle e di lasciarsi segnare dai solchi che provocano nell'anima.
Il romanzo si apre con il punto di vista del piccolo Mimmo ma la varietà di personaggi che si dipana di pagina in pagina è davvero ricca e capace di creare un caleidoscopio di colori e di sentimenti.
Sono comunque i bambini a colpire maggiormente.
C’è Celeste che se ne sta a fare i compiti sul balcone
consapevole di avere, poco più in là, una madre impegnata con il cliente di
turno.
C’è Cristofaro, costretto a
subire le violenze di un padre sempre ubriaco e violento, che trova sfogo su quel
ragazzino a tutte le pene che si porta addosso come se fosse l’unico modo per
scaricarsele dalle spalle.
Tutti sanno.
Tutti sanno che quella bambina ha una madre che si guadagna da vivere in quel modo ma nessuno la giudica. E' una donna che ha fatto ciò che ha potuto per cresce una bambina dal padre incerto. E a tutti va bene così, senza giudizi, senza condanna.
Tutti sanno che quel Cristofaro è destinato ogni sera - o quasi - a subire in silenzio la violenza di suo padre e, purtroppo, pare che a tutti stia bene così.
Due giovani vite, quelle di questi due ragazzini, che mi hanno colpita. Cristofaro, in particolare, mi è rimasto nel cuore, simbolo di violenze reali che ogni giorno, non solo nelle case delle viuzze di Palermo, si consumano in ambienti domestici.
Su tutti, secondo il mio punto di vista, domina la figura di Totò. Tutti sanno quanto sia abile nel mettere a segno uno scippo dopo l'altro e nel quartiere si è guadagnato il rispetto collettivo.
Mi ha colpita il segreto desiderio di Cristofaro ed ammetto di aver sperato che riuscisse a realizzarlo: mettere da parte un gruzzoletto sufficiente per assoldare Totò che facesse fuori suoi padre, liberandolo dal giogo della violenza quotidiana. Lo so, non è con la violenza che si combatte la violenza ma durante la lettura ho proprio tifato per quel ragazzino visto che nessun altro spiraglio di aiuto si è aperto nel quartiere e in chi lo conosce.
Calaciura descrive le varie situazioni in modo quasi poetico ed è molto efficace. Altra dimostrazione di come non sia necessario scrivere delle enciclopedie per toccare il cuore del lettore.
Mi è piaciuto e lo consiglio.
Con questa lettura partecipo alla Visual
Challenge in quanto in copertina compare una finestra, utile per questo mese di gara.
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