Ritrovare i personaggi che ho amato in quel di Polignano è sempre un piacere. Nell'ultimo libro di Luca Bianchini, Le mogli hanno sempre ragione, per tutta la prima parte del libro ho avuto l'impressione che l'autore volesse proprio fare leva più sui personaggi già noti ai suoi lettori che non alla storia in quanto tale.
Perché è vero che viene ritrovato il cadavere di Adoración, una donna che prestava servizio nell'abitazione di Matilde, ex moglie di don Mimì, ma è anche vero che per tutta la prima parte del libro si punta molto sui personaggi. Oserei dire esclusivamente su di loro visto che il caso resta in secondo piano.
Le indagini che vengono portate avanti dal commissario Gino Clemente (che è in attesa di pensionamento) e della sua collega, la brigadiera Agata De Razza, all'inizio mi hanno un po' fatto storcere il naso soprattutto perché gli interrogatori sembrano più la raccolta di informazioni per un articolo da pubblicare su Novella 2000 piuttosto che per avere concrete informazioni. Ho avuto l'impressione che l'autore si sia piegato molto al modo di fare di un piccolo centro, dove tutti si conoscono, dove le chiacchiere corrono e dove si indaga in maniera particolare, andando a chiedere anche informazioni che nulla hanno a che vedere con il caso quanto, piuttosto, con la sfera personale dell'interrogato o dell'interrogata. Ne esce una vera e propria commedia all'italiana che stride con la presenza di un morto e con le relative indagini.
Da metà libro in avanti si inizia ad entrare nel vivo di ingagini nelle quali, però, c'è un rincorrersi di situazioni che aprono la porta su altrettante situazioni ingarbugliate, in linea con ciò che accade in un piccolo paese. E quella Polignano, continuamente nominata, inizia ad essere un tantino ingombrante.
Ho apprezzato il cambiamento del rapporto tra Clemente e la De Razza ma tutto il resto mi è sembrata una specie di pantomima davanti alla quale ho avuto la sensazione che, da un momento all'altro, il cadavere della poveretta riprendesse vita per urlare "....bella gente!!! Qui c'è un cadavere... ce lo ricordiamo???".
E poi ho avuto la sensazione, per tutto il libro, che ci fossero dei personaggi intoccabili, inseriti tra i sospettati ma che mai e poi mai avrebbero potuto essere i colpevoli.
Ho avuto la sensazione che l'autore, con la tipologia di indagini a cui ha dato vita, abbia voluto rendere fruibile il romanzo anche a chi di Ninella e Don Mimì non sapeva assolutamente nulla ma io trovo che sia un volume da leggere dopo gli altri per comprendere bene certi meccanismi.
Il finale? Bhè, posto che alcune figure le avevo escluse in partenza proprio per necessità secondo il mio punto di vista narrativo, non mi ha sconvolta più di tanto perchè il cerchio era piuttosto stretto... ed ho avuto la sensazione che il fatto che ci sia stato un morto in tutto il contesto polignanese sia stato un incidente di percorso da non ripetere mai più (per non avere altri morti, certo, ma soprattutto per non rischiare di diventare banali).
Ora resta da capire se Bianchini vorrà dare un futuro ai protagonisti dal lato investigativo proponendoli in un altro caso (in futuro) ma stavolta gli consiglio di dare una virata ben decisa alla narrazione perchè, alla lunga, pure la bella Polignano stanca. Se, invece, vorrà tornare a parlare degli affari di cuore di don Mimì e Ninella... bhè, dovrà trovare qualcosa di davvero forte per riscattarsi un po'.
Oppure, dai, finiamola qui e lasciamo stare l'idea dei personaggi seriali....
***Le mogli hanno sempre ragione
Luca Bianchini
Mondadori editore
240 pagine
18.50 copertina flessibile, 9.99 Kindle
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