E ci sono loro: Maurice e Charlie che – in un contesto fatto di flashback in cui i ricordi si scontrano e si rincorrono, facendo a pugni con un presente molto più grigio del previsto – mostrano di essere molto diversi da come le rispettive esperienze di vita li ha forgiati.
Ex trafficanti, amici da anni, due figuri considerati pericolosi per dei trascorsi tutt’altro che tranquilli, i due cinquantenni si trovano a stazionare nei pressi del porto di Algeciras – città situata nella provincia di Cadice nella comunità autonoma dell’Andalusia, in Spagna – alla ricerca della figlia di Maurice che manca da tre anni.
Più che una ricerca io l’ho avvertita come un’attesa.
Anche piuttosto triste come situazione, devo dire.
Ciò che maggiormente colpisce, prima ancora della storia, è lo stile narrativo proposto dall’autore con un continuo flusso di pensieri che tende anche a spiazzare un lettore poco avvezzo ad una tecnica di questo tipo. Io ammetto di aver fatto fatica ad entrare nella storia proprio per questo: continui flashback che si alternano a dialoghi e pensieri portando il lettore avanti e indietro nel tempo in alcuni momenti anche in modo confuso, dialoghi formalmente privi di punteggiatura e lasciati alle mercé del lettore che sente quelle parole come se gli venissero buttate addosso in flusso continuo. Un po’ spiazzante, per me, ma senza ombra di dubbio originale.
Sono dei tipi loschi, è vero, hanno avuto entrambi dei trascorsi di cui non andare fieri ma ne portano i segni addosso, con un dolore latente che emerge pian piano, andando avanti con la lettura.Maurice e Charlie hanno fatto delle scelte, in passato, che li hanno segnati e che hanno lasciato delle cicatrici apparentemente non visibili, apparentemente mimetizzate ma, a ben guardare, ben presenti nella loro anima. E pulsanti!
Il racconto dei loro trascorsi non mi è piaciuto più di tanto, lo ammetto. Viene proposto con una certa spocchia, ma credo che siano proprio le circostanze che lo richiedano. Un racconto che poi si scontra con il presente in cui si confrontano due persone che fanno i conti con dei vuoti profondi, difficili da riempire.
Ho letto questa in questa vicenda una sorta di parabola discendente della vita: l’accelerazione massima nel momento della gioventù verso la maturità, quando non si ha paura di niente e di nessuno, quando si vive di eccessi e di spavalderia, quando si sceglie una strada che sembra adatta a spalancarne chissà quante altre per arrivare, pian piano, a scendere verso il basso quando si arriva a perdere quella spocchia di una volta per fare i conti con un destino che non restituisce altro che non sia solitudine e vuoto.
Su una panchina.
Quella del porto in cui parte la nave per Tangeri.
E’ un libro che consiglio a chi non si lascia spaventare da uno stile fuori da ogni convenzione. Uno stile originale di un autore che mette alla prova il lettore al quale non consegna un classico romanzo lineare e semplice da comprendere ma al quale consegna due vite.
E la vita, si sa, non è mai così lineare e chiara come si vorrebbe!
***
L'ultima nave per Tangeri
Kevin Barry
Fazi Editore
246 pagine
18.50 copertina flessibile - 12.99 Kindle
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