Sono decisamente fuori tempo, lo so!
Avevo in programma di leggere nel mese di dicembre il libro Aspettando il Natale. 25 racconti per la Vigilia ma nella biblioteca in cui credevo fosse disponibile era ancora in prestito per cui ho dovuto aspettare. E' arrivato con un mesetto di ritardo ed ho comunque approfittato visto che mi è utile per la challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro scritto da più autori (è una raccolta di racconti che arrivano da diverse penne) ed anche per la Visual Challenge Upgrade.
Si tratta di una raccolta di racconti di autori vari che hanno voluto raccontare delle storie legate, in un modo o nell'altro, al Natale. Il giorno più atteso dell'anno in alcuni di essi fa da sfondo alle vicende narrate, in altri è solo fonte di ispirazione, in altri ancora è fulcro principale di ciò che accade. E', comunque, l'elemento che accomuna tutti anche se, a volte, per piccole sfumature.
Non tutti i racconti mi sono piaciuti, non tutti mi hanno trasmesso qualche cosa. Lo dico subito, a scanso di equivoci.
Inoltre, dico fin da subito che non si tratta di racconti adatti a bambini. Forse qualcuno più breve e meno datato di altri.
Un po' per lo stile narrativo - alcuni racconti sono particolarmente datati e, di conseguenza, lo stile è quello di un tempo - un po' per la morale, non c'è da aspettarsi in assoluto dei racconti gioiosi che terminano tutti con "...e vissero felici e contenti". Cosa, questa, che l'idea di racconti di Natale può dare.
Sono 25, giusti giusti per essere letti a mo' di calendario dell'avvento.
Questo sì.
Da lettori adulti, però.
Nel primo racconto ho preso familiarità con una tradizione che non conoscevo, con la Strana vigilia di Ceppo. E' un racconto natalizio piuttosto comune con un uomo ricco che pensa solo a se stesso e dimentica, persino la notte di Natale, sua figlia e i suoi nipoti che sono poveri e non hanno molto da festeggiare.
Giovanni Verga, nel secondo racconto - Il Carnevale fallo con chi vuoi; Pasqua e Natale falli coi tuoi - non mi è piaciuto. La storia di quell'uomo lasciato dalla moglie per un altro e poi a sua volta lasciata non mi ha impressionata più di tanto.
Camillo Boito, nel racconto Notte di Natale, narra la storia di un uomo sfortunato che perde gli amori della sua vita e muore in solitudine.
Chi prima non pensa in ultimo sospira è il racconto che mi è piaciuto di più nella prima parte del libro: un uomo che perde un grande amore, sacrificato sull'altare del divertimento e della spensieratezza, in vecchiaia sente tutto il peso di questa scelta scellerata. Ma la vita riserva sorprese... che non sempre portano ad un lieto fine ma fanno riflettere e comprendere appieno gli errori di gioventù. Emerge il senso del rifiuto, l'opportunismo di certe scelte, la delusione davanti alla realtà.
Miracolo di Natale che ricordo bene ma per la scarsa originalità visto che è una rivisitazione de La piccola fiammiferaia di Andersen, richiamata in ogni riga.
Toccante il racconto di Cordelia dal titolo Da un Natale all'altro. Forse poco originale come messaggio natalizio ma comunque commovente: non è la ricchezza che fa la felicità.
Per L'ultimo giocattolo, di Ugo Fleres, ho fatto il tifo fino alla fine affinchè si avesse un finale diverso. Non un finale fatto di solitudine, come invece è stato. Peccato. La storia mi era piaciuta, con un uomo e una donna che si conoscono durante un viaggio in treno e vivono una bella avventura fingendosi, poi marito e moglie... Triste il finale, però.
Emilio De Marchi, con le sue Due scarpe vecchie, torna a proporre un uomo egoista che poi si pente del suo egoismo quando, oramai, è troppo tardi.
D'Annunzio mi ha catturato con la musicalità della sua scrittura e il suo racconto Un albero in Russia non ha riservato una bella sorpresa, alla fine.
Ed ancora, mi si perdoni se non completo l'elencazione ma vorrei concludere segnalando ciò che mi ha colpita di più, aggiungo alcuni racconti che mi hanno emozionata maggiormente nella seconda parte del libro. Sono, nell'ordine, Il dono di Natale di Grazia Deledda, Una torta e una carezza di Dino Buzzati, La Lettera di Giovannino Guareschi.
La Deledda culla il lettore con dolcezza e delicatezza,
portandolo per mano lungo il racconto della nascita
di un pastorello. Nell'altro racconto, invece, protagonisti sono gli affetti, l'amore non ripagato allo stesso modo, con la stessa moneta. Trovo che
sia una storia molto attuale, che ben si adatta anche ai tempi moderni
seppur con alcuni distinguo.
La Lettera di Guareschi fa fare al lettore un tuffo in un campo
di concentramento dove viene data la possibilità ai soldati italiani di scrivere a casa. E come si può, nel poco spazio concesso, racchiudere tutto ciò che il cuore di un soldato vorrebbe dire alla sua famiglia, alla sua amata? E' un soldato che racconta in prima persona e l'autore è molto abile nel toccare le corde del cuore riuscendo anche a strappare un amaro sorriso.
Anche Giulio Bedeschi - con un racconto tratto da Il Natale degli Alpini - parla di guerra e di chi ha sacrificato la propria vita senza che nessuno ricordasse più il suo nome e di come, per inaccettabili corsi e ricorsi storici, si continui ad uccidere senza aver nulla imparato dal passato. Una storia triste, anche questa, purtroppo, molto attuale.
Ho apprezzato, in coda al libro, le note esplicative che permettono di conoscere meglio gli autori. Ammetto che alcuni mi erano sconosciuti ed ho fatto tesoro delle informazioni che ho trovato a lettura ultimata per sapere qualche cosa di più su di loro.
Ps. in apertura dicevo che non si tratta di storie adatte ai bambini. Avevo pensato che fosse così forse per via dell'immagine di copertina che, però, mi ha fuorviata.
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