lunedì 28 gennaio 2019

Anime perse (U. Piersanti)

Un libro ambientato nella mia regione, le Marche. Questo uno degli obiettivi che ho trovato nella challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse e l'occasione è stata preziosa per leggere Anime Perse di Umberto Piersanti, libro che avevo in lista d'attesa da un po'.

L'autore ha trascritto ed interpretato diciotto storie vere raccolte da Ferruccio Giovanetti nei suoi centri di recupero del Montefeltro. Ce ne sono sei nell'alto Montefeltro, nelle Marche, tutti amministrati - come amministratore unico del gruppo Atena - da Giovanetti. Sono strutture che accolgono persone di diversa provenienza, siano essi autori di delitti ma anche emarginati sociali o persone con disturbi psichiatrici più o meno gravi. Umberto Piersanti ha frequentato questo mondo ed ha potuto raccogliere, grazie alla collaborazione di Giovanetti, diciotto storie che in altri tempi sarebbero state storie da manicomio criminale

Oggi quelle strutture non sono più chiamate così. Sono centri di recupero dove gli ospiti sono coloro che hanno compiuto dei delitti spinti da una vena di follia, sia essa momentanea che più radicata. Una follia che li ha indotti a perdere di vista la realtà o che ha dato loro l'idea che fosse proprio quella la realtà, l'unica realtà possibile.

Ecco, dunque, da dove arrivano le diciotto storie che prendono spunto da vicende realmente accaduto nelle varie strutture ma che sono state reinterpretate - sempre tenendo conto dei dati reali - dall'autore allo scopo di rendere l'idea di quanto sia complesso il mondo ed i destini di chi supera ogni forma di fantasia.

Lo stile di scrittura di Piersanti è delicato, toccante, poetico e capace di portare il lettore a toccare l'anima di quelle persone. 
In tutti i racconti si nota con chiarezza una particolare differenza ogni volta che il protagonista di turno passa dal carcere al centro di recupero. Dal buio e dalle sbarre alla luce e all'aria aperta: si respira una diversa ambientazione, segno di come la situazione per ognuno di loro sia cambiata quando hanno lasciato il carcere per approdare nella struttura di recupero. E' una sottigliezza che ho notato in tutte e diciotto le storie. 

Non posso dire che sia un bel libro riferendomi alle storie narrate: storie di sofferenza, di solitudine, di ignoranza, di abbandono non possono essere belle. 
E' bello, però, il modo in cui l'autore ha reso questi personaggi al lettore. Persone fragili anche se a volte fisicamente forti, con problemi mentali più o meno marcati che li hanno portati - a volte senza nemmeno che se ne accorgessero - sulla cattiva strada tanto da meritare il carcere.

Emilio Levantini è stato vittima di un'ingiustizia: ha partecipato ad un concorso da primario ed ha perso - sostiene lui in modo vergognoso - scalzato da un altro candidato considerato (sempre da lui) un incompetente. Un'ingiustizia. E si è fatto giustizia da solo.

Franco amava il mare. Era un uomo violento, un ubriacone che però non aveva mai fatto male a nessuno. Le cose però possono cambiare come quando inizia a non sopportare più quella famiglia di donne che chiedono, chiedono, chiedono ed urlano, urlano urlano....

Amalia aspetta un bambino. E' lì, nel suo ventre gonfio. Ma che futuro potrebbe avere quel bambino nel nascere in quel posto, senza un padre, con una madre come lei? Meglio ucciderlo a suo di cazzotti lì dov'è ora, in quella pancia gonfia...

Giovanni non era nessuno senza sua madre. Amava quella donna più di ogni altra persona al mondo e, una volta rimasto solo, di quel mondo non ha più voluto far parte. Se ne stava per conto suo a dormire sui cartoni ai margini della città. Ma è meglio non disturbare can che dorme. Potrebbe risvegliarsi e riscoprirsi violento.

A Cinzia dicono tutti che la madre è una prostituta. No. Non può crederci. O forse sì? Ora che ci pensa... gli uomini che passavano per casa loro erano tanti e sempre diversi. Allora che fare? Seguirne la strada e fare, se possibile, anche peggio di lei.

Rodrigo nella sua vita da zingaro non ha avuto una vera infanzia. Chiedere la carità, quello sì, lo ha conosciuto bene. Ed anche rubare il più possibile, anche a costo di uccidere qualcuno pur di portare a casa un bel gruzzoletto. E poi, alla fine, come dimostrare di non avere paura di niente e di nessuno?

Ed avanti così, passando per chi ha ucciso per una parola fuori posto, per chi solo nel marciapiede ha trovato il modo di dare un senso alla sua vita, a chi non ha saputo resistere davanti ad un bel sedere di donna o al fresco profumo di una ragazzina fino ad arrivare a chi, come Sonia, ha ceduto il suo corpo alle pratiche più violente trovando, in quella violenza, non solo una fonte di reddito ma anche una forma di pace.

Tante solitudini, tante esistenze smarrite, anime vaganti che se, da una parte, hanno trovato delle mura accoglienti e delle lenzuola calde, dall'altra non sempre hanno trovato una pace.
***
Anime perse
Umberto Piersanti
Marcos y Marcos editore
188 pagine
€ 18.00

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