domenica 29 aprile 2018

Un ragazzo normale (L. Marone)

Un ragazzo normale non è un libro su Giancarlo Siani - giornalista pubblicista de "Il mattino" ucciso dalla camorra sotto la sua abitazione, nel quartiere residenziale del Vomero, il 23 settembre 1985 - ma un libro con Giancarlo Siani. Ed è diverso.


Lorenzo Marone fa questa precisazione nelle note finali al libro ma non credo che ce ne fosse la necessità. Secondo è chiara la scelta che l'autore ha fatto nel proporre questa storia.

Mimì, il giovane protagonista, è un personaggio di fantasia così come lo sono tutti gli altri, escluso Giancarlo. Perché quel giornalista con gli occhiali è davvero vissuto nel quartiere residenziale del Vomero, viaggiava davvero su una Mehari verde e scriveva la verità, quella che è andata a cozzare con gli interessi dei pezzi grossi della camorra, tanto da portarlo alla morte.

Chi si aspetta una biografia di Siani o una storia impostata sulla sua vicenda deve cercare altro. E a me, onestamente, sta bene così.



Un ragazzo normale è la storia di Mimì, un ragazzino curioso, amante della scienza e dei documentari, amante della lettura e di buon cuore. Un ragazzino pieno di speranza ma che si sente fuori posto in una famiglia come la sua, dove ognuno sembra rassegnato alla propria scialba vita senza ambizioni e senza obietivi che non vadano oltre il vivere l'oggi. Un ragazzino serio, troppo serio per la sua età, nato e cresciuto in una famiglia che è riuscita a vincere le difficoltà grazie a quella leggerezza che, invece, Mimì cerca di combattere con tutte le sue forze ma che, invece, da grande scopre essere il più grande tesoro tra i tanti che la famiglia gli ha lasciato.



La storia si apre con un Mimì oramai adulto che torna nei luoghi della sua infanzia accompagnato da un agente immobiliare per visionare un'abitazione. Quella è la scusa ufficiale. La realtà è la sua voglia di tornare ad afferrare quel passato che in quei luoghi è rimasto scritto con caratteri indelebili. Lì dove ha lasciato il suo cuore e la sua infanzia. Lì dove la sua giovinezza si è spezzata nel giorno in cui il suo amico Giancarlo è stato brutalmente assassinato sotto ai suoi occhi. 

E' nel visionare le varie stanze di quell'appartamento che i ricordi riprendono vita. Ed ecco il racconto di un'infanzia vissuta alla ricerca di un supereroe, di qualcuno che potesse salvare il mondo con le sue azioni. 


Mimì è un ragazzino strano, particolare: parla in modo forbito, divora libri, non ama il calcio e fa fatica ad esprimere i propri sentimenti. E' un ragazzino come tanti che scoprirà, strada facendo, come gli eroi siano davvero in mezzo a noi ma che non vestano mantelli ne' abbiano le ali ai piedi o pugni rotanti. Gli eroi sono persone normali che, però, fanno cose speciali. Ed ognuno può potenzialmente essere un eroe, secondo questa logica.

E' un ragazzino che non sia accontenta della mediocrità, della rassegnazione. Vuole volare alto, dare spazio alla fantasia, ai sogni, alla speranza. Siani, in questo contesto, per lui è un eroe per quello che fa, per come mette a servizio della collettività il suo lavoro di giornalista, pur consapevole di correre dei rischi. Eppure Giancarlo non si sente un eroe ed è ciò che cerca di far capire a Mimì. 

Le cose, Mimì, possono cambiarle solo gli uomini. Il male viene dagli uomini e solo gli uomini possono combatterlo. Più che di eroi, c'è bisogno di gente che ci creda, persone che aspirino a cambiare le cose in meglio. Gli ideali, Mimì, i grandi ideali hanno trasformato il mondo, non i supereroi. Gente normale, come te, come me, che credeva fortemente in qualcosa. Le idee vere, forti, non muoiono mai.
Siani resta un personaggio marginale. E' un amico che Mimì considera un eroe ma che, personalmente, non si considera tale. Ama il suo mestiere ed è convinto che sia importante che il giornalismo permetta alla gente di conoscere la verità, la realtà delle cose per poi poter scegliere. Ho letto parecchi pareri discordanti su questo libro: a me non è dispiaciuto. La scelta di lasciare Siani in secondo piano non mi è dispiaciuta affatto. Una scelta diversa avrebbe dato origine ad un altro tipo di romanzo. 


Ammetto di aver trovato, in diversi passaggi, i discorsi di Mimì un po' forzati. Mi ha anche fatto sorridere, va detto, ma in certi punti mi è sembrato esagerato.
Mi resta difficile pensare che un ragazzino di quell'età - ha dodici anni quando stringe la sua amicizia con Siani - possa esprimersi con un vocabolario così forbito ma poi mi sono detta che il solo fatto che io non conosca ragazzini così  non voglia dire che non ce ne possano essere davvero anche se, in alcuni passaggi, la narrazione soffre un po' di questo uso smodato di termini importanti.


Tra i personaggi che gravitano attorno a Mimì mi è piaciuta la figura del nonno e mi è piaciuto Matthias, il senzatetto a cui Mimì si avvicina fino a diventarne amico. Un personaggio marginale ma importante, un osservatore attento nonostante la sua cecità ed un uomo che ha portato con se una grande perdita dalla sua terra natia. Sono entrambe figure maschili che, a modo loro, sono state vicine a Mimì e l'hanno aiutato a crescere.


Ho letto volentieri questo libro e l'ho consigliato anche a mia madre. Lei non ama i romanzi ma le storie vere: non le ho ancora chiesto se le è piaciuto o no ma sono certa che mi dirà che è solo un romanzo, a sottolineare la differenza con le biografie che lei di solito legge. Ecco, appunto. E' solo un romanzo e a me va bene così.

Con Marone partecipo alla Visual Challenge in quanto in copertina compare un bottone, utile per questo mese di gara.
Questo libro mi permette di partecipare anche alla Challenge Di che colore sei? in quanto adatto per lo spicchio azzurro, uscito nel 2018.

Inoltre partecipo alla Challenge From Reader to Reader 2.0, come quinto libro utile per l’ultimo mese di gara.

2 commenti:

  1. Mi è piaciuto assai. L'ho divorato e come sempre la scrittura di Marone non ha deluso le mie aspettative. Sono felice che tu lo abbia apprezzato. Facci comunque sapere il pensiero della tua mamma!

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    1. Mia mamma, come mi aspettavo, mi ha detto che per lei è stato noioso, soprattutto perchè sapeva in partenza che era una storia inventata e che solo una piccola parte era storia vera. Sapevo che l'avrebbe presa così. Oramai conosco i miei polli ;-)

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