Il libro Un mese in campagna è
arrivato tra le mie mani per via di una (o meglio, due) challenge di lettura a
cui sto partecipando. Non sono riuscita ad apprezzarlo appieno e alla fine,
arrivata all'ultima parola dell'ultima pagina, ho fatto un sospiro di sollievo
perché mi sono sentita inadeguata ad affrontare una lettura così, che non ho
capito appieno. Probabilmente non era il momento giusto e, magari, se dovessi
rileggerlo in un altro momento potrebbe andare meglio. Forse mi aspettavo una svolta che, però, tardava ad arrivare. Non so. Sono rimasta un
po’ interdetta.
Non è un brutto libro, sia
chiaro. E' solo che non sono riuscita a trovare un minimo di feeling con
nessuno dei personaggi e, onestamente, non mi ha lasciato molto.
Vincitore del Guardian Fiction
Prize nel 1980, il libro di James Lloyd Carr mi ha permesso di
conoscere un autore a me sconosciuto. La storia ha anche ispirato un film di
cui, onestamente, non ho mai sentito parlare e che, tantomeno, ho visto.
Il protagonista è un
sopravvissuto alla Prima Guerra Mondiale che arriva, nel 1920, in un piccolo
paesino della contea dello Yorkshire inglese – Oxgodby – per un restauro. A lui
è stato commissionato un lavoro a seguito di un lascito testamentario di una
ricca vedova per riportare alla luce un affresco del quattordicesimo secolo, conservato
all’interno di una chiesa. Arrivato sul posto, Tom Birkin, questo è il suo
nome, si rende conto che non è il solo ad essere stato assoldato per volere di
quella vecchia signora: assieme a lui è stato assunto un archeologo con l’incarico
di riportare alla luce una tomba che si trova nei pressi della chiesa ed il suo
contenuto.
Pian piano, dopo aver occupato la
torre campanaria, Tom imparerà a godere del tempo che ha a disposizione e dell’ambiente
che lo circonda. Solo, senza occhi addosso, senza dover rendere conto a nessuno
se non a chi lo paga per il suo lavoro, si sente libero. Libero in parte, però,
mi viene da dire. Reduce di guerra, quelle immagini di violenza gli sono
rimaste addosso e fa fatica a liberarsene.
E poi anche sul fatto che sia
solo devo dire che non è proprio così. Quello con l’archeologo Moon – persona con
la quale si confronta, con cui parla, con cui si trova bene - non sarà l’unico
incontro importante per Tom: scoprirà di avere molto in comune con lui, non
solo il fatto di essere stati incaricati di riportare alla luce, in quel posto,
qualche cosa di vecchio e dimenticato ma arriverà anche qualcun altro a
scompigliare le carte in tavola.
La storia è narrata come un lungo
ricordo di quello che, per Tom, è stato un periodo favorevole sotto diversi
punti di vista: viene scritto parecchi anni dopo il 1920 e il protagonista,
narratore in prima persona, sottolinea aspetti di quell’esperienza che, al
momento, non gli erano sembrati poi così importanti.
Ciò che più mi è piaciuto di
questo breve romanzo sono le descrizioni degli ambienti e ciò che traspare
della passione di Tom per l’arte. L’attenzione per i dettagli, i tanti interrogativi
che si pone durante il lavoro, la voglia di conoscere ma di farlo senza fretta.
Un po’ per terminare il lavoro in modo impeccabile un po’ perché inizia ad
avere voglia di prolungare la sua permanenza in quel posto tanto da arrivare a
chiedere di restare qualche giorno in più, per ultimare il lavoro, anche dopo
essere stato pagato. Da ciò che racconta, Tom non ha nessuno che lo aspetta
visto che è stato lasciato da sua moglie (e non è nemmeno la prima volta) anche
se sul finale le cose sembrano cambiare. Oxgodby lo ha catturato ed anche la
sua gente. I pochi personaggi che compaiono sono tutti importanti per Tom, in
un modo o nell’altro.
Interessante il legame che si
scopre, verso la fine, tra il lavoro di Tom e di Moon. Un legame che non mi
aspettavo e che meraviglia anche il protagonista.
L’ho letto in e-book – sono presenti anche
parecchie note semplici da consultare con un click – e mi riprometto di
rileggerlo più avanti, in un momento più favorevole. Solitamente non amo le riletture ma in questo caso sento di averne bisogno, per cercare di raddrizzare il tiro.
Con questa lettura partecipo alla ChallengeFrom Reader to Reader 2.0, come primo libro utile per l’ultimo mese di
gara.
Inoltre, partecipo alla Challenge
Diche
colore sei? in quanto rientrante nello spicchio verde, obiettivo n. 1
(libro che abbia vinto un premio). A dire il vero potrebbe essere utile anche
per l’obiettivo n. 2 visto che vi è stato tratto un film.
Nessun commento:
Posta un commento