lunedì 9 aprile 2018

La manutenzione dei sensi (Franco Faggiani)

Ho letto il libro La manutenzione dei sensi, di Franco Faggiani, più lentamente di quanto avessi previsto all'inizio e devo dire di aver assaporato ogni parola fino alla fine. 

Quella che narra Faggiani è una storia tenera, intensa, una storia di legami personali che si consolidano nel tempo, altri che si spezzano all'improvviso ma che restano comunque molto forti, altri ancora che stanno per nascere, altri che sono solo accennati e, a ben guardare, non sono proprio destinati ad alimentarsi.
E' anche una dichiarazione d'amore per un ambiente, quello della montagna, che trasmette meraviglia di parola in parola.

I due protagonisti principali - Leonardo Guerrieri e Martino Rochard - sono due solitari. Amano la tranquillità, evitano la confusione e la vita di città non appartiene a nessuno dei due. O meglio, sono loro che sentono di non appartenere a quella via.

Leonardo è un padre affidatario.
Martino è un ragazzino che parla poco e ama starsene per i fatti suoi, figlio di un padre naturale morto suicida in carcere e di una madre che non sa dove sia. Arriva in casa di Leonardo per intercessione di Nina, figlia legittima di Leonardo che, orfana di madre, ne ha seguito le orme facendo volontariato ed entrando, così, a contatto con ragazzini difficili.

Quando i destini di Leonardo e Martino si incrociano, si verrà a creare un equilibrio che rischia di essere mandato all'aria quando al ragazzino viene diagnosticata la sindrome di Asperger. 
Grazie ad un dottore anziano capace di rassicurare Leonardo e di vedere le potenzialità di Martino più che i suoi limiti, questa cosa non creerà troppi problemi. Quando Leonardo decide di trasferirsi in una casa in montagna, con Martino al seguito (Nina andrà all'estero per motivi di lavoro) il loro rapporto cresce e si consolida di giorno in giorno, nell'accettazione reciproca delle rispettive personalità, delle rispettive abitudini, dei rispettivi difetti e delle rispettive necessità. 

Saranno le Alpi piemontesi a fare da culla a questo rapporto che fiorisce con tenerezza, con delicatezza. 
Nel leggere la storia di questa singolare famiglia sono proprio questi gli aggettivi che mi si sono stampati in mente: tenerezza e delicatezza
Mi ha positivamente colpita che questi due aggettivi fossero collegati ad una storia scritta da un uomo e con due uomini per protagonisti. Di solito siamo abituati a leggere storie tenere e delicate con protagoniste femminili ed anche frutto di penne femminili. Questa volta sono stata piacevolmente colpita del contrario.

Accanto ai due protagonisti c'è colui che mi è rimasto maggiormente nel cuore: Augusto. E' una persona semplice che ha sempre vissuto in montagna e che stringe una grande amicizia con Martino. Diventerà il suo mentore, la sua guida, il suo amico per eccellenza. E' un personaggio che mi è piaciuto molto per il modo di entrare nella vita di quel ragazzino in punta di piedi lasciando però segni profondi. Positivi, che sia chiaro! 
Il suo modo di fare, quella complicità che viene a crearsi tra i due, la volontà di trasmettergli conoscenze legate alla vita tra le mucche o a preparare il formaggio mi hanno fatto immaginare una persona che, magari, non avrà avuto un'istruzione universitaria ma che, in compenso, ha trasmesso quell'esperienza e quel suo modo di essere che hanno arricchito Martino più di tanti libri messi insieme.

Mi è piaciuto molto il rapporto che viene a crearsi tra padre e figlio. 
Sì, padre e figlio. Tali sono per me. 
Mi ha commossa quella consapevolezza espressa da Leonardo di quanto Martino abbia saputo tirare fuori la sua parte migliore.

Martino in questi anni ha tirato fuori la parte migliore di me, almeno quella che credevo di aver perso con la morte di Chiara. 
Chiara è la grande assente. Quella donna con cui Leonardo ha condiviso tanto e che tanto le manca. Al punto da non volerne parlare, al punto da farne trasparire l'assenza, nelle more del racconto, in punta di piedi. E' un'assenza pesante eppure Leonardo la trasmette al lettore quasi come se fosse un dolore profondo ma discreto. Mai invadente, mai prepotente. Mi è piaciuto anche questo. 

Il finale mi è piaciuto. E' ciò che mi ero augurata da metà libro in avanti. 
Con questa lettura partecipo alla Challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle nell'ambito della macro-categoria I doni della morte per l'obiettivo Il cappello parlante.
 
Inoltre, partecipo alla VisualChallenge in quanto in copertina i due personaggi piccini piccini che si vedono indossano dei cappelli, ed il cappello è uno degli oggetti utili per questo mese di gara.

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