No, no, era da tempo che sapiva chela virità, certe vote, è meglio tinirla allo scuro, allo scuro cchiù fitto, senza manco la luci di un fiammifiro.
Con questa considerazione si chiude l'ultima avventura (ultima in ordine di tempo, ma spero che non sia l'ultima in assoluto) di Salvo Montalbano, proposta da Camilleri nel libro La rete di protezione. Una considerazione che racchiude che non si può non condividere. E' vero, a volte la verità è meglio che resti nell'oscurità più assoluta perchè le conseguenze del suo venire alla luce possono essere peggiori di quanto non si possa pensare.
Montalbano torna al cospetto dei lettori con le caratteristiche che l'hanno reso famoso: una fame che lo attanaglia a tutte le ore, un legame con Livia che viene costantemente sacrificato sull'altare del lavoro, un acume che non è affatto casuale e che lo rende in gamba, molto in gamba.
E Camilleri torna con la sua narrazione in vernacolo, tanto divertente e simpatica quanto incomprensibile in alcuni passaggi ma non tanto da rendere difficile la lettura. Almeno per me.
Le due storie in cui si imbatte Montalbano hanno, come l'autore stesso osserva alla fine del libro, lo stesso movente: la protezione.
Protezione dai bulletti della classe in un caso.
Protezione dalla vita, nell'altro. Perchè ci sono persone che, a volte, debbono essere difese da ciò che la vita riserva loro, soprattutto se l'affrontano con una difficoltà in più rispetto agli altri.
Nel primo caso devo dire che l'epilogo è piuttosto prevedibile ed anche nell'altro non ci si mette molto ad arrivare a districare la matassa ma questo non incide negativamente sulla narrazione. No, perchè Camilleri come al solito porta per mano il lettore e lo fa anche con simpatia - come non sorridere davanti ai dialoghi tra Montalbano e Fazio o Montalbano e Catarella? - senza mai rendere la storia pesante anche quando l'uso di espressioni dialettali (quasi per il 90% del libro) potrebbe farlo pensare.
Emerge ancora una volta il legame con Livia con tutte le sue debolezze. Ad un certo punto mi è venuto da dire a Livia che, forse, sarebbe meglio che una volta per tutte decidesse di trasferirsi a Marinella per stare accanto al suo Salvo ma poi mi sono detta che, conoscendolo, forse lui troverebbe anche sul posto qualche scusa per tenersi occupato, lontano da Livia. Non che lo faccia di proposito ma è più forte di lui: il suo senso di responsabilità ma anche la necessità di avere una vita propria lo portano spesso ad anteporre altro alla voglia e alla necessità di passare del tempo con la sua amata.
Fondamentale il ruolo di Adelina: senza i suoi manicaretti, povero Salvo! Morirebbe di fame o starebbe sempre al ristorante. Le scene in cui viene descritto Montalbano che apre speranzoso il frigo o il forno sono davvero drammatiche quando dentro non vi trova nulla!
Vengono affrontati due temi molto attuali, con delicatezza ma, allo stesso tempo, con forza: il bullismo e la disabilità. Temi importanti rispetto ai quali la penna dell'autore traccia linee leggere ma capaci di lasciare il segno nel lettore che, alla fine, conviene con lui circa la necessità di mantenere la verità nel buio più assoluto, a volte!
Anche se le due storie si concludono senza troppi colpi di scena, ho letto con piacere questo libro che consiglio agli estimatori di Camilleri e di Montalbano con un'unica raccomandazione: attenzione a come è scritto perchè, se si fa fatica con la lingua usata, la lettura si rallenta e diventa difficile seguire alcuni passaggi importanti. Io devo ammetere di aver letto per me stessa - ero sola soletta - interi capitoli a voce alta perchè mi piace il suono di quelle parole... Sarò impazzita o sarà l'effetto Montalbano?
Con questa lettura partecipo alla Challenge The
Hunting Word Challenge. La parola utile per la gara è GABBIA che trovo raffigurata in copertina e che si ricollega con la parola RETE che si legge nel titolo.
Inoltre, partecipo alla alla Challenge La ruota delle letture per l'obiettivo n. 14: leggi uno dei primi cinque libri della classifica settimanale di ibuk.it.
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