Se avessi dovuto giudicare il libro Lo strano viaggio di
un oggetto smarrito dalla copertina sarei andata decisamente fuori
strada.
Eh sì, perché appena ho visto la copertina ho subito pensato
di avere a che fare con uno dei soliti romanzetti rosa, con un lui, una lei,
due cuori e una capanne.
Errato!
Per fortuna non mi sono fermata - com'è mio solito, peraltro
- alla prima impressione e mi sono trovata tra le mani una storia emozionante,
tenera, commovente che mi ha tenuta incollata alle pagine.
Michele è un bambino pieno di speranze per il futuro. Un
futuro da vivere con il suo papà e la sua mamma. Un giorno, però, si trova
davanti alla più terribile delle esperienze: sua madre parte, porta con se' il
suo diario segreto, quello con la copertina rossa, e non torna più.
Michele cresce e quel vuoto che l'abbandono di sua madre ha
lasciato in lui ha oramai delle radici profonde, tali di averlo indotto a non
fidarsi di nessuno, proprio come suo padre - un padre abbandonato dalla donna
che amava assieme ad un figlio ancora piccolo - gli ha sempre insegnato.
Michele, oramai cresciuto, ha addosso la divisa da
ferroviere di suo padre, ereditata assieme al suo lavoro di sempre. Vive con i
treni, per i treni, in mezzo ai treni. La sua casa è dentro la stazione
ferroviaria e da quando sua madre lo ha abbandonato si è rinchiuso nel suo
dolore fino ad arrivare a non lasciare mai, per nessuna ragione, le quattro
mura della sua abitazione e la stazione dei treni.
Sarà proprio un treno a restituirgli qualche cosa che gli
cambierà la vita: il suo diario rosso.
Non si spiega come sia arrivato fin lì ma sente il bisogno
di partire alla ricerca di sua madre.
Sarà una scelta importante, quella di Michele, che decide di
tagliare il cordone ombelicale che lo tiene legato alle sue sicurezze, alle sua
abitudini, alle sue certezze. E la vita che gli si apre davanti è dolorosa, più
del previsto, anche se pronta a riservargli tante belle sorprese. Sorprese che
nell'immediato Michele non riesce ad apprezzare ma che lo cambieranno nel
profondo.
Ho provato ad immaginare Michele e, sono sincera, ho visto
davanti ai miei occhi diversi volti. Volti segnati dalla solitudine, dalla
delusione, dal senso di abbandono che traspare dalla storia che Salvatore
Basile ha affidato dai lettori.
Un ragazzo unico, Michele. Senza telefono cellulare, senza
contatti con altri che non siano i colleghi ferrovieri ed i passeggeri che, di
giorno in giorno, sfilano silenziosi e distratti da una fermata all'altra.
Un ragazzo che si è cucito addosso una corazza difficile da
abbandonare. Una corazza necessaria per difendersi dagli altri, da tutti coloro
che sono pronti - di questo è certo - ad illuderlo ed abbandonarlo. E' stata la
sua storia ad insegnargli ciò. Ed è stato suo padre che, con amarezza, giorno
dopo giorno, lo ha educato alla solitudine anche alla luce della sua assenza
come figura paterna. Un uomo fisicamente presente, suo padre, ma assente nei
confronti di un bambino che - una volta andata via sua madre - non ha più
conosciuto il calore di una carezza, di un abbraccio, di un bacio da parte di
una persona cara.
E' vulnerabile, Michele. E quel catenaccio che ha messo a
doppia mandata sul suo cuore altro non è se non un modo per difendersi dagli
effetti che un possibile amore potrebbe produrre.
Ecco che entra in gioco Elena. E' lei la minaccia al suo
equilibrio. Lei che, al contrario di Michele, per difendersi dalla paura e
dalle sue emozioni parla a raffica dando un colore alle persone che le stanno
accanto. Lei arriva con un treno e che, fin dal loro primo incontro, sente di
amare profondamente quel ragazzo dallo sguardo triste e dai modi impacciati.
Farà di tutto per stargli accanto e lo aiuterà nella ricerca di sua madre.
Laura. Quella donna che tanti anni prima se n'è andata
promettendo di tornare per restituire quel diario rosso. Quella donna che non
l'ha mai cercato e che ora lui cerca tra la gente, munito solo di una vecchia
foto oramai ingiallita. Quella donna che, sotto il peso dell'età, non potrà più
recuperare il tempo perduto.
Laura mi ha profondamente commossa. La sua figura, la sua
immagine, mi si sono stampate davanti agli occhi e mi sono commossa pensando a
lei.
Lo strano viaggio di un oggetto smarrito è una storia
toccante, originale, ben scritta, coinvolgente e capace di toccare il lettore
nel profondo. Questo è il mio pensiero in merito a questo libro.
Non ho trovato affatto calzante la copertina che, secondo
me, è deviante. Avrei preferito un'immagine più invernale e meno improntata
sulla frivolezza di un rapporto a due. Tutto è, questa storia, meno che
frivola!
Cosa c'entrano in tutto questo gli oggetti smarriti? Lascio ai lettori il piacere di scoprirlo.
Con questa lettura partecipo alla challenge La
ruota delle letture: un libro recensito da La biblioteca di Eliza nel 2016 e mi par di capire che a me sia piaciuto più di quanto non sia piaciuto a lei!
Inoltre, partecipo con questa lettura anche alla challenge di Chiara del blog La lettrice sulle nuvole.
lo voglio leggere anche io!
RispondiEliminaAspetto un tuo giudizio, allora...
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