Semiotica, pub e altri piaceri è il secondo della serie delle storie del 44 Scotland Street di Alexander McCall Smith.
Anche stavolta non c'è una vera e propria storia ma vanno avanti le singole storie dei personaggi già presentati in precedenza dando, però, più spazio ad alcuni di quelli che nel primo libro erano minori.
Pat non è più la protagonista principale ma passa in secondo piano con la sua ricerca dell'anima gemella che, oramai, non è Bruce (ed è chiaro come il sole) e non è nemmeno (per il momento) Matthew. Potrebbe essere Peter?
Più spazio viene dato alla famiglia di Bertie. Emerge - ed era ora - la figura del padre che, fino a poco prima, è sempre stato succube della figura di sua moglie Irene. Bertie merita una medaglia per la pazienza che ha nel sopportare le scelte che sua madre continua a fare per lui senza tenere nel minimo conto il volere del figlio. Anzi, è convinta che il suo volere sia quello di Bertie.
Alla fine Irene manifesta tutta la sua fragilità e le sue insicurezze, ciò che ha sempre nascosto dietro ad un carattere decisionista.
La parte che più mi è risultata noiosa è quella riservare a Ramsey Dunbarton: personaggio più che secondario nella puntata precedente ed ora protagonista di parecchi capitoli nei quali tenta di raccontarsi rendendo note le sue memorie. Le legge alla moglie ma anche lei si addormenta, poverina. E se si addormenta lei, che ascolta spinta dal suo amore coniugale, figuriamoci cosa può capitare ad un lettore!
Anche lo spazio dedicato a Domenica mi è sembrato un tantino noioso quasi superfluo nel contesto di questo volume.
Emergono i legami familiari di Matthew con un padre vedovo che gli presenta la sua nuova fidanzata. Che sia a caccia di ricconi disponibili? La sua eredità sarà minacciata da questa nuova arrivata nella vita di suo padre? Il suo sarà un giudizio affrettato o i fatti gli daranno ragione.
Bruce è sempre più pieno di sé ma anche lui, come Irene, crolla sotto al peso della realtà.
Il mio personaggio preferito continua ad essere Bertie. Povero bambino! A tal proposito, però, ho notato delle incongruenze. A cinque anni (il bambino sei anni ancora non li ha, da quanto viene dichiarato) dispone di un conto personale da cui può prelevare in maniera autonoma. Possibile? Ok, in Italia siamo arretrati, ma è davvero così ad Edimburgo? Mi sembra un po' esagerato.
In ogni modo, quei suoi disperati tentativi di far emergere la sua vera personalità (e non quella che sua madre vorrebbe che avesse), la sua voglia di scappare dalle grinfie di una madre che, in nome del bene per suo figlio, non fa altro che imporgli le sue scelte senza mai tener conto dei suoi gusti e dei suoi sentimenti.
Per fortuna qualche cosa cambia, almeno per il momento, e Bertie può finalmente agguantare qualche scampolo di libertà dal volere della mamma.
Non svelo il perchè, ma se avessi potuto mi sarei congratulata con Cyril, il cane da dente d'oro, ad un certo punto del racconto. E' il protagonista di una scena davvero irresistibile!
Con questa lettura partecipo alla challenge Leggendo SeriaLmente: si tratta del secondo libro di una delle tre serie proposte dalle organizzatrici.
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