Il libro di Arabella Weir - Mai piangere sul latte
versato - racconta un'amicizia. L'arco temporale narrato è quello che va
dalla morte di Elvis (1977) al 1998, anno successivo alla morte di Lady Diana.
Ventuno anni durante i quali le tre protagoniste - Bert, Tess e Vicky
- si conoscono, si legano a doppio filo in un'amicizia inossidabile, crescono,
maturano e diventano donne.
Bert è la più ribelle del trio, dal
carattere insicuro, sempre a caccia di nuove emozioni ed allergica alle
relazioni stabili e durature.
Vicky farà una scelta radicale nel corso di questi
venti anni. Una scelta che rischierà di allontanarla dalle sue amiche e che le
cambierà la vita.
Tess è, apparentemente, la più debole. Delle tre è la
classica perfettina, brava, elegante e mai al di sopra delle righe fino a che
non scopre qualche cosa di sé che nessuno - lei in primis - avrebbe mai
immaginato.
Mai piangere sul latte versato parla di ragazzi con problemi, che trovano negli amici dei sostituti affettivi alle figure familiari che latitano. La famiglia dovrebbe essere un rifugio dalle difficoltà e dalla confusione del mondo, ma per molti non è così. Sono tra questi, e a ciò devo molte delle mie amicizie. Sono stata fortunata ad aver incontrato a scuola le mie amiche per la pelle.
In ciò che l'autrice scrive nell'ultima di copertina ci sono
gli ingredienti per pensare che tra le pagine si possa trovare qualche cosa di
autobiografico. Non so dire se sia così ma credo che l'ispirazione sia arrivata
proprio dalla vita dell'autrice, in un modo o nell'altro, per sua ammissione.
La prima parte del libro non mi è proprio piaciuta. Ok,
erano gli anni in cui si subivano le influenze del Sessantotto, era l'epoca
delle scelte anticonformiste, della trasgressione e tutto il resto, ma non ho
apprezzato il linguaggio usato dall'autrice che, a ben guardare, rende alla
perfezione le caratteristiche di un'epoca ma che mi è sembrata una forzatura in
più punti, quasi irritante.
Le tre ragazze si riconoscono tra tante, già dal primo
giorno di scuola: sono figlie di genitori separati e, come se ne portassero i
segni in fronte, si riconoscono e si trovano. Amiche per la pelle fin da
subito.
Bert è la più sgraziata di tutte, nel modo di esprimersi e
di atteggiarsi. Ciò non avviene a caso: ha un rapporto conflittuale con una
madre che non è mai stata all'altezza del suo ruolo. Il loro è un rapporto
fatto di aggressività e competizione.
A un certo punto delle loro litigate, sua madre passava all'attacco diretto, perché la sua voglia di prevaricare era più forte della preoccupazione di non ferire i sentimenti degli altri.
La prima parte del libro è infarcita di continui riferimenti
al sesso: emozioni e fisicità da scoprire, da assaporare, da godere nel pieno
della loro adolescenza. Ognuna si avvicinerà al sesso a modo suo.
Poi il tempo passa e si arriva all'epoca della maturità (e
lo stile dell'autrice cambia pur restando fedele a quell'ironia di fondo che si
avverte sempre tra le righe). Sono sempre tre amiche irriverenti nei confronti
di tutto e di tutto, fino a che non si verificano alcune situazioni che
impongono dei cambiamenti. Questa seconda parte è più matura anche nel
linguaggio e nelle descrizioni.
Dai tempi della scuola le tre ragazze erano molto cambiate. Vicky era diventata sempre più sicura di sé, grazie al successo del ristorante, Bert invece aveva perso la sua spavalderia; Tess, benchè avesse terminato con successo gli studi, non aveva in realtà concluso niente di concreto fino a quel momento, e aveva adottato un atteggiamento altezzoso, distante, da zia nubile. Eppure, il loro rapporto restava solido come sempre.
Non so dire quale delle tre amiche mi sia piaciuta di più.
Non mi hanno lasciato molto, dico la verità.
Ciò che ho notato, invece, è un grandissimo strafalcione che
mi ha fatto strabuzzare gli occhi.
La mia solita pignoleria...
Faccio presente che l'autrice non manca di indicare la
temporalità delle varie situazioni indicando gli anni in cui si svolgono. E' il
1983 e Tabatha, figlia di Bert, è con sua madre e con Tess che si prende
quotidianamente cura di lei, più di quanto non faccia sua madre. Si dice che la
bambina ha cinque anni. Nel 1997 si dice che ne ha 18 anni. A me i conti non
tornano. Di un annetto, ma non tornano. Vabbè! Potrebbe essere una questione di
mesi.
E poi ho notato qualche errorino. La pancera contenitiva diventa
panciera contenitiva; c'era stata un grave crisi al posto di una
grave crisi e robe simili. Sono sciocchezze che non mi disturbano più di tanto quando
leggo un bel libro (ammetto di essere parecchio indulgente davanti ad un libro ben scritto e che mi colpisce positivamente), ma quando la lettura non è il massimo mi saltano agli occhi
senza pietà.
Cosa mi resta di questo libro? Il modo di esprimersi
tutt'altro che elegante di Bert e, più di tutti, la positiva testimonianza di
quanto un'amicizia possa resistere nel tempo, anche davanti a degli scossoni
che avrebbero potuto minacciarne le fondamenta. Ecco, il messaggio di fondo mi
è arrivato forte e chiaro, ma lo stile dell'autrice non mi è piaciuto più di
tanto soprattutto nella prima parte che mi è sembrata un tantino appesantita e,
onestamente, se mi si chiedesse di consigliare il libro resterei un attimino
interdetta. Io non lo rileggerei di sicuro.
Ovviamente, trattasi di opinione personale, come sempre.
Vorrei proporlo per il Venerdì del libro di oggi: c'è qualcuno che l'ha letto e ne ha un'opionione differente dalla mia?
Vorrei proporlo per il Venerdì del libro di oggi: c'è qualcuno che l'ha letto e ne ha un'opionione differente dalla mia?
Con questo libro partecipo alla gara di lettura The Hunting Word Challenge.
Non ho letto questo romanzo, pur avendone sentito parlare da varie persone. Non mi attira molto, nonostante parli di amicizia che è un tema a me caro. Probabilmente avrei le tue stesse perplessità se lo leggessi, o almeno così credo basandomi su ciò che ho sentito in passato e da ciò che anche tu stessa scrivi nel post.
RispondiEliminaCiao, buon fine settimana!
L'argomento merita però il modo in cui viene proposto, seppur calzante nel descrivere un'epoca, mi ha un po' irritata.
EliminaI romanzi che raccontano storie di amicizia non mi dispiacciono, però quel che scrivi non mi invita alla lettura!
RispondiEliminaEh si. Argomento che tiene sempre banco. Poi sta agli autori renderlo interessante ed originale. Il modo di scrivere di questa autrice, soprattutto nel rendere i personaggi durante la loro adolescenza, non mi è piaciuto molto.
Elimina