giovedì 2 febbraio 2023

Educazione siberiana (N. Lilin)

Criminale e onesto: sono questi i due termini che vengono citati più spesso tra le pagine di Educazione siberiana di Nicolai Lilin.

Ho avuto modo di conoscere l'autore in occasione della presentazione di un suo libro più recente - Spy story Love story - ma solo a distanza di anni mi sono sentita pronta a leggere questo suo famoso libro.

 

E credo di aver fatto bene a leggerlo oggi, con una certa maturità... 

Nato in un ambiente criminale, tra gente che educa fin da bambini a mettere davanti a tutti le idee del resistere ad un certo tipo di politica, l'autore racconta la storia di una comunità che lo ha avuto come protagonista. Storia vera, dunque, anche se romanzata, quella che ha rappresentato un potente esordio letterario. Una storia che non è per tutti, devo ammetterlo, ma che rende bene l'idea di ciò che è stato e di cosa voglia dire ricevere un'educazione siberiana.

Ciò che ho incontrato con maggior frequenza è stata, per me, una contraddizione in termini: quella del criminale onesto. Essere criminali onesti voleva dire essere dalla parte del popolo, di chi continuamente subiva: un modo di opporsi con coraggio ad un sistema considerato corrotto. Criminale onesto... ancora mi risuona nella mente questa apparente contraddizione che cela, però, sotto ad un mantello di criminalità intesa come non rispetto dell'autorità imposta, tanti punti condivisibili... e questo mi ha sconvolta, lo ammetto. Mi sono trovata ad ammirare certi modi di fare, legati a forti principi che in altre comunità, onestamente, non sono semplici da trovare.

All'interno della comunità siberiana, da quanto ho appreso, le regole da rispettare sono molto ferree. C'è un vero e proprio codice comportamentale e niente accade per caso. I rapporti sono regolati da veri e propri rituali anche per gli scambi più semplici come possono essere dei messaggi orali. La violenza è all'ordine del giorno ma mai senza un motivo scatenante, mai per il gusto di essere violenti. Ciò che ricorre molto spesso è anche l'aspetto religioso così come molto affascinante è stato l'approfondimento relativo ai tatuaggi, al loro significato, al rituale della realizzazione, all'arte del tatuatore.

Il protagonista - Kolima, questo il suo soprannome che di fatto altri non è se non l'autore stesso - era parte di una comunità di criminali onesti che difendevano la stessa comunità dal male che arrivava dall'esterno. Questa è la realtà che ha vissuto sulla sua pelle e che ha raccontato in un libro scorrevole, scritto in modo chiaro ma anche con una certa freddezza secondo il mio punto di vista.

Ciò che viene raccontato è terribile - a partire dai bambini armati fin da piccoli, da vendette, pestaggi, regolamenti di conti, violenze di ogni tipo - ma viene reso con estrema naturalezza, segno di quanto ciò fosse la normalità per quel bambino di allora, educato in quel modo e con l'esempio degli adulti che erano cresciuti all'interno dalla comunità di cui erano diventati i pilastri. Uno di questi è il nonno di Kolima, vero e proprio idolo e guida del ragazzino ma anche elemento di riferimento all'interno della comunità.  

Non posso e non voglio scendere nei dettagli della trama, basti sapere che incontriamo un Kolima bambino agli inizi del romanzo e lo ritroviamo uomo alla fine in un viaggio che sconvolge e colpisce nel profondo. 

So che questo libro è diventato il primo di una trilogia e mi piacerebbe leggere anche il resto ma sento di aver bisogno di una pausa, di dover riprendere fiato dopo tanta violenza e dopo un rigore che mi fa rabbrividire al solo pensiero (e non mi riferisco alle temperature di quelle zone...).
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Educazione siberiana
Nicolai Lilin
Einaudi editore
348 pagine
13.00 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle, 18.00 euro copertina rigida

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