Un cappello, una sigaretta, un cappotto e una pistola. Un "A-ah!" detto al momento giusto, un lavoro da investigatore privato che non ha nulla a che fare con la sicurezza di un lavoro salariato e tranquillo.
Philip Marlowe è il protagonista del libro che ho letto dopo averlo rimirato nella libreria di casa per tanto tempo, romanzo pubblicato per la prima volta nel 1940.
Lui non usa la violenza per ottenere ciò che cerca - anche se spesso la violenza non risparmia lui- ma con l'uso della parola e della verità riesce spesso ad ottenere l'aiuto dalle peggiori persone che incontra. Tutto a fin di bene, ovviamente.
In 41 capitoli Addio mia amata è il secondo di otto romanzi che hanno Marlowe come protagonista. Io l'ho conosciuto qui, in questo secondo volume. L'ho avuto parecchio tempo fa da un'amica che, in vista di un trasloco, aveva bisogno di liberarsi di qualche volume di troppo ed io non ho detto di, visto che non l'avevo letto.
Quello che ho avuto io tra le mani è un volume piuttosto datato - con il prezzo il lire, 12.000 lire - con pagine ingiallite e scrittura fitta fitta. Nuovo al tatto, però, segno che la mia amica non deve averlo nemmeno sfogliato. Conservato, sì, ma probabilmente finito nella pila dei libri da leggere e mai letto.
Ciò che colpisce - che per lo meno ha colpito me - è l'aplomb del protagonista che sembra mantenere sempre la calma anche nelle situazioni più complicate e pericolose. E colpisce anche la sua ironia così come quell'immagine resa dall'autore di una Los Angeles che diventa la coprotagonista della storia.
Tra razzismo (la morte violenza di un negro non interessa più di tanto alle forze dell'ordine, a quanto pare) e pericoli nascosti dietro ogni angolo, la città arriva al lettore in tutta la sua maestosità e in tutto il suo fascino d'altri tempi.
La storia propone intrecci che sembrano sulle prime elementi di situazioni che nulla hanno a che vedere l'una con le altre, ma strada facendo si capirà che non è così.
Lo capisce il lettore assieme a Marlowe, non lo capisce più di tanto il poliziotto titolare del caso...
Non uno ma più casi, a dire il vero. Impegnato ad indagare su tutt'altro, Marlowe si lascia incuriosire da un uomo grande e grosso che lo trascina con sé all'interno di un locale di soli neri, alla ricerca della sua Velma.
Ma Velma nel locale non c'è, locale che peraltro ha cambiato i connotati nel tempo e il tentativo di quell'omone di scovare la sua bella finisce con un uomo ammazzato, un fuggitivo ed un testimone (suo malgrado) che risponde al nome di Philip Marlowe. Ho letto quelle pagine con una certa impazienza, devo essere sincera, di capire come si sarebbero risolte le varie situazioni... la pagine restanti erano sempre meno e non sembrava arrivare mai la svolta. Poi, puff! Un finale che non avrei mai immaginato ed al quale non avevo proprio pensato per niente. Una sorpresa, con tutte le tessere del puzzle finite al loro posto.
Ho fatto la conoscenza, con questo romanzo, con il genere hard boiled, con un investigatore che spicca per senso dell'onestà, rigore morale ed una pungente ironia. Uomo di poche parole (ma dette al momento giusto) Marlowe è un duro che ha un modo di fare molto particolare. Non è una persona che ama le sceneggiate: molto concreto e deciso - anche con le donne che, comunque, gli gravitano attorno - non è troppo attento al guadagno quanto ad arrivare alla verità. Non ama la violenza a meno che non sia necessaria per difendersi, non ha paura ad affrontare il pericolo e si mette in gioco con estrema naturalezza.
Se leggerò gli altri sette della serie? Per il momento non ne sento la necessità. Magari più avanti ci ripenso.***
Addio mia amata
Raimond Chandler
Feltrinelli editore (quarta edizione del 1999)
pag. 238
prezzo di copertina 12.00 lire
nuove edizioni: 20.00 euro copertina flessibile, 13.99 Kindle
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