Credo che sia la prima volta in assoluto in cui ho la sensazione di non essere capace di rendere giustizia al libro che ho appena terminato di leggere.
La figlia della libertà è un libro duro, che colpisce allo stomaco per ciò che racconta e che, purtroppo, non è poi così lontano dalla realtà.
È un libro che parla del passato - la storia si apre nel 1912 - ma che ha un forte richiamo a tematiche di grande attualità come l'immigrazione, la prostituzione, la povertà, la mafia, la corruzione.
Ma è anche un libro che apre le porte alla speranza, quella che riesce a fare capolino anche in mezzo a tanta violenza, a tanta ingiustizia, a tanta voluta cecità.
Tre sono i protagonisti attorno ai quali gravitano, poi, tanti personaggi secondari ma ognuno, a suo modo, fondamentale.Rosetta è una giovane orfana che è pronta a difendere con le unghie e con i denti quel pezzo di terreno che le è rimasto in eredità da coloro che non ci sono più. Vive ad Alcamo, in Sicilia: una terra che non fa sconti, una comunità che ha le sue regole e dove una giovane, per di più donna, come lei, fa paura. È una ragazza fiera, dal carattere forte, intelligente e pronta a ribellarsi ad una realtà che non è disposta ad accettare. Una realtà in cui le donne vengono picchiate dagli uomini, in cui non hanno diritti, in cui devono necessariamente piegarsi al volere degli uomini sia dal lato personale che su ogni altro fronte, con le buone o con le cattive. Lotta con coraggio fino a che l'unico modo per fare qualcosa affinché le cose possano cambiare è quella di imbarcarsi su una nave che la porti lontano, verso il Nuovo Mondo.
Rocco è figlio di un mafioso morto da uomo d'onore ed il suo futuro è scritto nel sangue che gli scorre nelle vene. Lui, però, non vuole seguire il suo esempio ed è pronto a ribellarsi al sistema che lo ha protetto, fin da ragazzino, proprio perché figlio di un uomo morto con onore per difendere un capo mafia. Rocco è un ragazzo coraggioso, di belle speranze, convinto di poterla fare franca contro un sistema che molto più forte e radicato di quanto lui stesso non possa immaginare. Le radici della mafia di Mondello (Palermo) sono profonde e difficili da intaccare: se ne renderà conto sulla sua stessa pelle fino a doversene andare da quella terra che gli va stretta. Fa una promessa, però, sulla tomba di suo padre: quella che non sarà mai un uomo d'onore, mai un mafioso come lui. Una promessa difficile da mantenere, però, quando si rende conto, arrivato sul suolo del Nuovo Mondo, che certi meccanismi sono uguali in ogni posto e in ogni suolo.
Raechel vive nell'Impero Russo ed è poco più di una bambina. Un corpo da bambina ma idee grandi, più grandi di lei: è pronta per fare il grande salto, per lasciare la sua terra ed inseguire il sogno di una vita migliore. Suo padre non è d'accordo perché è troppo piccola ma nel momento in cui viene a mancare in modo violento le sue ultime parole sono per lei, la luce dei suoi occhi. "Parti" le dice e lei farà di tutto per poter realizzare quel sogno che stava per esserle strappato dalle mani.
Ma la realtà è ben più dura di quanto i tre giovani potessero immaginare. Le ingiustizie che si trovano là fuori sono tante e tali che in più d'una occasione avranno il timore di aver perso ogni possibilità.
La storia ruota attorno alla condizione degli immigrati, di coloro che lasciano la loro terra per cercare un modo migliore. In particolare, viene narrata senza sconti la sorte delle donne: nel Nuovo Mondo, in quella Buenos Aires che potrebbe essere un luogo da sogno per chi la guardasse dall'esterno, opera la Sociedad Israelita de Socorros Mutuos Varsovia (e non è affatto un'invenzione ai fini della narrazione quanto una triste, tristissima realtà) con 2.000 bordelli e 30.000 ragazze sfruttate, drogate, picchiate ed anche uccise oltre che vittime della loro stessa mano, per mettere fine a quello strazio. Un'associazione criminale che allunga i suoi tentacoli nella politica, tra la polizia, negli ambienti sociali ed economici tanto da far girare parecchi soldi ma anche armi e violenza a volontà. Una realtà che ha segnato quell'epoca e, come racconta l'autore in una interessante nota finale, rappresenta una macchia sulla coscienza di cui tutt'ora si evita di parlare.
Eppure tutti sapevano. Tutti vedevano. Tutti si voltavano dall'altra parte per indifferenza, per paura, per tornaconto. Tutti, nessuno escluso, da coloro che pagavano per quelle ragazzine da maltrattare fino quasi alla morte fino a chi, pur non volendo sporcarsi le mani con ambienti del genere, faceva finta che non esistessero.
In un contesto del genere le vite dei tre protagonisti si intrecciano tra loro e con quelle di tanti personaggi secondari che sono fondamentali ai fini della storia. In alcuni punti ho avuto la sensazione che i protagonisti fossero tanti, tantissimi e stavolta non ho avuto la necessità di prendere nota dei tanti nomi che si alternano perché hanno tutti delle personalità ben definite, dei ruoli tali da lasciarsi identificare immediatamente. Tutti restano sottopelle, come l'inchiostro di un tatuaggio che arriva nel profondo creando un'immagine in superficie - che è quella della storia in generale - ma lasciando segni indelebili anche per le loro storie personali.
Storia costruita con maestria, descrizioni che non intendono fare sconti soprattutto nelle scene più violente che sono, poi, una fotografia di una realtà di cui per troppo tempo si è fatto finta di non vedere. E ci sta, tutto ci sta alla perfezione mettendo nelle mani del lettore una storia intensa, dolorosa, violenta, profonda e carica di speranza con protagonisti forti, oserei dire potenti dal punto di vista narrativo.
Non dico niente sui dettagli della trama: è un libro che va letto con attenzione pagina dopo pagina. Basti sapere che in alcuni punti mi si è attorcigliato lo stomaco non solo per le scene di violenza in quanto tali ma per l'umiliazione che ho letto sotto quelle scene, soprattutto a danno di ragazzine spesso più giovani di mia figlia che di anni non ne ha ancora 16. Ma non posso negare di aver provato tanta rabbia per l'atteggiamento dei più così come tanta ammirazione per scelte coraggiose compiute dai protagonisti principali e non solo. Mi sono commossa, ho sorriso, mi sono anche fatta un esame di coscienza perché, come ben dice l'autore nelle sue note finali, troppe volte ci si volta dall'altra parte per non vedere. Sono stata fiera di alcuni personaggi in particolare (e non vanno cercati solo tra i protagonisti) per scelte coraggiose, più o meno grandi. Ho trovato anche tanta umanità laddove non avrei mai immaginato di trovarla e tanto marciume dove, invece, non dovrebbe essere.
Non credo di aver mai parlato in toni così entusiasmanti di una lettura e non esagero se dico che, per la prima volta, mi sono imbattuta in un libro che terrò con piacere sul mio comodino pronta a rileggerlo, se ne avrò occasione. E io sono una che raramente lo fa!
Bello. Molto. Il più bello che io abbia mai letto e non esagero. Ancora più bello se penso di averlo preso con uno scambio anche con una certa superficialità, senza fare troppa attenzione alla trama.
Leggetelo, leggiamolo e apriamo gli occhi per imparare a dire, una volta per tutte, che non è giusto. Faccio mio l'invito che fa l'autore nell'ultima pagina ma io aggiungo che il non è giusto dovremmo iniziare a dirlo in tante circostanze quotidiane, a partire dalle più piccole e che possono sembrare insignificanti ma che sono, pur sempre, ingiustizie.
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La figlia della libertà
nella foto edizione Mondolibro - edizione originale Rizzoli
640 pagine
13.00 euro copertina flessibile, 7.99 Kindle
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