sabato 24 febbraio 2018

La figlia di Odino (S. Pettersen)


La figlia di Odino non è stata una lettura facile per me. Si tratta di un fantasy che mette in campo tanti, tantissimi ingredienti ed ammetto che in alcuni punti, seppur consapevole di non aver compreso appieno dei passaggi, sono comunque andata avanti senza farmi troppe domande.

La protagonista femminile è una ragazzina di quindici anni, Hirka, che fin dalle prime pagine si identifica come diversa rispetto al resto della gente tra cui vive. Lei non ha la coda come tutti gli altri della stirpe di Ym ma non è l'unica cosa che le manca. A differenza di tutti gli altri, infatti, non è capace di evocare e non possiede il Dono, non ha alcun contatto con la terra e con tutto ciò che in essa vive e si alimenta. Quello che non sa è che suo padre non è tale ma è stato colui che l'ha trovata tra la neve e se n'è preso cura. Nel momento in cui scopre questa verità, così come quando apprende che non ha mai avuto la coda e che non l'ha persa per via di un attacco di lupi come le è sempre stato detto, viene travolta da una verità che la sconvolge. Si sente sempre più inadeguata tanto più considerando che è arrivata all'età giusta per sopporsi a quel Rito cui anelano tutti i suoi coetanei che vivono negli undici regni di Ymslanda e a cui gli stessi sono obbligati a partecipare. E' un rito particolare, durante il quale rischia di essere scoperta e allontanata: lei è una "Figlia di Odino", così dicono, e dicono anche che lei abbia permesso agli Orbi di seguirla e portare la morte. Leggenda? Verità? Difficile da dire soprattutto in un luogo in cui la popolazione è abituata a credere a ciò che le viene detto soprattutto da quel Consiglio che la governa (sono 12 persone a costituirlo, in rappresentanza di altrettante famiglie potenti e storiche) al servizio del Veggente. Chi sia questo Veggente è un mistero. Ha le sembianza di un corso e viene adorato senza se e senza ma. 

Il protagonista maschile è Rime, erede legittimo di un posto in Consiglio ma che non ne condivide ne' i metodi ne' le finalità. Si ribella, si allontana per vestire i panni di coloro che combattono per il Veggente portando con se dolore e morte.
I due giovani si incontrano e si trovano a combattere l'uno accanto all'altra contro una realtà che è a tratti incomprensibile, contro il male che si manifesta in diverse forme. 
Su tutto, aleggiano quantità indefinibili di corvi che sono considerati dei protettori ma che aggiungono un alone di mistero in più alla storia.
Non so se sono riuscita a rendere l'idea: com'è chiaro si tratta di una storia di fantasia che è ricca di riferimenti alla mitologia nordica. Tanti, tantissimi i termini che mi hanno confusa, legati al mito nordico con nomi difficili da memorizzare. Questo mi ha un po' spiazzata, soprattutto all'inizio, sommato al fatto che la narrazione procede ad un ritmo piuttosto serrato senza dare pause al lettore.  
Ho anche fatto fatica a capire cosa fosse, concretamente, quel Dono di cui tanto insistentemente si palare per tutte le seicento pagine (ed oltre) in cui si snoda la storia. Ho dovuto mettere insieme diversi pezzi per poter avere un'idea chiara in mente.

In alcuni punti ho pensato di essere una lettrice inadeguata per un libro di questo tipo. Poi, però, la curiosità di capire cosa ne sarebbe stato dei due ragazzi ha avuto la meglio ed ho proseguito con voracità. In palestra mi avranno presa per matta quando mi sono messa sul tapis roulant con il mio bravo tablet davanti agli occhi per continuare a leggere le avventure di Rime e Hirka. Pazienza!

I personaggi che mi sono piaciuti di più... vediamo... Rime non mi è dispiaciuto affatto anche se Hirka domina in tutto e per tutto. Una ragazzina come tante che si ritrova ad affrontare una realtà del tutto nuova, che fa fatica a darsi un'identità e che trova la forza di affrontare ciò che la vita le mette davanti tirando fuori le unghie senza mai mettere da parte i principi in base ai quali è cresciuta e che, prima di tutto, non ammettono la violenza o l'inflizione della morte ad altri. In un ambiente violento, dove lei stessa viene messa alla gogna per quel suo essere diversa e per ciò che la gente crede che sia, lei non rinuncia mai ai suoi principi anche quando le circostanze lo richiederebbero.
Hirka è un personaggio forte e sensibile al tempo stesso. 

E poi, lo posso dire? Mi è piaciuto il corvo. Non il Veggente (quella figura non l'ho compresa fin dall'inizio, e non a torto a quanto pare). Mi è piaciuto il corvo che diventa l'amico più fedele di Hirka. Sempre presente, capace di rispondere al richiamo di lei con discrezione ma anche pronto ad spiegare le sue ali in caso di necessità. Pur non amando in particolare questi volatili, e pur avendo tremato all'idea di uno stormo di corvi tutti presenti contemporaneamente a volare sulle teste dei protagonisti, Kuro mi è proprio piaciuto.

Che altro dire? Libro particolare, fantasy dal buon ritmo e dai tanti, tantissimi elementi che rendono la storia ricca e corposa, non di semplice lettura ma capace di appassionare.

Il finale? Bhe, lascia il lettore con la voglia di leggere il seguito! Me compresa, nonostante io sia una lettrice alquanto atipica di storie così.

Con questo libro, che consiglio agli amanti del genere, partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto suggerito per lo spicchio nero.
 
Partecipo, inoltre, alla Challenge From Reader to Reader 2.0

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