Premessa obbligata: è il primo libro di King che
leggo. L'ho sempre considerato - basandomi su commenti altrui - un autore un
po' troppo forte per i miei gusti per questo me ne sono sempre tenuta alla
larga. Sbagliavo, e di grosso. Con Il miglio verde King mi ha
emozionata, mi ha fatto commuovere, arrabbiare, innervosire, provare tanta
pietà.
Conoscevo solo a grandi linee la storia: non ho mai visto il
film ma, per via della pubblicità che ne è sempre stata fatta, non ero del
tutto all'oscuro della trama. Non ne conoscevo i particolari, questo va
detto.
Così, mi sono avvicinata a questo libro con delle scarse
cognizioni di base che, comunque, non hanno affatto intaccato il piacere della
lettura.
Non credo sia necessario parlare della trama per cui ne
faccio un breve accenno.
Siamo nel braccio della morte del penitenziario di Col
Mountain. Nel Braccio E per la precisione. Qui vengono trattenuti coloro che
attendono l'esecuzione della pena capitale a loro carico. Andranno alla sedia elettrica
dopo aver percorso quel corridoio che viene chiamato Miglio Verde per via del
colore del linoleum che lo ricopre.
La storia è sempre la stessa, per tutti: uomini che si sono
macchiati dei più orribili crimini verranno accompagnati a friggere sulla sedia
elettrica da guardie che, oramai, ne fanno una routine.
Paul Edgecombe è uno di questi ed è lui che, a
distanza di anni, anziano e confinato in una struttura per persone della sua
età, racconta ciò che accadde. Perché ad un certo punto il fragile equilibrio
raggiunto nel Braccio E viene a vacillare con l'arrivo di un nuovo condannato:
si tratta di John Coffey (che si pronuncia come il caffè in inglese
ma non si scrive allo stesso modo), accusato di aver rapito, violentato ed
ucciso due gemelline. E' un omone grande e grosso che, però, ha qualche cosa di
particolare. Nasconde un mistero che fin dal primo minuto del suo arrivo nel
Braccio E salterà agli occhi di Paul.
Si verificano dei fatti straordinari dopo l'arrivo di John e
Paul ne sarà testimone. Ma come giustificare quanto accade? Una manifestazione
terrena del male o le azioni di un essere differente che è venuto al mondo con
una particolare missione.
La voce narrante è quella di Paul che, oramai anziano, cerca
di mettere in ordine i pensieri e trascriverli per lasciare una testimonianza
di ciò che ha vissuto e che, ancora, porta tatuato nel cuore e nell'anima. I
suoi sono pensieri a tratti poco lineari, con delle ripetizioni che potrebbero
risultare poco graditi se non fossero proprio una caratteristica del libro.
Paul è anziano, molto anziano, la sua memoria fa dei brutti scherzi e dimentica
spesso le cose. Non quanto accaduto nel '32, però. Quando fa un tuffo nel
passato i ricordi arrivano chiari, nitidi e dolorosi più che mai. Così, quella narrazione
un po' sconnessa rende ancora più credibile il personaggio.
Va anche detto che King ha presentato questo libro sotto forma
di racconti, all'epoca, per poi raccoglierli in un unico libro che - per sua
stessa ammissione - avrebbe dovuto subire dei ritocchi per poter essere più
omogeneo. La struttura in racconti richiede che alcuni passaggi vengano ripresi
(e da qui le ripetizioni) per poter rendere più semplice il compito al lettore.
Un aspetto che non mi è dispiaciuto affatto.
I personaggi vengono resi con maestria. Sia le guardie che i
condannati a morte vengono presentati al lettore con intensità e vigore: King
sa emozionare anche solamente nel descrivere la semplicità e la meraviglia di
un detenuto che riesce ad addomesticare un topo.
Sarà anche quel topo un protagonista fondamentale del
racconto: mi è sembrato, in diversi momenti, che il mio stesso sguardo si
perdesse in quelle due goccioline di petrolio, come vengono descritti i suoi
occhi!
John... cosa dire di John! Un assassino che merita la morte,
così viene presentato. Ma nulla è come sembra, Paul lo capirà presto. Ecco,
dunque, che la sua enorme figura, quel suo essere così gigante e allo stesso
tempo mansueto tocca le corde del cuore. Avrei voluto poter fare qualche cosa
per lui, proprio come Paul. Anche lui avrebbe voluto poter cambiare le cose ma
John porta su di se tutto il dolore del mondo e questo incide, in un modo o
nell'altro, nella sua sorte.
Paul narra anche alcune vicende del suo presente,
testimonianza di come la cattiveria non abbia dei limiti temporali ne'
spaziali. E questo mi ha fatto pensare alla condizione di molti anziani,
purtroppo, che si trovano a subire le angherie di chi, invece, dovrebbe pensare
alla loro cura e alla loro salute.
Ho pianto nel leggere la storia di Paul e di John e non mi
capitata da moltissimo tempo. Di piangere nel leggere un libro, intendo. Molto
bello nella sua tragicità, nell'irrimediabilità di un futuro segnato per colpe
altrui.
E' un libro che non dimenticherò e che consiglio, senza riserve,
sia agli amanti di King (a cui, credo, che non serva il mio consiglio per
leggerlo) che a tutti coloro che vogliano emozionarsi e partecipare - perché è
questa la sensazione - in modo diretto a quanto raccontato.
Un piccolo appunto: io ho preso l'edizione disponibile in biblioteca (è un volume Euroclub) ed ho trovato alcuni errori di traduzione ma nel complesso sono davvero poca cosa.
Questa lettura mi permette di partecipare alla challenge La
ruota delle letture: un libro da cui sia stato tratto un film.
Inoltre, mi permette anche di partecipare alla challenge di Chiara del blog La lettrice sulle nuvole.
ciao Stefania anche io mi sono cimentata con King in questo periodo, sempre per una challange! Di questo avevo visto il film che ho trovato favoloso e le tue parole incoraggiano
RispondiEliminaMia cognata ha un'intera collezione di King. Credo proprio che ne approfitterò, prima o poi. Questo è davvero bello!!!
Elimina