Non c'è nessun morto, nessun delitto attorno al quale indagare.
Tutto parte dal venir meno di un motorino.
Non l'avevamo lasciato in perfetta forma al termine dell'avventura precedente, narrata ne Il giro di boa, e Camilleri dà continuazione a quella situazione proponendo un Montalbano a riposo, convalescente dopo una tappa in ospedale.
Può essere, però, la scomparsa di un motorino a motivare il suo rientrare in servizio durante la convalescenza? Ben presto Montalbano si renderà conto che quello che Catarella - che anche questa volta è il personaggio più divertente di tutti - gli aveva comunicato come scomparsa di un mezzo di locomozione in realtà è la scomparsa di una ragazza. Cosa molto più seria e tale da indurlo a tornare in carreggiata.
Il libro si apre con un Montalbano pensieroso, malinconico. Pensa alla sua vita, alla sua condizione, al suo essere fondamentalmente un uomo solo che inizia a fare i conti con il tempo che passa inesorabile. Quella malinconia non è tanto legata ai problemi che lo hanno condotto in ospedale quanto all'essersi reso conto di stare invecchiando. Eh sì: Montalbano è un personaggio che invecchia, che cambia con il passare del tempo. E' una caratteristica che apprezzo, questa: la scelta di Camilleri di non proporre un protagonista immune al passare del tempo e sempre in perfetta forma all'inizio di una storia anche se nella precedente ha preso un proiettile in un fianco. Avrebbe potuto fare una scelta diversa (ci sono molti autori che lo fanno): trattandosi di storie comunque autoconclusive, seppur parti di una serie, avrebbe potuto scegliere di congelare il personaggio e renderlo immune al passare del tempo. Invece no. Camilleri non fa questa scelta e devo dire di averla apprezzata.
Una considerazione molto umana, quella che fa Salvo. Il suo guardarsi allo specchio come uomo, prima che come uomo della legge, è l'ammissione di una vulnerabilità che, a ben guardare, è sempre emersa nelle sue storie precedenti, anche se in modo meno accentuato di quanto non accada ora.
Di questa storia ho apprezzato la sottile struttura, l'imbastitura della ragnatela - proprio azzeccato il titolo, secondo me - che viene realizzata con pazienza e con chiarezza. Nessuna mossa sbagliata - o quasi - per una vicenda alquanto anomala per il commissario e per i suoi. Un sottile piano diabolico quello che viene pian piano scoperto.
In questo volume mi è piaciuto molto il ruolo di Livia. Quella donna che resta sempre in secondo piano, che segue Salvo da lontano, quasi sempre al telefono, quasi sempre per un fugace saluto, questa volta gli è accanto fisicamente per via della convalescenza e della necessità di accudire il suo uomo. Livia è la sua donna ma Montalbano spesso la sente distante. Ora è con lui, accanto a lui fisicamente e questo ha delle conseguenze per entrambi. Perchè chi può dire di non tenere alla propria autonomia, alla propria libertà? Salvo se ne rende conto ed anche lei. Entrambi accettano tacitamente la rispettiva necessità di stare da soli pur apprezzando il tempo passato insieme. Sono abituati a stare lontani, la verità è questa, e tali tornano ad essere, ognuno nella sua vita. Perchè la loro storia è così!
Si comporta anche in modo strano, Livia. E devo dire che questo umore altalenante, quel suo modo di relazionarsi con lui a volte poco coerente mi ha colpita: Livia non è quella donna distaccata e fondamentalmente equilibrata a cui Camilleri ha abituato i suoi lettori. Livia è una donna attenta, sensibile ma anche un po' lunatica... è una donna come tante. Mi è piaciuto il ruolo di questa donna nella storia più di quanto non sia avvenuto in precedenza quando, per scelta dell'autore, restava più nell'ombra.
Mi è mancata Adelina. Perchè, si sa, Adelina - la donnina che lo accudisce quando è solo - non va molto d'accordo con Livia: bello anche quel suo modo di mettersi da parte nel rispetto del ruolo di quella donna che non vede l'ora che se ne vada per tornare al suo posto. Si mette da parte ma non del tutto... e tornerà alla carica, sì che tornerà! Ci tiene alla saluto di Salvo, lei!!!
Non ho fatto nessuna fatica a seguire la narrazione, sempre particolare per l'uso del dialetto, di Camilleri. Anzi, Montalbano non sarebbe lo stesso se la narrazione cambiasse.
Segnalo questa lettura per il Venerdì del libro di oggi e partecipo alla Challenge Dalle tre Ciambelle in quanto libro di Camilleri ma anche alla Challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro che fa parte di una serie di almeno 5 volumi. Inoltre, con questa lettura partecipo alla Visual Challenge Upgrade, tappa di marzo.
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