lunedì 17 settembre 2018

Paula (I. Allende)

Isabel Allende è la mia autrice preferita. In tutti i suoi libri che ho letto ho trovato una narrazione ricca sotto ogni punto di vista: ricca di contenuti, di descrizioni, di riferimenti storici, di sentimenti. In Paula è soprattutto quest'ultimo aspetto che colpisce: il dolore per la situazione di sua figlia Paula, nata il 22 ottobre del 1963 e che a 28 anni si è ammalata di una gravissima malattia - la porfiria - che l'ha costretta in coma su un letto d'ospedale.

Si tratta di uno scritto autobiografico con una donna, una madre che cerca di stare accanto a sua figlia sfruttando la magia della scrittura - una vera e propria magia sembra essere quella che guida la sua penna - in un racconto ricco di particolari, di emozioni, di vita. E' come se, raccontando la sua vita, la sua e della famiglia, Isabel volesse respingere la morte che allunga, di giorno in giorno, i suoi tentacoli su sua figlia.
Parlando a Paula dai fogli che riempie giorno dopo giorno la Allende guida il lettore in un viaggio lungo la storia della sua famiglia, dei suoi antenati, lungo la sua vita di bambina, di ragazza e di donna. 
Isabel resta accanto a sua figlia per lungo tempo, senza mai perdere la speranza e senza mai nascondere le emozioni che prova nei pochi minuti che le sono concessi accanto a sua figlia.

In questo periodo matura anche il rapporto con suo genero, appena diventato tale visto che si è sposato da poco con Paula e si scopre in intimità con lui, condividendo l'amore per quella donna che da quel letto di ospedale non può fare altro che ricevere amore senza avere la possibilità di ricambiare.

L'abilità della Allende nel dipingere un quadro a tinte nitide e vivaci non mi è nuova: anche questa  volta, come peraltro avvenuto in precedenti suoi libri, la storia è più ricca di quel che si potrebbe pensare. 

Chi si avvicina a questa lettura pensando ad un romanzo resterà deluso. Ed anche chi si aspettasse un racconto quotidiano di ciò che accade a Paula resterà deluso visto che accanto al racconto dell'evolversi della malattia della figlia, la Allende punta molto sulla parte autobiografica: chi volesse approfondire la storia dell'autrice, della sua famiglia, i suoi sogni, le sue aspettative, i suoi desideri verrà pienamente soddisfatto e conoscere anche la parte più dolorosa della vita di questa donna che riesce a sintetizzare un mondo con la sua scrittura. 

Emergono alcune figure, in particolare, come la madre di Isabel o suo nonno. Le loro vite, le loro scelte, il loro carattere vengono resi alla perfezione dall'autrice che, come al solito, riesce ad ammaliare il lettore anche quando parla di vicende storiche o di situazioni che potrebbero interessare meno ma che, ai fini del quadro generale, si rivelano fondamentali.

Ho trovato un po' limitanti i caratteri usati per la scrittura, molto piccoli e fitti fitti. Leggendo, poi, una edizione piuttosto vecchia trovata in biblioteca e dalle pagine ingiallite ho avuto una certa difficoltà nella lettura, soprattutto serale, e sono andata avanti più lentamente del previsto. 

Con questo libro partecipo alla Challenge Diche colore sei? utile per lo spicchio verde, autrice straniera. 
Inoltre, partecipo alla VisualChallenge in quanto in copertina compare un volatile con becco, utile per questo mese di gara.

2 commenti:

  1. Ciao Stefania, io non amo particolarmente la Allende, ma questo libro l'ho amato. Il migliore che abbia letto scritto da lei. Anche se come te ho faticato a causa dei caratteri piccoli. Ma molti Feltrinelli vintage sono così. Un abbraccio

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  2. 300 pagine è come se ne fossero 600!!! Però ne è valsa la pena.

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