So benissimo che il numero nove
usato nei titoli dei romanzi della Parthenope Trilogy non è usato a caso. Dalla
valenza esoterica, simbolo di perfezione ed anche portafortuna per ammissione
dello stesso autore che, in diverse interviste, ha ammesso di aver dato anche
un valore di questo tipo al nove.
In realtà, nell’ultimo libro
della trilogia – I nove custodi del sepolcro – fino a poche pagine dalla fine
mi sono chiesta se il titolo fosse calzante con la storia o se fosse usato solo
come elemento di continuità con i volumi precedenti. Certo è che per la gran
parte del racconto la sensazione che mi ha pervaso mi ha fatto protendere più
per la seconda ipotesi che non per la prima.
In ogni modo, titolo a parte,
stavolta Lorenzo Aragona si trova alle prese con una vicenda quanto mai
curiosa, che lo porta a contatto con miti e leggende di un tempo, mai così
attuali! E’ sempre la città di Napoli a fare da scenario alle sue avventure e,
questa volta, è la Napoli sotterranea a svelarsi pian piano mostrando un aspetto
di se alquanto affascinante. Caverne, cunicoli, cisterne, possi, aperture
segrete verso le viscere della terra nascondono segreti mai svelati e che, ora,
si schiudono davanti ad un Aragona sempre più curioso sempre più coinvolto in
faccende che hanno dei risvolti decisamente pericolosi. Per se ed anche per la
sua amata Artemìs che – dimenticata definitivamente la sua brutta esperienza
con una malattia che le stava per dare il benservito – è sempre più battagliera
oltre che preparata.
Sarà proprio nella parte più
segreta di Napoli, al di sotto del livello del mare, che verrà fatta una
straordinaria scoperta ma l’avventura non finisce qui. Eh no! A tirare Aragona
per i capelli in questa avventura sarà la scomparsa misteriosa di un amico:
Sante Spiteri, che ha commesso l’errore di spifferare qualche cosa che avrebbe
dovuto restare segreto e che, ora, ha messo in pericolo la sua vita.
E non
solo.
Da qui, dalla misteriosa
scomparsa di Sante, prende avvio un’avventura ricca di mistero, sulla base di
eventi storici che vengono proposti dall’autore con dovizia di particolari.
La Napoli misteriosa fa venire
voglia di catapultarsi in mare quanto prima per raggiungerla: merito di un
Martin Rua che riesce a trasmettere all’autore il suo amore per la sua città,
anche quando parla di apetti meno conosciuti al pubbico come può essere quello
dei vicoli sotterranei e di tutto ciò che essi possano nascondere.
Parthenope: questa volta, più che
mai, il ruolo della sirena che porta questo nome e che, secondo la leggenda,
fondò la città di Napoli, è di basilare importanza. Sirene, creature marine,
biologia, genetica (e proprio per questo mi sono ritrovata piuttosto dubbiosa
in merito al titolo… nodo che poi si scioglie alla fine con poche righe):
invenzione o realtà? Miti, leggende o qualche fondamento storico c’è davvero in
tutto ciò? A svelare l’arcano è lo stesso autore che, in coda al libro, offre
delle note esplicative che aiutano a meglio comprendere il suo lavoro. Lui
stesso dice che, anche se la storia sembra più fantastica che reale, non ha
scritto un fantasy tanto che ha attinto a fonti ben precise.
Ho affronato teorie evoluzionistiche estreme, è vero, ho mescolato la storia con le leggende, ho spinto un po’ più in là le attuali conoscenze in campo genetico, ma non ho scritto un libro fantasy. Ho solo asservito alla mia fantasia tutto il materiale che ho consultato. Sperando, in fin dei conti, di aver divertito il lettore.
A me, a dire il vero, questo
ultimo episodio della trilogia ha intrigato più degli altri probabilmente
propoprio per via dei riferimenti al mare, alle sirene, ad esseri misteriosi.
La storia è scorrevole anche se,
in alcuni punti, segue ritmi altissimi con situazioni che rischiano di far
perdere il lettore. Si legge bene e mi ha particolarmente colpita la mole di
informazioni che Rua mette a disposizione del lettore su riferimenti a luoghi,
leggende, misteri. Intrigante. Ammetto di non essere una lettrice che va alla
ricerca di chissà quale perfezionismo su argomenti di questo tipo.
Questa
lettura mi ha divertita, Aragona mi è proprio simpatico – e lo è pure l’autore,
anche se non lo conosco – mi piacciono i ruoli femminili che Rua propone (in
questo caso Anna ma anche l’anziana signora che tutto è meno che una vecchietta
che fa la calza) e concludo dicendo che la Parthenope Trilogy non mi è
dispiaciuta affatto.
Saranno pure argomenti molto
sfruttati, triti e ritriti (le cattedrali, i sepolcri e tutto il resto) ma Rua
mi sembra molto preparato e trasmette la sua conoscenza ed il frutto delle sue
ricerche in modo intrigante, in un giusto mix con racconti di fantasia.
Questo mi basta.
Con questa lettura partecipo alla challenge Leggendo SeriaLmente
visto che è il terzo libro della trilogia che ho scelto in risposta
al primo obiettivo: serie scritta da un autore italiano o straniero.
Nessun commento:
Posta un commento