Cesare Bocci è un mio conterraneo. E' un attore marchigiano del quale, lo ammetto, non conoscevo la storia personale. Non ne conoscevo il coraggio, l'amore, la capacità di guardare avanti con fiducia davanti a difficoltà che, per molti, potrebbero essere insormontabili.
Quello che racconta nel libro scritto a quattro mani con sua moglie Daniela, Pesce d'aprile, è lo scherzo del destino che li ha resi più forti. Così dice il sottotitolo.
Si tratta di un libro che ho avuto in prestito da mia madre. L'ho comprato per lei come regalo per la festa della mamma. Lo ha letto in pochissimi giorni e me lo ha portato a casa accompagnandolo con un "...bellissimo libro, bellissima storia".
Quella narrata è una storia d'amore. Di un amore profondo, che non viene intaccato nemmeno quando una tragedia si abbatte su Dany e Cesare. Anzi, viene reso più forte.
E' una storia di sofferenza, di disabilità e di tutte le difficoltà che da ciò possono derivare.
E' una storia di rinascita e di fiducia verso il futuro.
Cesare e Daniela raccontano di come si sono conosciuti, innamorati, amati. Di come è arrivata Mia a renderli una famiglia vera. E Mia era davvero piccina quando Daniela è stata colpita da un ictus post partum che le ha cambiato la vita. Ha cambiato la vita a lei così come al suo compagno. Ed anche alla sua bambina.
Raccontano delle tante difficoltà che si sono loro presentate lungo il loro cammino. Ed una costante che ho trovato è la forza. La forza di guardare al presente con coraggio, la forza di affrontare le difficoltà a testa alta, la forza di non mollare anche quando tutto giocava conto, la forza di pensare ad un futuro. La forza di vivere.
Non conoscevo la loro storia e mi sono trova a pensare quanto, a volte, il destino riservi davvero delle brutte sorprese. Ho visto Daniela con gli occhi pieni di gioia appena nata Mia. L'ho vista qualche giorno dopo attaccata ad un respiratore. L'ho vista con lo sguardo perso nel vuoto, l'ho vista lottare contro tutto e tutti per riacquistare la propria indipendenza. L'ho vista piangere quando sua figlia non la riconosceva come madre.
L'ho vista. Perchè dal racconto a due voci - quella di lui e quella di lei che si alternano - esce l'immagine di quella donna che lotta per la propria vita e di quell'uomo che è accanto a lei, sempre e comunque con una nitidezza ed una naturalità tali che sembra di essere lì, accanto a quell'uomo che attende in sala d'aspetto, accanto a quella donna costretta in carrozzina ed impossibilitata a governare il suo corpo come vorrebbe.
E' un racconto vivido, vero, reale. Una testimonianza diretta ed incrociata, che trasmette tanta forza.
Leggere questo libro mi ha trasmesso tanta forza. Quella che spesso manca anche semplicemente davanti a prove di gran lunga più modeste di quella che hanno affrontato Cesare e Daniela.
E' un libro che consiglio. Un libro che "fa bene", sotto diversi punti di vista. Spero che Cesare e Daniela mi lascino passare questa affermazione che mi auguro possa rendere l'idea.
Chiudo con alcune parole di Daniela, la Daniela di oggi:
Con questo libro partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.Ho più di cinquant'anni e moltissime cose non le avrò mai più, ma ora ho Mia e non tornerei certo indietro per cancellare il parto... al limite, solo per organizzarmi, per tutelarmi, per fare in modo che - se proprio doveva partire un embolo - anzichè schiantarsi sul mio ignaro cervelletto cambiasse traiettoria... Potendo, l'avrei eliminato dal mio corpo con un semplice colpo di tosse.Oltre a Mia, poi, ho tutta la mia vita: difficile, storta, anomala, faticosa e particolare, ma comunque mia.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n.1: un libro pubblicato nel 2016.
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