lunedì 8 settembre 2014

La lunga strada verso casa (D. Steel)

Il primo libro di Danielle Steel che ho letto non mi è piaciuto. Probabilmente, ora che ci penso a distanza di qualche tempo, è stata la scelta dell'argomento di fondo a non piacermi perchè la scrittura, comunque, è fluida e leggibile senza problemi.
Da un'autrice così famosa mi ero aspettata qualche cosa di diverso ed ero rimasta delusa... 
Però... l'idea che la Steel abbia venduto milioni e milioni di copie mi ha indotta a togliermi una curiosità: cercare un altro suo romanzo per vedere se sarrebbe stato un'altra delusione oppure no. Ero stata io a sbagliare libro? Può capitare, quando si scrivono tanti romanzi, che ce ne sia uno non pienamente riuscito. O, più semplicemente, non era nelle mie corde. Ci ho riprovato certa che il suo stile sarebbe stato più o meno lo stesso ma con la voglia di fare una specie di verifica incrociata.

Ebbene, ne La lunga strada verso casa la Steel parla nuovamente di una bambina ma lo fa in modo diverso. Nella prima parte del libro descrive la terribile situazione in cui vive Gabriella, vittima delle continue violenze di una mamma che somiglia più ad un mostro che non alla donna che l'ha portata in grembo per nove mesi. Continuamente picchiata, con un padre che non è capace di fermare sua moglie ma che si limita a restare a guardare e a far finta di non aver visto, Gabriella è una vera e propria sopravvissuta. Dopo diversi ricoveri in ospedale, ecchimosi continue in tutto il corpo, traumi che sembrano quelle riportate da una persona finita sotto ad un'auto, si ritrova abbandonata da sua madre - dopo che le due erano state lasciate da un giorno all'altro da suo padre - in un convento. Qui troverà finalmente la pace. All'età di dieci anni e per dodici lunghi anni vivrà all'interno di un ambiente che la isola completamente da tutto il resto, la protegge, le trasmette tranquillità. L'abbandono da parte della madre sarà la sua salvezza. Gabriella è sopravvissuta a dieci anni d'inferno tra le mura casalinghe ed ha davanti a se una nuova vita come postulante nel convento condotto da Madre Gregoria. A 22 anni si ritrova ad aver conosciuto solo la vita del convento e ad essere del tutto impreparata a tutto il resto: con una scelta importante alle porte - quella di prendere definitivamente i voti - Gabriella si troverà a vivere un'esperienza che le cambierà ancora una volta la vita e la porterà ad allontanarsi, non per sua volontà, da quel nido sicuro in cui ha passato la sua adolescenza e la sua giovinezza. Si ritroverà da sola in un mondo che non conosce, in una società che non le appartiene, tra gente sconosciuta e completamente sola. Le prove per lei non sono ancora finite e la strada per trovare una sua dimensione è tutta in salita. Troverà ancora qualcuno capace di farle del male ed ancora una volta sarà vittima di una situazione più grande di lei per arrivare, poi, ad un'ulteriore e definitiva svolta.

Nel raccontare tutto ciò non ho raccontato praticamente nulla della trama se non qualche dettaglio: l'autrice, in questo caso, è riuscita a tenermi attaccata al libro tanta era la voglia di sapere cosa ancora avrebbe potuto succedere a quella creatura. Fino all'ultima pagina non sono riuscita ad immaginare il finale e solo ad un terzo della lettura ho pensato che la storia fosse un tantino scontata ma mi sbagliavo. 

Gli eventi si susseguono con continui colpi di scena e Gabriella è una ragazza che arriva al cuore: la sua ingenuità, la sua forza d'animo, le sue debolezze, i suoi pochi ma forti punti fermi... E' un personaggio che viene descritto in tutta la sua fragilità e, allo stesso tempo, nella sua forza.

La prima parte del libro è molto dura. Le violenze sulla bambina vengono descritte in un modo che fa accapponare la pelle, tanto più se si pensa che situazioni di questo tipo sono - purtroppo - fin troppo comuni nella realtà. Per nella consapevolezza che si trattasse di un romanzo mi sono ritrovata a pensare a quanti poveri bambini si trovano, quotidianamente, a subire le violenze più feroci da parte di genitori che, più o meno lucidi, li prendono di mira come loro preda prediletta. 

La seconda parte del libro narra il periodo della permanenza in convento. Qui, a differenza di ciò che mi aspettavo, Gabriella trova un ambiente amorevole e capace di farla rinascere, contrariamente a quello che spesso viene descritto, di ambienti del genere, dove non mancano mai suore senza cuore che impongono la disciplina con metodi alquanto discutibili. Qui avviene qualche cosa che mi ha fatto pensare che il racconto avesse qualche cosa di scontato... ma mi sbagliavo. Qui Gabriella incontra un debole, uno dei tanti che troverà nel suo cammino... e pagherà le spese di ciò che accade.

La terza parte del libro vede Gabriella uscire alla luce del sole, fuori dal convento, costretta ad affrontare una realtà per lei nuova in tutto e per tutto, come se non fosse una ventenne ma una ragazzina impacciata. Incontrerà persone che avranno un ruolo importante nella sua vita, in positivo ma anche in negativo.

L'ultima parte del libro è quella che la vede liberarsi di tutti i demoni del suo passato... e non sarà affatto facile affrontare un'impresa di questo tipo.
Questa volta se devo trovare un difetto al racconto... bhè, in alcuni punti l'ho trovato ripetitivo. Alcuni concetti vengono ripetuti troppe volte quando ne sarebbe bastata una per considerarli assodati. A parte questo, l'ho apprezzato molto più dell'altro.

La copertina del libro mi è subito piaciuti ma, terminata la lettura, mi sono resa conto di un'incongruenza: ottimo il dettaglio della valigia "di cartone" così come viene narrato ma Gabriella viene descritta come una ragazza con i capelli biondi e ricci... La ragazza scelta per comparire in copertina non sembra affatto lei. Avrei gradito un maggiore rispetto dei dettagli fisici della protagonista e la copertina sarebbe stata perfetta. La strada rende l'idea del lungo cammino compiuto dalla protagonista verso la serenità ed anche il fatto che sia sola rende molto bene l'idea della solitudine in cui la ragazza si è trovata a vivere.

Questa volta la Steel mi ha colpita positivamente. Nella narrazione usa delle immagini molto calzanti, come quando Gabriella si trova da sola "fuori":
Sembrava che tutti avessero una meta ben precisa dove andare; soltanto lei, Gabriella, era l'unca senza una direzione, senza uno scopo. Le sembrò di essere un masso di roccia in mezzo a un fiume, mentre la corrente le passava di fianco rapida e tumultuosa, trascinando tante cose con sé.
Il mio parere su questo romanzo è positivo e... I BAMBINI NON SI TOCCANO, MAI!
Sono bambini ed hanno dei diritti. Primo tra tutti, il diritto ad essere rispettati come tali.
Chi mette in atto violenze di qualsiasi tipo su un bambino è un DEBOLE oltre che un MOSTRO.

Altri libri che hanno per protagonisti bambini e che, a differenza del romanzo della Steel, sono delle storie vere:
Il bambino della casa numero 10
Il volo del silenzio
Avevo dodici anni, ho preso la bici e sono partita per andare a scuola

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