Non seguo la moda del momento nella scelta delle mie letture.
Chi ha imparato a conoscermi almeno un po’ ormai lo sa. Da libri troppo pubblicizzati mi tengo alla larga nel momento del lancio sul mercato (molti, troppi pareri sono palesemente pubblicitari) ma poi se l’argomento mi interessa, se amo il genere, a distanza di tempo ci ripenso. Ed è quello che è capitato con La casa delle voci di Donato Carrisi.
Genere che mi piace, autore che ho apprezzato in precedenze, trama intrigante.
Ed eccomi qui, a dire la mia in merito. Il protagonista della storia, Pietro Gerber, è uno psicologo infantile ed ha seguito le orme dal padre, “incantatore di bambini” prima di lui. Si occupa di pazienti che spesso hanno subito degli abusi o hanno assistito a dei delitti ma che fanno fatica a far emergere i propri pensieri. L’ipnosi è una strumento necessario, in casi come questi, per poter arrivare alla verità.
Contro ogni aspettativa, Gerber si trova ad affrontare il caso di una donna – Hanna Hall – che ha visto affiorare nella sua memoria terribili ricordi: è convinta di aver ucciso, da bambina, il suo fratellino.
Gerber non si occupa di adulti ma, coinvolto da una collega che ha Hanna in cura, accetta di occuparsene perché, come sottolineato dalla collega, è una donna nella quale si nasconde una bambina che ha necessità di fare chiarezza su un terribile passato.
Ha inizio, così, un percorso che porterà non solo Gerber ad indagare nel passato di quella donna ma a riportare alla mente anche dei ricordi che lo riguardano da vicino. Questa cosa lo sconvolge ancor più di quanto non faccia il racconto di Hanna che, pure, è terribile. Pian piano Gerber si renderà conto che ci sono delle incongruenze, delle stranezze rispetto alle quali non riesce ad avere risposte. Hanna dimostra di sapere molto di lui, del suo passato… e questa è una cosa molto strana.
Accanto ad Hanna, poi, Gerber si trova ad indagare anche sul caso di un bambino che accusa i genitori di compiere strani riti… è un caso collaterale a quello principale, che sembra chiaro fin da subito ma che riserva delle interessanti sorprese.
“Nessuno vuole ascoltare ciò che i bambini hanno da dire”: frase ripetuta più volte, questa, in diverse circostanze e che, lo ammetto, mi rimbomba in testa per un sacco di motivi legati alla storia narrata da Carrisi ma anche legati a tante situazioni di attualità che, a ben guardare, fanno pensare.
L’autore è abile nel costruire un thriller psicologico ad alta tensione, capace di coinvolgere il lettore in primissima persona anche se alcuni passaggi mi sono sembrati un po' assurdi: più avanza nella narrazione e più la storia alza il proprio livello e poi, a ben guardare, quando si ha a che fare con i misteri della mente ci si può aspettare di tutto.
Carrisi è capace di indagare nel lato più oscuro dell’animo umano e mette su carta una storia dai risvolti inaspettati, che si svelano piano piano agli occhi del lettore e lo inquietano sempre più.
Non ci sono mostri con due teste
e dieci zampe, per capirci. Non è questo il genere di libro. Ma i misteri della
mente possono essere molto più inquietanti di un mostro peloso o di un rumore
sospetto in una camera buia.
***
La casa delle voci
Donato Carrisi
Longanesi editore
400 pagine
22.00 euro copertina rigida, 5.00 euro copertina flessibile, 9.99 euro Kindle
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