Sono arrivata all'ultima pagina con una certa perplessità addosso. Perché se la prima parte del libro stupisce, dimostrando ad un certo punto come niente sia come sembra mentre la parte centrale abbia, invece, a mio parere rallentato un po' appiattendosi su una situazione che sembrava non arrivare mai ad una svolta, alla fine la svolta arriva ma non è quella che avrei visto bene per quello che è stato proposto come thriller psicologico ad alta tensione.
Procediamo con ordine.
La storia ruota attorno ad un delicatissimo argomento: la maternità. Quella mancata di Kate, quella speciale di Marisa, quella morbosa di Annabelle. Maternità cercata, agognata, voluta, mancata, arrivata in modo del tutto inusuale, maternità che lascia addosso le sensazioni più disparate in chi la vive (o non può viverla, dipende dai punti di vista). Argomento delicato perché sono tanti gli aspetti che entrano in gioco, fisici e non solo.
In questo contesto c'è la figura di un uomo che in alcuni passaggi mi è sembrato troppo passivo per maturare, però, strada facendo, fino a diventare determinante sul finale: Jake.
La storia in poche, pochissime parole. Marisa e Jake: una coppia come tante con il desiderio di avere un figlio. Un po' particolare fin da subito, Marisa, sempre troppo accomodante (secondo il mio parere) pronta trovare conforto sempre e comunque nel suo uomo senza porsi troppe domande come se fosse pronta ad accettare tutto ciò che viene senza la minima obiezione. Quando nella loro casa arriva Kate, un'inquilina necessaria per arrivare a fine mese con i conti, qualche cosa inizia a scricchiolare e non sono solo le certezze di Marisa ma anche quelle del lettore. Perché se fino a questo punto ha letto una storia, dall'arrivo di Kate in avanti ne legge un'altra che lo fa ricredere su tutto ciò che aveva creduto di aver compreso.
A questo punto il romanzo stupisce ed i fili della tensione iniziano ad essere sempre più tesi dal momento in cui il lettore realizza che gli ingranaggi ruotano in modo diverso da quanto era stato indotto a pensare. Inizia una storia nella storia ed è questa la parte che, secondo me, dà l'impressione di ruotare troppo in cerchi concentrici come se non arrivasse mai una svolta.
Poi, però, altro punto molto bello del racconto, la svolta arriva e porta ad un epilogo che avevo immaginato diverso da quello che è stato ma che, a ben guardare, è il più giusto che si potesse pensare per una storia così.
Non posso essere più precisa: è una storia rispetto alla quale non si può dire molto per togliere il gusto della lettura.
Posso dire, però, che il personaggio che più mi ha colpita è quello di Annabelle. Una donna matura che si porta appresso il retaggio di una maternità non equilibrata neppure dopo tanti anni. Una donna calcolatrice, volta a controllare le vite altrui, pronta a capovolgimenti di fronte pur di manipolare le persone che ama. Una forma di amore anche questa, secondo il mio parere, seppur tossica.
Non è il più bel libro che ho letto negli ultimi tempi ma senza dubbio una storia che si lascia leggere e che fa anche riflettere, ben scritta, con quei capovolgimenti di fronte che vanno costruiti con abilità.
Sono reduce da diverse letture di Michel Bussi per cui sono piuttosto preparata ad essere portata sull'orlo del precipizio dall'autore (mi sono permessa di definirlo un illusionista). Stavolta la sensazione è meno accentuata di quanto avvenuto con lui ma è tutta un'altra storia per cui va bene così... e non si possono fare confronti.
Va dato merito all'autrice di aver messo in piedi un impianto narrativo credibile e con meccanismi che combaciano alla perfezione offrendo una storia particolare dal punto di vista psicologico, ma molto umana.
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La gazza
Elizabeth Day
Neri Pozza editore
400 pagine
18.05 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle
Ciao, mi segno il titolo nell'elenco dei libri da leggere.
RispondiEliminaCiao... sono certa che ti piacerà!
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