Una storia lunga e articolata che, secondo il mio parere, non è alla portata di tutti.
Quella narrata nel libro Otto milioni di dei, letto in collaborazione con Thrillernord, non è l’indagine che ci si aspetta, pur essendo incentrata su misteriosi morti rispetto alle quali lo studioso e traduttore Martín Ayala viene incaricato di indagare. Basti pensare che al 70% della lettura le indagini sono ancora al punto di partenza, senza nessuno sviluppo e passate decisamente in secondo piano rispetto alla storia del Giappone dell’epoca. Secondo il mio parere è proprio lui il protagonista della storia: il Giappone medievale con i suoi misteri, le sue violenze, i suoi intrighi. Tra cospirazioni, bugie e tradimenti quella che viene raccontata non è un’indagine su quei morti ma è la storia dell’epoca ricca di avventure e che, come lo stesso protagonista ammette ad un certo punto “…avrebbero fatto impazzire una mente estranea a quel mondo di ombre”. Per me è stata proprio così. Non ho confidenza con il mondo orientale, tantomeno quello medievale per cui mi sono trovata un po’ in difficoltà rispetto a tanti nomi e riferimenti ai quali ho fatto fatica a dare un significato.
Aiuta molto l’indice dei personaggi e delle alleanze che è riportato all’inizio del libro e ringrazio l’autore per questo: se fossero mancate quelle note, così come le altre innumerevoli sparse tra le pagine, credo proprio che avrei gettato la spugna.
A parte la mia difficoltà personale posso dire che il libro è frutto di un gran lavoro di ricerca storica e una grande conoscenza dell’argomento che non possono essere negati. Le descrizioni, con innumerevoli particolari, rendono benissimo gli ambienti e le scene proposte con, in primis, i duelli che si incontrano lungo il cammino.
Vengono narrate tante storie nella storia, alcune delle quali sembrano apparentemente legate dal resto ma che, nelle more del racconto, mostrano tutta la loro importanza, la loro incidenza a più livelli.
È un libro impegnativo, molto. È una storia ricca e coinvolgente che, a tratti, può però far perdere il filo.
Il finale… ammetto che, vista la mole dell’avventura che ha portato il protagonista a vivere così tante peripezie, mi ha lasciata un po’ interdetta perché mi aspettavo qualche cosa di diverso ma credo che sia perfettamente in linea con ciò che accadeva in un’epoca in cui non si andava troppo per il sottile soprattutto quando c’erano delle verità scomode da difendere.
Molto affascinante la figura non di un personaggio ma di un oggetto: Filo di Vento. È un’arma che racchiude in se una filosofia di vita, il segno di un’epoca. Molto suggestivo l’uso che l’autore ne fa così come intensa è la devozione che il cavaliere che ne è in possesso manifesta nei suoi confronti e in ciò che rappresenta.
Consigliato a lettori attenti che amino i romanzi storici ed il Giappone ma anche a chi volesse avvicinarsi a questa cultura partendo dai tempi che furono. Non adatto a lettori distratti pena… perdersi nei meandri delle tante storie raccontate.
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Otto milioni di dei
David B. Gil
Piemme
696 pag.
19.90 copertina rigida - 10.99 Kindle
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