Quando questo errore è fatto di anni di distanze, di scarso interesse per l'altro, di lontananza del cuore oltre che fisica? Se è fatto della convinzione di bastare a se stessi senza tener conto di nient'altro?
Si può rimediare? Non sempre. Perché il tempo a disposizione non è infinito e può capitare che sopraggiunga qualche cosa che strappi via la persona rispetto alla quale tale errore è stato commesso.
Massimo è un uomo razionale. Non si lascia andare ai sentimenti, non reagisce mai d'impulso, è abituato a fare i suoi calcoli affinché tutto quadri. E per lui, quadra tutto quando può vivere nella sua solita routine, lontano dal resto del mondo, immerso nella sua solitudine.
Quando in un terribile incidente stradale muoiono sua figlia Cristina (che aveva scelto di vivere la sua vita altrove e con la quale l'uomo intratteneva brevi colloqui telefonici) e suo marito, nel quale il piccolo Checco di nove anni resta gravemente ferito tanto da finire in coma, Massimo viene strappato alla sua quotidianità.
Si meraviglia di non riuscire a provare e a manifestare quel dolore che dovrebbe, Massimo. Si rende anche conto di non essere stato il padre che avrebbe dovuto e di avere a che fare con una donna, la sua defunta figlia, che non conosceva affatto. E quel bambino? Quel ragazzino che ogni volta che lo andava a trovare lo guardava con ammirazione e raccontava di lui come di un eroe? Si rende conto di non averlo mai baciato o abbracciato, non avergli mai manifestato il suo affetto. E di aver sbagliato.
Quello di Massimo, professore di matematica in pensione, è un viaggio interiore doloroso ma necessario. Si trova davanti una situazione che mai avrebbe immaginato di dover gestire e fa appello alla sua razionalità per mettere insieme i pezzi di una situazione che, a dire il vero, mi è sembrata più banale di quando non avevo immaginato.
L'indagine che si trova a fare il protagonista per capire cosa possa essere realmente accaduto a sua figlia e a suo genero porta verso una verità molto banale, sono sincera... ma non è questo che colpisce del libro. A colpire è lui, il protagonista. Sono il suo carattere, il suo status improvvisamente scosso da un terremoto emotivo inimmaginabile e il percorso che si trova a fare, suo malgrado.
La parte più tenera è quella che riguarda il nipotino sopravvissuto anche se, per causa di forza maggiore, resta in disparte come personaggio.
Il finale mi ha lasciata un po' interdetta. Come se quelle pagine bianche lasciate alla fine del volume fossero messe a disposizione del lettore per scegliere il suo, di finale. L'ho vissuto come un sospeso lasciato volutamente dall'autore per permettere al lettore di dare lui l'epilogo che ritenesse più giusto.
E non so ancora se ho gradito o no questa cosa, ci sto ancora pensando, a dire il vero. Un finale diverso, in qualunque altra direzione fosse andato, avrebbe richiesto ulteriori sviluppi della storia che, a ben guardare, vengono lasciati sospesi.
De Giovanni mi ha abituata al suo modo di indagare nell'animo umano ma stavolta mi ha lasciata più spiazzata del solito scommettendo su qualche cosa di diverso, soprattutto appunto nel finale.
Pur essendo rimasta interdetta e letteralmente senza parole sul finale, devo dire che De Giovanni è un autore che si fa leggere con piacere, sempre e comunque.***
L'equazione del cuore
Maurizio De Giovanni
Mondadori editore
252 pagine
19.00 euro copertina rigida, 10.99 Kindle
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