Morte di una sirena è un romanzo che ho letto in collaborazione con Thrillernord e che mi ha spiazzata. Toni cupi, descrizioni crude, situazioni spesso disgustose e in alcuni passaggi davvero inverosimili: gli autori propongono la storia di Hans Christian Handersen (che non era ancora quell’Handersen che è arrivato a noi grazie alle sue favole per bambini) e che è alle prese con una pesantissima accusa.
La morte violenta di Anna viene attribuita a lui: quell’ometto strano che si recava da lei, donna di strada, non per “consumare” ma per ritagliare la sua figura nella carta. Un uomo strano, l’ultimo che è stato visto in compagnia della povera ragazza ritrovata cadavere e martoriata nel corpo. Molly, sua sorella e anche lei donna di vita, è la prima accusatrice di un Hans Christian che rischia davvero grosso.
Riesce ad ottenere la possibilità di difendersi: ha tre giorni di tempo per dimostrare la sua innocenza. In questa impresa troverà un’alleata proprio nella sua accusatrice. Molly cerca vendetta per la morte di sua sorella e si rende conto che non può essere quell’omuncolo che ha davanti agli occhi il colpevole.
In una Copenaghen d’altri tempi, siamo nel 1834, fatta di contrasti profondi, dove ad una profonda povertà si sovrappongono gli sprechi e la ricchezza sfrenata e la lussuria degli ambienti di corte, si consolida una coppia alquanto bizzarra: uno scrittore squattrinato, senza arte ne’ parte, ed una prostituta alla quale, tra l’altro, rimane anche l’affido della bambina della defunta, la Piccola Marie.
Tre giorni mi sono sembrati decisamente troppo pochi per tutto ciò che capita a quella coppia di investigatori improvvisati e, onestamente, in più passaggi ho trovato le descrizioni fin troppo meticolose, tanto da rallentare parecchio una narrazione che sembra proseguire a fatica. Nonostante il disgusto per alcune situazioni devo dire, però, che sono stata spinta dalla curiosità di capire come la situazione potesse risolversi…
Ci ho messo un bel po’ di tempo a concludere la lettura che avevo immaginato più scorrevole e decisamente meno cupa. Ho avuto l’impressione che fosse sempre notte, nonostante le descrizioni di un sole accecante.
I toni cupi predominano e credo che questa sia stata una scelta ben precisa degli autori: quella di rendere gli ambienti dell’epoca, soprattutto quelli dei bassifondi, dove sporcizia e miseria la fanno da padroni. A ciò si contrappongono gli sprechi e la lussuria che si vive a palazzo. Si insiste molto su questo, soprattutto sugli sprechi che caratterizzano i banchetti mentre fuori la gente muore di fame. Nonostante i difetti che mi sono saltati agli occhi devo però dire che l’idea mi è piaciuta. E la ricerca del colpevole – la cui identità viene svelata già all’inizio ma rispetto al quale gli autori riservano delle sorprese – è caratterizzata da alcune forzature e situazioni decisamente inverosimili, fino ad arrivare a riferimenti magici che poco hanno a che fare con le circostanze. Eppure mi ha colpita il fatto che sia la follia a fare da filo conduttore dell’intera vicenda.
La follia di un Handersen che sente vorticare nella sua mente idee e pulsioni che sarebbe tentato di soffocare ma che lo tormentano e lo portano, ad un certo punto, a tenere comportamenti lontani dalla sua indole tranquilla.
La follia di una donna privata dell’unico affetto rimastole – quello della sorella – che si vede strappare via con violenza i propri sogni e che viene spinta a fare di tutto che farà per trovare un colpevole che deve pagare per quanto ha fatto.
La follia che muove il colpevole e che è, nel suo caso, sommata ad una lucidità tale da dare quasi dignità ai suoi comportamenti.
Ciò che accade – tenendo da parte la lentezza della narrazione, la confusione e assurdità di alcune situazioni – ma ha fatto riflettere molto sul desiderio di voler essere diversi da ciò che si è.
In un’epoca in cui tutto doveva essere tenuto sotto controllo, dove il popolo doveva vedere solo ciò che il regno voleva far vedere, dove si muovevano marionette con fili tirati dall’alto, dove si aveva bisogno di ordine e di tranquillità, c’è stato qualcuno che ha tentato di sovvertire l’ordine naturale delle cose. E ad un certo punto mi ha anche fatto compassione, il colpevole. Un personaggio assurdo e pericoloso, un malato, un folle che ha cercato disperatamente e ad ogni costo, di arrivare all’obiettivo che ha motivato ogni sua scelta.
Mi ha fatto compassione anche lui, Handersen: il continuo sottolineare il suo aspetto dimesso, il suo fallimento come scrittore viene nobilitato, secondo il mio parere, dal suo coraggio nel non abbassare la testa sul finale davanti ad una richiesta di silenzio, per il bene del regno.
Trova un modo sottile per raccontare
quanto accaduto, riesce anche ad avere successo ma c’è un grande
fallimento alle porte, il fallimento di un’intera città che resta
indifferente davanti ad una morte che, come altre, verrà poi raccontata in una delle sue fiabe più famose.
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Morte di una sirena
Rydahl & Kazinski
Neri Pozza
402 pagine
18.00 euro copertina flessibile - 9.99 Kindle
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