mercoledì 7 novembre 2018

Nella tana dei lupi (A. Holt)

Birgitte Volter è una donna importante. 
E' il primo ministro di Norvegia.
O meglio, lo era.
Birgitte Volter viene trovata morta nel suo ufficio ad Oslo e questa volta, trattandosi di una morte illustre, le indagini sono più serrate del solito.
Nel libro di Anne Holt Nella tana dei lupi, l'ultimo che ho letto della serie  Hanne Wilhelmsen/Håkon Sand la polizia si muove in un ambiente politico nel quale emergono, giorno dopo giorno, aspetti poco chiari, meccanismi inimmaginabili, equilibri delicati.

Non è semplice fare chiarezza su una morte così inspiegabile. 
Inspiegabile in quanto coloro che avrebbero potuto essere i primi sospettati vengono, l'uno dopo l'altro, esclusi. Inspiegabile in quanto l'ambiente in cui la vittima viene trovata era - o, almeno, avrebbe dovuto essere - superprotetto.

Chi e perché ha ucciso il primo ministro? 
E' stato ucciso il primo ministro in quanto tale? 
O è la donna Birgitte Volter ad essere stata assassinata? 
Questioni private? Rivalità d'amore? 
E' stata assassinata o può trattarsi di qualche cosa di diverso?

Questa volta la coppia Hanne Wilhelmsen/Håkon Sand ha un ruolo marginale nelle indagini. Lei è fuori dal suo ambiente lavorativo per un anno di riposo (non ricordavo nessun accenno a ciò nel libro precedente, probabilmente non c'era proprio) ma torna ad Oslo per svolgere  comunque indagini in via informale lasciando l'ufficialità alla polizia.

Nel corso dello svolgimento delle indagini emergono situazioni - anche datate nel tempo - che appaiono legate a doppio filo agli accadimenti attuali. Si scava nella vita personale dei protagonisti, della vittima ed emerge tanta sofferenza, una sofferenza che si respira a casa della famiglia di lei dove sono rimasti, solo con loro stessi, suo marito e suo figlio che fanno fatica a relazionarsi l'uno con l'altro, soprattutto dopo quanto accaduto.

Senza svelare altro della trama mi limito ad alcune considerazioni.
Innanzitutto questa volta mi sono imbattuta in diversi errori di battuta con accenti dove non servivano, con lettere infilate nel posto sbagliato... Mi è sembrato strano perché leggendo libri della collana Stile Libero Big di Einaudi Editore non mi  era mai capitato. Di solito errori di questo tipo si incontrano nelle versioni in e-book dei libri, quelli di case editrici minori soprattutto. Stavolta non è stato così.

E poi trovo che l'autrice si sia dilungata troppo su aspetti che hanno deviato il discorso su un binario morto. Si dilunga molto, troppo, su equilibri politici che, a ben guardare, poco danno alla storia.
I personaggi sono tanti e per via dei nomi norvegesi ammetto di aver fatto fatica a memorizzare chi fosse l'uno o l'altro. In alcuni casi ho dovuto soffermarmi un momento anche a capire se si trattasse di un uomo o di una donna: un mio limite, lo ammetto, ma ciò ha rallentato la lettura.

Non è una storia che mi ha appassionata più di tanto e devo ammettere che mi aspettavo qualche cosa di meglio. Non è la prima volta che la Holt usa ambienti politici per dare corpo a delle storie ma stavolta qualche cosa non ha funzionato, almeno per me.

In alcuni momenti mi sono proprio annoiata e non vedevo l'ora di passare al capitolo successivo.
Alcuni dettagli mi sono sembrati inutili, alcuni discorsi inseriti solo per allungare il brodo, alcuni personaggi difficili da inquadrare.
Stavolta non è scattata la scintilla ed anche Hanne Wilhelmsen con questo suo esserci-non esserci mi è sembrata un po' appannata.

D'altra parte, mi è piaciuto il voler proporre personaggi femminili forti, donne importanti (e non solo la vittima e colei che contribuisce a fare chiarezza sulla sua morte) e di carattere. 

Il finale non mi è dispiaciuto ma complessivamente il libro non mi ha presa come mi sarei aspettata. Peccato!

Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? per lo spicchio giallo, autore nordico.

Nessun commento:

Posta un commento