Works è un romanzo autobiografico dell'autore Vitaliano Trevisan che io, lo ammetto, non conoscevo prima di avere questo tomo da 651 pagine tra le mani.
Ho anche avuto occasione di partecipare ad un incontro in cui era presente l'autore per cui mi sono anche fatta un'idea della persona che è la protagonista del libro.
Ho anche avuto occasione di partecipare ad un incontro in cui era presente l'autore per cui mi sono anche fatta un'idea della persona che è la protagonista del libro.
Trevisan racconta la sua esperienza con il mondo del lavoro
da quando era adolescente ad oggi (è nato nel 1960): si tratta di un efficace
spaccato del mondo del lavoro con le sue caratteristiche, le sue evoluzioni, le
sue debolezze e le sue potenzialità. Un mondo del lavoro che lo accoglie sempre
a braccia aperte visto che il protagonista riesce a passare per occupazioni
varie per tipologia e per impegno richiesto.
Tutto ha inizio quando il protagonista, quindicenne, chiede
a suo padre una bicicletta nuova: da questo momento viene iniziato al lavoro
affinché possa comprendere dove arriva tutto ciò che viene acquistato in casa:
dalle fatiche del lavoro quotidiano.
Da quel momento il ragazzino si troverà a cambiare parecchie
occupazioni e, crescendo, a rendersi sempre conto di non essere ancora arrivato
a ciò per cui si sente veramente portato. Nel suo curriculum lavorativo, a dire
il vero, non mancano nemmeno esperienze poco pulite come lo spaccio di droga o
il furto perché anche qui, verificherà Trevisan giorno dopo giorno, vigono le
stesse regole di mercato che si hanno altrove.
La storia lavorativa dell'autore inizia negli anni Settanta
ed arriva ad oggi quando, finalmente, è arrivato alla sua vera vocazione:
quella dello scrittore.
Trevisan parla della sua vita ma anche di una società che
cambia insieme a lui. Incidenti sul lavoro, operai pagati a nero, rapporti con
gli enti superiori, orari impossibili... questo e molto altro viene narrato in
parallelo con la sua storia personale. Una biografia, la sua, che è anche il
racconto di un'epoca. Il suo non è un percorso lavorativo semplice, lineare.
Tutt'altro. Il suo è un racconto molto preciso e dettagliato che offre un
interessato spaccato sul mondo del lavoro.
Più che scendere nei dettagli della trama - il libro merita
di essere letto con attenzione e non voglio svelare più di quanto non abbia
svelato già - mi vorrei soffermare sullo stile utilizzato dall'autore.
Non sono in grado di usare termini tecnici visto che sono
una semplice lettrice, non certo un'esperta. Cercherò di rendere, comunque, l'idea.
Fin dalle prime pagine mi sono trovata a leggere una cascata
di parole e di pensieri impressi sulle pagine. Periodi molto lunghi, assenza
assoluta di dialoghi che vengono sistematicamente inglobati all'interno della
narrazione, note e piccole digressioni anch'esse inglobate nella narrazione:
ecco, questo è Trevisan in Works.
Devo ammettere di aver fatto un po' di fatica ad abituarmi a
questo stile. Geniale ed efficace, senza ombra di dubbio, ma al quale bisogna
abituarsi.
I continui cambiamenti di fronte aiutano a superare
l'empasse dovuta ad uno stile di questo tipo. Trevisan è diretto, ironico,
schietto e fa riflettere su quelli che sono i meccanismi - più o meno palesi -
che si innescano nel momento in cui si entra nel mondo del lavoro. Ci si rende
conto, soprattutto, di quanto sia difficile fare ciò per cui ci si sente
portati senza passare (quando si ha fortuna) per lavori del tutto differenti
dall'ambizione di ognuno. Pur di lavorare, insomma... che è diventata
una fortuna vera e propria ai tempi d'oggi!
Suggerisco questa lettura per il Venerdì del libro di oggi a chi ha voglia di immergersi in un argomento delicato come quello del lavoro e a chi abbia tempo da dedicare ad una lettura così che tutto è meno che veloce. Tante pagine, stile particolare, non è certo una lettura leggera.
Con questo libro partecipo anche allo slalom finale della Challenge La ruota delle letture per l'obiettivo che richiede la lettura di un libro con un titolo composto da una sola parola.
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