Una storia d'altri tempi, attuale più che mai. Questo è ciò che ho pensato nel leggere la storia di Sibilla Aleramo, al secolo Marta Felicina Faccio detta Rina.
Una donna è un libro autobiografico non semplice da leggere e più impegnativo di tanti libri moderni: una scrittura fluida ma datata, quella che propone l'autrice, per una storia che in alcuni passaggi non è del tutto chiara ma lasciata all'intuizione del lettore nel risalire a fatti e personaggi sottintesi. Sottintesi per scelta, sia chiaro, non certo come incidente di percorso. Ciò che l'autrice non dice con le parole, lo trasmette con le emozioni. E devo ammettere che la sua storia è un crescendo di emozioni, soprattutto nell'ultima parte, quando le si profila una scelta difficile, la più difficile della sua vita.
Posso dire che, letta l'ultima riga del libro, ho avuto il bisogno di stringere mio figlio al petto e sentire il suo respiro accanto a me, tanto mi è rimasta dentro la sofferenza di quella madre.
Una donna - il libro è stato scritto agli inizi del Novecento - che diventa tale in fretta. La vita le porrà accanto un uomo che la vedrà più come l'occasione per fare strada (figlia di un imprenditore, è il classico buon partico) e che non l'amerà mai come merita. Lei, d'altronde, arriverà al punto di odiare quell'uomo per il quale è sempre stata e continua ad essere un mero corpo da possedere. Non sa cosa sia l'affetto, cosa sia la complicità, cosa sia la passioni tra le mura domestiche.
Una figlia di genitori che non si amano, di una madre che impazzisce, un padre distante.
Una madre profondamente innamorata di suo figlio, che trova in lui il suo unico scopo di vita ma che si troverà a fare una scelta che riguarderà proprio questo suo figlio da vicino.
La protagonista è anche un'amante. Sì, perchè trova qualcuno da amare anche se in modo clandestino. Ne parla di passaggio, quasi come se non avesse importanza, ma l'aver trovato qualcuno che la fa sentire realmente donna, realmente amata e desiderata è un tassello importante della sua vita.
Una donna con le sue contraddizioni, con le sue fragilità ma anche con una forza tale da metterla in condizione di alzare la testa e scegliersi un posto nel mondo, anche se questo vuol dire compiere un sacrificio estremo, anche se la legge non è dalla sua parte, anche se suo figlio ne soffrirà. Ed è una donna che rivendica la sua libertà, provando sulla sua pelle quanto questo possa essere doloroso.
Perchè nella maternità adoriamo il sacrifizio? Donde è scesa a noi questa inumana idea dell'imolazione materna? Di madre in figlia, da secoli, si tramanda il servaggio. E' una mostruosa catena. Tutte abbiamo, a un certo punto della vita, la coscienza di quel che fece pel nostro bene chi ci generò; e con la coscienza il rimorso di non aver compensato adeguatamente l'olocausto della persona diletta.
Per quello che siamo, per la volontà di tramandare più nobile e più bella in essi la vita, devono esserci grati i figli, non perchè, dopo averli ciecamente suscitati dal nulla, riunziamo a noi stessi...
Si pone degli interrogativi importanti, la protagonista e ammetto di aver molto riflettuto in merito a ciò. Siamo in un'epoca in cui le donne iniziano ad alzare la testa, dove iniziano a circolare le idee di femminismo e di riscatto sociale per il gentil sesso e sono temi, questi, che fanno da sfondo all'intero racconto.
Dicevo, in apertura, che è un romanzo molto attuale, datato ma attuale.
E' attuale il conflitto tra la donna, la figlia e la madre. E' attuale la sofferenza per un allontanamento che il cuore non vuole ma a cui è costretta dalle circostanze. E' attuale una convivenza senza amore, protratta solo per il bene di un figlio che, innamorato della propria madre, non potrebbe mai pensare di vivere senza di lei.
Eppure... eppure la protagonista scoprirà che si sopravvive anche al dolore più grande. E lo si fa con dignità, senza dimenticare, con la consapevolezza di aver fatto di tutto per riavvicinarsi alla da cui si si è dovuti allontanare, con la certezza (o meglio, con la speranza) che un giorno questo riavvicinamento si concretizzerà.
Un bel libro. Non è stato scorrevole, non lo nego - ci ho messo più tempo del previsto ad arrivare alla fine - ma solo per via delle difficoltà dovute al fatto che vengono usati termini obsoleti, espressioni d'altri tempi. Superato tale scoglio, ci si rende conto di quanto sia ben scritto e di quanto sia capace di trasmettere emozioni. Con me, per lo meno, è stato così.
Con questa lettura, che propongo per il Venerdì del libro di oggi, partecipo alla quarta ed ultima tappa della The Hunting Word Challenge con la parola DONNA che trovo nel titolo e raffigurata in copertina.
Sembra molto interessante anche per il fatto che parla di un'epoca che non abbiamo vissuto in prima persona. Bel suggerimento!
RispondiEliminaBisogna tener conto della scrittura d'altri tempi... Se si è disposti a fare un vero tuffo nel passato non deluderà.
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