Ho presto in prestito in biblioteca il libro Il paradosso
di Pancrazio senza sapere ciò a cui sarei andata incontro. La copertina mi
ha incuriosita e mi ha subito fatto pensare, assieme al titolo, ad una lettura
diversa dal solito. Almeno per me.
E così è stato.
Pancrazio è un paradosso vivente. Così lo definisce
l'autore e così dimostra di essere. Il libro non ha un inizio ed una fine, non
ha uno svolgimento vero e proprio, non c'è da aspettarsi un colpo di scena, una
evoluzione, no. Pistillo propone il racconto di episodi, attimi di vita che
hanno per protagonista un uomo che appare sfornito degli strumenti giusti per
affrontare ciò che la vita gli pone davanti.
E' un uomo piuttosto ingenuo, capace di imbattersi in
situazioni esilaranti ed assurde ma molto, molto vicine alla realtà.
Alcuni episodi, in particolare, mi hanno fatto sorridere più
degli altri.
Le chat erotiche, il primo.
La confusione della chat pubblica, l'approccio più personale
nella chat privata, l'immaginazione, le aspettative, le sorprese dell'incontro
dal vivo. Lui sarà pure un po' ingenuo, ma quel che gli accade non è poi così
lontano da ciò che può accadere a chiunque. O meglio, di ciò che poteva
accadere soprattutto agli albori dell'uso delle chat di gruppo, oggi soppiantate
da nuovi strumenti di comunicazione e di incontri telematici.
Questo è l'episodio che mi ha fatto sorridere di più.
Sugli altri ho trovato davvero situazioni paradossali che,
comunque, sono perfettamente in linea con il titolo e con quello che, credo, fosse
l'obiettivo dell'autore.
Probabilmente si tratta di un libro adatto come base per una sceneggiatura. Me lo immagino rappresentato su un palco, a teatro, quel Pancrazio lì! Magari rende meglio di quanto non abbia reso, almeno al mio cospetto.
Perché se è vero come è vero che l'avventura in chat mi ha
strappato qualche risata, per il resto non sono riuscita ad apprezzare più di
tanto la storia. Non è proprio il mio genere, io non sono una lettrice adatta
per storie di questo tipo.
In alcuni momenti non sono riuscita a capire bene se mi
facesse più compassione o più rabbia avere davanti un personaggio di questo
tipo.
Quello che ho ben capito è che Pancrazio è un uomo
profondamente solo. Non ha dialogo nemmeno con i suoi genitori - con una madre
sempre pronta a difenderlo anche se non è più un ragazzino imberbe - e questa
solitudine contribuisce a renderlo ancora più impacciato. Ecco che si fa
fregare da uno spaccaossa che è palesemente un impostore ma del quale
lui si fida e dal quale torna anche dopo una negativa esperienza.
E' un personaggio che fa ridere, con il suo modo di fare, ma
che mi ha lasciato addosso una certa tristezza. Chissà quante ce ne sono, in
giro, di persone come lui. Sole. Ingenue. Incapaci di farsi valere. Alla
ricerca di qualcuno o qualcosa a cui aggrapparsi per dare un senso alla propria
vita.
Non mi è piaciuto più di tanto ma non mi ha nemmeno lasciato
del tutto indifferente anche se, sono sincere, non vedevo l'ora di terminarlo e passare ad altro.
Suggerisco le vicende di Pancrazio a chi apprezza il genere grottesco, satirico, con un personaggio un po' ingenuo, senza arte ne' parte, un po' stralunato e che sembra sempre fuori posto (ma chi, alla fine, nella propria vita può dire di non essersi sentito un po' Pancrazio?) o a chi vuole leggere qualche cosa di diverso dal solito, con terminologie anche ricercare, dialoghi a volte in vernacolo e - quasi sempre - con discorsi sconclusionati.
E con questa lettura partecipo alla Challenge La ruota delle letture per l'obiettivo libro con copertina gialla.
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