Ci ho messo un po' a capire quale lavoro avesse accettato,
praticamente a scatola chiusa, la protagonista del libro Il lavoro
perfetto.
Bianca, questo è il suo nome, poco dopo la laurea si trova
tra le mani un contratto di lavoro a tempo indeterminato che stenta lei stessa
a comprendere ma che sottoscrive senza pensarci troppo. Il settore è quello
delle traduzioni - un settore che le si confà, anche se il suo sogno è un altro
- e il fatto di essere un lavoro a tempo i n d e t e r m i n a t o le sembra
quasi un piccolo miracolo!
Solo strada facendo si renderà conto di essersi imbattuta in
un luogo molto singolare, con turni di lavoro tutt'altro che rispettosi del
contratto nazionale, con straordinari pagati fuori busta paga e con superiori
piuttosto arroganti e un tantino strani. E se, inizialmente, si era chiesta
come mai diversi colleghi se ne fossero andati ed altri continuino ad
andarsene, pian piano capisce il perché. Così come inizia a sentirsi una
vittima di quel sistema e di quel modo di concepire il lavoro.
Bianca è una ragazza singolare, piuttosto goffa e pronta a
fare una gaffe dietro l'altra. La sua storia è narrata con ironia ed ogni tanto
l'autrice strappa una risata che, però, muore sul nascere quando si incontrano
delle incongruenze piuttosto palesi nella narrazione.
Qualche esempio?
Bianca dichiara di non essere automunita - tanto da
considerarlo come un problema da superare facendosi accompagnare al primo
colloquio di lavoro da suo padre - ma all'improvviso se ne esce alla guida
della sua auto, sua di lei, con la quale va al lavoro. Ovviamente tra il
momento del colloquio e l'avvio del lavoro passa del tempo per cui è anche
pensabile che l'auto l'abbia comprata ma, visto che il fatto di non essere
automunita viene sottolineato con una certa enfasi all'inizio, perché non dare nessun
accenno a questo cambiamento di stato?
Sono pignola? Eh sì. Lo so.
Andando avanti, si dice che arrivano CINQUE valenti giovani
per un colloquio. Dovrà essere lei la formatrice e lei a fare una selezione per
scegliere chi possa essere assunto. Ebbene, i CINQUE risultano ripondere ai
seguenti nomi: Elisabetta, Sylvie, Sabrina, Renè, Davide, Francesco. C'è
qualcosa che non torna.
Sono dettagli che, però, non mi permettono di dare un
giudizio positivo ad un libro che potrebbe avere del buon potenziale ma che,
secondo me, meriterebbe una revisione più approfondita.
Mi disse che mi avrebbe chiamato non appena avrebbe
saputo tutti i dettagli.
Ho chiesto a mia figlia di dodici anni di leggere questa
frase e dirmi se è corretta. Ci ha messo due secondi a dirmi di no, che c'è un
errore nell'uso dei verbi. Io sarò pure pignola, ma certe cose mi fanno
subito accendere una lampadina che non depone affatto a favore del libro.
Nel complesso la storia non è male anche se, in alcuni
momenti, avrei voluto prendere a schiaffi Bianca. Una storia simpatica, però,
non basta per rendere un libro un bel libro.
Le vicende lavorative di Bianca enfatizzano un po' (anche se
in alcuni casi si vivono situazioni anche peggiori) esperienze lavorative che
possono anche rispondere alla realtà, apprezzo l'impegno della giovane
autrice di mettere in mano al lettore una storia capace di far sorridere ma
anche innervosire (e ogni volta che un libro provoca emozioni secondo me in
qualche modo funziona) ma le mie perplessità restano.
La copertina, però, mi piace parecchio!
Con questo libro partecipo alla Challenge From Reader to Reader 2.0. E' il terzo libro utile per le letture del mese di ottobre.
Ciao Stefania, innanzitutto ti ringrazio per aver letto il mio libro: è sempre una sorpresa per me trovare una recensione inaspettata di una mia creazione! Mi dispiace che tu abbia riscontrato errori nel testo: ti assicuro che è stato riletto un'infinità di volte, corretto a fondo in ogni piccolo dettaglio, non solo da me ma anche da chi mi ha aiutato a portare a termine "l'impresa". Per cui ti ringrazio moltissimo per aver segnalato gli errori, che ho immediatamente provveduto a correggere. Nella prossima versione del libro che caricherò, saranno sei (com'è giusto che siano) gli aspiranti lavoratori, e quella consecutio temporum che mi è sfuggita sarà corretta. La macchina, sì... davo per scontato che Bianca se ne fosse acquistata una nel tempo! Grazie ancora e buon proseguimento nella tua reading challenge!
RispondiEliminaArianna