Per essere un libro indirizzato a giovani lettori La casa tra gli alberi trovo che sia un po' troppo complicato. Non nell'esposizione, questo no. Ma nei tanti sottintesi a cui un lettore più adulto riesce ad arrivare, non certo un giovane lettore moderno che dalla guerra - per sua fortuna - è piuttosto lontano.
Protagonisti sono Eva e Peter: si guardano attorno con gli occhi di bambini della loro età e non riesco a dare risposte alle molte domande che affollano la loro mente. La casa di Eva è stata bombardata e la sua famiglia - madre e sorella - continua a viverci in condizioni precarie (con scarsità di cibo e tutto il resto) fino a che sua madre viene assunta a servizio a casa di Peter e la situazione migliora un po'. Almeno si mangia con regolarità e si ha un tetto sulla testa. Ma le tante domande a cui i due amici non trovano risposta sono destinate a restare così, in sospeso tra gli eventi quotidiani ed il non dire degli adulti che non trovano le parole, o non vogliono trovarle, per dare spiegazioni.
Diversi passaggi sono poco chiari, diversi cambiamenti di fronte che si possono intuire ma che, secondo il mio parere, dovrebbero essere più chiari soprattutto pensando ai lettori a cui il libro è rivolto.
E' una storia di guerra, di amicizia che - però - non viene approfondita a dovere. Buona l'idea, anche se non del tutto originale visto che le storie di guerra, probabilmente per causa di forza maggiore, spesso si somigliano tutte se non sia aggiunge qualche ingrediente in più, una storia forte, un personaggio forte o qualche cosa di più originale. Storie di guerra che, vorrei precisarlo, sono ispirate da quanto accaduto realmente per cui si potrebbe pensare che il fatto di somigliarsi l'uno con l'altro è dovuto al fatto che libri diversi pur proponendo diversi punti di vista, hanno la stessa, triste realtà di base. Va anche detto, però, che su questo argomento si trovano libri con quell'ingrediente in più che li rende originali, nonostante il contesto.
Malgrado il tragico sfondo che non può lasciare indifferenti, i personaggi non mi hanno toccata più di tanto. Di solito ce n'è sempre uno che mi colpisce di più ma questa volta faccio fatica a trovarne uno.
Forse la mamma di Eva che con quei suoi silenzi probabilmente intende difendere le sue figlie dalla brutta realtà che hanno attorno. Ma il non sapere rende forse la realtà più accettabile?
Soprattutto per una ragazzina curiosa come Eva, a cosa porta questo non dire?
Lo segnalo per il Venerdì del libro di oggi ma con diversi dubbi. L'aspetto che maggiormente emerge è quell'alea di dubbio che gravita attorno ai ragazzini: probabilmente era proprio così, all'epoca, con gli adulti che lasciavano i piccoli nell'incertezza ma questo - come ben emerge dal libro - non evita che nella mente dei bambini e delle bambine possano comparire immagini di violenza, di morte, di stragi che sono comunque loro vicine, anche se gli adulti fanno finta che non sia così. Per proteggerli, ovvio, tenendoli però volutamente all'oscuro di ciò che è loro tanto vicino.
Con questa lettura partecipo anche alla terza tappa della The Hunting Word Challenge per la parola CASA che trovo nel titolo e raffigurata in copertina.
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