Per il secondo appuntamento con Parthenope Trilogy, con il romanzo dal titolo La cattedrale dei nove specchi, Martin Rua ha scelto le città di Praga e di Napoli per ambientare una storia che non è meno intricata della precedente ma che, purtroppo, si banalizza alla fine. Mi spiace dirlo perchè, tutto sommato, la lettura è scorrevole anche se i continui richiami a simbologie esoteriche, a messaggi cifrati annessi e connessi un po' confonde un lettore che, come me, non ne sa molto di queste cose. Probabilmente, però, è proprio questo che ha reso interessante la lettura di questo come del precedente libro della trilogia: il linguaggio usato è minuzioso, ricco di dettagli e mi ha fatto prendere contatto con un mondo a me del tutto sconosciuto. Un mondo affascinante, quello dell'alchimia. Un po' meno, a mio giudizio, quello della massoneria che in questo volume viene molto più approfondito rispetto al precedente. Si scopre, infatti, che Aragona ha un ruolo di spicco nell'ambito della loggia massonica cui appartiene visto che è Maestro Venerabile. Nel precedente volume il fatto di essere un massone non era determinante ai fini del racconto. Stavolta lo è.
Questa volta Lorenzo Aragona ha a che fare con una serie di enigmi ma anche di morti che gli ruotano pericolosamente attorno. E pensare che era tranquillamente partito per partecipare ad conferenza e ad una mostra a Praga, alla quale aveva portato dei pezzi della sua galleria: Magnum Opus: Praga e la tradizione ermetica.
Nulla avrebbe potuto fargli pensare che nell'arco di poche ore sarebbe stato il protagonista di una storia che, iniziata con una semplice mostra, avrebbe poi proseguito con un inseguimento, un furto ed un delitto. Ci sarebbe stato altro sulla sua strada?
Eh sì! A quanto apre, sì! Questo è solo l'inizio.
Aragona entra in possesso, per mano di un uomo che poche ore dopo sarà ucciso, di un misterioso sacchetto che contiene dei manoscritti ed una fialetta scura. A lui il compito di capire cosa siano, a cosa servano e, soprattutto, se tutto ciò è collegato al furto del pezzo forte della mostra di Praga:
uno straordinario orologio del XVIII secolo che si diceva fosse stato realizzato dal principe di Sansevero in persona e da lui donato al conte di Saint-Germain, inquietante e pericoloso personaggio dell'ambiente ermetico-alchemico settecentesco. (...) Si diceva che quell'oggetto fosse dotato di poteri oscuri, ecco perchè - solo dietro sottoscrizione di una polizza assicurativa di due milioni di euro - era stato esposo in quella particolarissima mostra.
Ritroviamo la moglie Artemis che è in forma più che mai: una specie di miracolo, quello che è avvenuto tra il primo libro ed il secondo, visto che l'abbiamo lasciata in precedenza a lottare con la morte per via del male del secolo. Una straordinaria scoperta scientifica (magari fosse reale) l'aveva restituita alla vita più in forma che mai.
Anche stavolta siamo alle prese con misteri, simbologie, enigmi ai quali venire a capo e in alcuni punti ho rischiato di perdermi. Ciò che mi è piaciuto meno è stato il finale... troppo banale, secondo me, l'identita del cattivo, anzi, dei cattivi. Alla luce di queste idendità svelate alla fine, credo proprio che non serviva tutta la macchinosa messinscena che fa da leit motif a tutta la storia per poi arriva a ciò che si scopre nelle ultime pagine. Peccato... perchè per il resto ho letto con interessa una trama molto ben studiata - forse fin troppo intricata - e farcita da quel pizzico di magia che, in situazioni di questo tipo, non stona.
Ho desiderato essere anche io all'interno della cattedrale che viene descritta alla fine, con quelle vetrate, quei colori. Ma il finale mi ha comunque delusa un po'.
Ciononostante, ho intenzione di leggere anche il terzo volume: Martin Rua mi è simpatico (lo conosco per aver letto i suoi libri... non certo di persona), scrive bene e non mi annoia, mi intriga con quei termini strani ed anche quando spiega dove finisce la realtà e dove inizia la fantasia nei suoi racconti mi piace ancora di più perchè aiuta il lettore a meglio comprendere ciò di cui ha parlato nel libro.
Un particolare mi ha colpita: emerge un lato di Napoli che, lo ammetto non conoscevo.
Un particolare mi ha colpita: emerge un lato di Napoli che, lo ammetto non conoscevo.
Ogni volta che andavo nella zona dei decumani, ripensavo a come a Napoli il soprannaturale non fosse mai stato un elemento folcloristico, ma avesse sempre rappresentato una parte integrante della vita cittadina, a partire dal sacrificio della sirena Partenope. Chi ci vive, passeggiando per i vicoli e i decumani appunto, si accorge del suo pulsare: Napoli genera un'energia quasi palpabile. Quell'energia che ha dato vita a scuole esoteriche e personaggi leggendari proprio come Raimondo de Sangro.
Con questa lettura partecipo alla challenge Leggendo SeriaLmente visto che è il secondo libro della trilogia che ho scelto in risposta al primo obiettivo: serie scritta da un autore italiano o straniero.
Mmm, devo dire che questo genere di trilogie non mi attirano tanto..
RispondiEliminaMolto sfruttato come filone. Però ammetto che la lettura scorre pur tutte le pecche che mi sono saltate agli occhi.
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