lunedì 18 febbraio 2019

La leggenda del ragazzo che credeva nel mare (S. Basile)

Salvatore Basile mi ha nuovamente catturata con la sua scrittura, con i suoi personaggi racchiusi nel libro La leggenda del ragazzo che credeva nel mare

Ho letto il libro tutto d'un fiato. Mi sono emozionata, ho sofferto, mi sono innervosita, ho avuto la voglia di infilarmi fisicamente tra le pagine per arrivare a toccare i personaggi in alcuni frangenti, per poterli abbracciare, scuotere, accarezzare.
Basile è capace di toccare i sentimenti e ammetto che, in alcuni punti, ho pensato che fosse fin troppo sensibile per essere un uomo. Non me ne voglia, ma l'ho pensato.
Già con il suo primo libro, Lo strano viaggio di un oggetto smarrito, avevo avuto occasione di apprezzare questo autore e stavolta ho amato ancora di più i personaggi e la storia proposta.

Marco è un ragazzo rifiutato da suo padre dopo che sua madre morì nel darlo alla luce. Non ha mai conosciuto la sua storia: è passato da una famiglia affidataria all'altra fino a che non ha raggiunto la maggiore età, restando solo.
Fa le pulizie in una piscina ma ammira, dal basso, gli atleti che si tuffano dai trampolini ogni giorno. Sente il richiamo dell'acqua e prova anche lui scoprendo un talento innato, anche se mai coltivato.
Per via di un incidente legato proprio all'acqua, al mare, incontrerà Lara: una fisioterapista che avrà un ruolo importante nella sua vita, non solo dal punto di vista del suo lavoro.
Lara lo aiuterà a riprendersi e lo farà portandolo in un paesino in cui si vive di pesca, un paesino in cui il mare è l'elemento dominante, con i suoi odori, i suoi suoni, i suoi colori ma anche con la sua gente.
Marco si fida di Lara: una donna che si sa imporre quando serve ma che lo sa anche ascoltare. Una donna che, però, non è del tutto sincera con lui: non gli racconta come mai la terapia potrà avere più successo in quel paesino, in riva al mare. Ha un piano in mente e vuole aiutarlo a conoscere meglio se stesso scoprendo le proprie radici. E' un piano rischioso, perchè ha a che fare con i sentimenti di Marco e di altre persone. Ma Lara agisce a fin di bene ed è pronta ad assumersi le sue responsabilità.

Quella raccontata dall'autore è una storia intensa, carica di emotività fin dalle prime pagine.
La figura di Marco mi ha subito colpita per imprimersi ancor più nella mia mente e nel mio cuore andando avanti con il racconto. Marco cambia, diventa meno scettico, meno pessimista, si apre agli altri e cresce imparando a riacquistare fiducia in se stesso. 
Non sa che lo aspetta una importante verità ed avrei voluto abbracciarlo nei momenti più delicati della storia. L'ho immaginato in più circostanze: l'ho immaginato specchiarsi negli occhi di un uomo che non conosce e che non sa essere suo padre, l'ho visto tremare davanti ad una sconvolgente verità, l'ho visto soffrire per una mano che non risponde ai comandi.

L'altra figura maschile che mi ha toccata è stata quella di Antonio. Un pescatore che ha detto addio alla sua vita nel momento in cui ha perso sua moglie ed ha rinnegato suo figlio. Un uomo silenzioso, burbero, indurito dalla sofferenza ma capace di sentimenti profondi. E' un uomo che si protegge con un guscio d'indifferenza per tutto ciò che ha attorno, come se nulla più lo interessasse, e la sua sofferenza è palpabile. E' un uomo burbero che mi ha fatto tanta tenerezza...
L'arrivo di Marco lo cambia fin dal primo incontro, dal primo sguardo, anche se non riesce a capire perchè.

Se penso a Lara mi viene in mente subito l'aggettivo coraggiosa. L'ho trovata coraggiosa nel decidere di rischiare per aiutare Marco ma anche se stessa perchè, anche se all'inizio non è ben chiaro, anche lei ha bisogno di liberarsi di un peso.

Poi ho amato la mamma di Lara: una donna malata di Alzheimer che, seppur fisicamente presente, è lontana da tutti con la sua mente. Proprio lei con le sue incursioni strampalate, con le sue affermazioni fuori luogo mi ha emozionata fino alla fine. E' un personaggio secondario la cui presenza fa capolino con discrezione ma che ha un ruolo importante nella parte finale del libro. Ho apprezzato la scelta dell'autore di inserire un personaggio di questo tipo.

Avrei un paio di appunti da fare, però. 
Il titolo. Non l'ho trovato calzante. Il ragazzo protagonista, Marco, solo all'inizio sente un forte richiamo per il mare poi ne ha paura ed arriva ad odiarlo. Il grosso del racconto lo vede odiare il mare più che crederci. Ovviamente è un dettaglio ma ammetto di averci pensato. E poi perchè la leggenda? Semmai la storia...
Bella, invece, la copertina. Mi è piaciuta molto. 

Inoltre, nella versione digitale che ho letto avrei preferito un maggiore uso delle interlinee. Mi spiego: spesso l'autore passa da una situazione all'altra senza che ciò sia sottolineato da uno spazio tra un paragrafo e l'altro. Io avrei preferito che ci fosse qualche interlinea in più per dare l'idea del cambio di scenario, del cambio di personaggio.
E' una stupidaggine anche questa ma è un'osservazione che mi sono trovata a fare.

Comunque, a parte queste due sciocche annotazioni - lo riconosco - il libro è molto bello e sono contenta di avere avuto l'occasione di leggerlo nell'ambito della Challenge Dalle tre Ciambelle.
Lo consiglio a tutti coloro che volessero leggere una bella storia che tocca i sentimenti senza essere sdolcinata, scritta in punta di penna, scorrevole e capace di catturare fin dalle prime pagine.
***
La leggenda del ragazzo che credeva nel mare 
Salvatore Basile
Garzanti editore
278 pagine
formato e-book € 9.90

2 commenti:

  1. Ciao Stefania, mi segno il titolo. Tempo fa avevo letto "lo strano viaggio di un oggetto smarrito" e, anche se con qualche riserva, avevo notato il potenziale dell'autore. Dopo aver letto la tua recensione direi che posso dargli un'altra chance

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    1. Questo mi è piaciuto molto di più dell'altro. Fammi sapere, se lo leggi... vediamo se convince anche te! Buone letture.

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