Ognuno ha i suoi demoni, giusto?
Ce n’è
uno, in particolare, che però è comune – o almeno dovrebbe esserlo – a chi si
prodiga nella scrittura. Penso ai giornalisti, tanto per cominciare (e da
giornalista posso dire che mi sento particolarmente toccata nel vivo) ma anche
scrittori in genere.
Si tratta di Titivillus, il
demone dei refusi.
Una figura riportata alla luce in un libro dello storico
dell’arte spagnolo Julio Ignacio González Montañés e che porta proprio il suo
nome.
Titivillus, il demone dei refusi
è un libro piccino ma pieno di informazioni su un demone con il compito di
annotare su una pergamena le sillabe e le parole omessa dei chierici durante la
messa, la recita delle Ore e nel canto liturgico, per poi presentarle a Dio
come prova incriminante nei loro confronti nel giorno del giudizio. Da qui,
però, il suo compito si è ampliato piano piano riempiendo il suo sacco di
parole inutili, superflue, ridondanti m anche di pettegolezzi che vengono
attribuiti principalmente alle donne.
Per svolgere al meglio il suo
lavoro, questo demone deve necessariamente avere una perfetta padronanza della
lingua ed una profonda conoscenza letteraria.
Nel libro di Julio Ignacio
González Montañés si approfondiscono, con una ricca bibliografia citata in
appendice, aspetti riguardanti l’origine del nome del demone, la storia della
sua figura che compare nel 1230, con il libro De universo creaturarum del
teologo e vescovo di Parigi Guglielmo d’Alvernia.
Successivamente, con l’avvento
della stampa, i refusi vengono trasferiti dalle prediche, dunque dalle parole
dette a voce, allo scritto. Pian piano Titivillus comprende la necessità di
modernizzarsi e sposta il suo lavoro sugli stampatori ma anche nell’ambito del
teatro inglese e dell’arte in genere.
Ecco, dunque, che nel libro viene
percorsa la sua storia con tanto di riferimenti precisi. Il demone viene
descritto come notaio di parole vane, censore di chierici distratti,
raccoglitore di peccati, forse (e su questo c’è una lunga riflessione) anche
come colui che confonde gli scrivani per poi arrivare ad essere definito come
demone degli stampatori e araldo dell’inferno. Viene poi approfondito il suo
ruolo nel teatro, nell’arte passando per il periodo Romanico, per il Gotico, per
il Rinascimento, il Barocco, per l’Arte Bizantina. L’ultima parte del libro è
quella che riguarda la sua figura in Italia.
Da diavolo dei refusi la sua figura diventa, nel tempo,
quella del patrono dei refusi…
Sarà un refuso anche questo?
Il piccolo libro dalla copertina rossa, di appena 50 pagine
a cui si somma l’appendice iconografica e la bibliografia, fornisce tutte le
informazioni necessarie per chi fosse interessato ad approfondire una figura di
questo tipo.
Una proposta singolare, la mia, per questo Venerdì del libro. Magari può essere utile per qualche appassionato o per qualche curioso.
E... occhio ai refusi, mi raccomando.
Ringrazio la Graphe.it edizioni per avermi dato l'opportunità di conoscere questo demonietto!
Ringrazio la Graphe.it edizioni per avermi dato l'opportunità di conoscere questo demonietto!
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