Lo devo ammettere... non amo molto i Self. Più volte mi sono
trovata tra le mani delle storie scritte male, zeppe di errori e, onestamente,
anche di prendermi gli insulti degli autori/delle autrici che non hanno gradito
le mie recensioni. Così, per scelta, mi tengo alla larga da libri di questo
tipo più che posso. Per quest'ultimo periodo di gara, però, della Challenge
Di che colore sei? una delle varie proposte di letture dello spicchio rosa/romance
è proprio il Self.
Ed eccomi qui con un romanzo rosa, scritto da una
giovanissima autrice che mi è del tutto nuova ma che deduco essere tale
(giovanissima) proprio leggendo tra le righe.
Lo deduco dalle tematiche scelte per imbastire le storie dei
suoi personaggi ma anche dallo stile di scrittura che è piuttosto giovanile ed
ingenuo, a tratti, ma con delle potenzialità.
L'idea di fondo è originale: l'ambiente scelto è quello di
una scuola piuttosto elitaria dove - e questo mi è piaciuto poco - sembra
proprio che gli insegnanti siano succubi di un certo gruppo di studenti, quelli
che appartengono a dei gruppi organizzati (Cavalieri, Margherite) che
raccolgono vip e lasciano da parte i classici outsider.
Una scuola esclusiva, in quel di Como, dove Elena si
ritrova, suo malgrado, per via di scelte familiari che l'hanno portata proprio
nell'istituto frequentato dalle sue due sorelle gemelle e dove sua madre è la
preside. Sorelle e madre che frequenta poco visto che, al momento della
separazione dei suoi genitori, Elena ha scelto di vivere con suo padre a Roma
da dove ora proviene.
Qui incontra delle vecchie conoscenze delle quali non serba
affatto un buon ricordo essendo stata bullizzata da bambina: situazione,
questa, di cui porta ancora addosso le cicatrici.
Ma le persone possono cambiare?
Possono cambiare al punto tale da mostrarsi completamente
differenti da ciò che sono state in passato?
Qualcuno sì, qualcuno no. Anzi, se da una parte c'è chi ha
capito di aver sbagliato e cerca in tutti i modi di rimediare, dall'altro c'è
chi è decisamente peggiorato passando da bulletto di turno a vera e propria
minaccia per la vita altrui.
In un contesto di questo tipo Elena si trova a districarsi
con una sfida personale piuttosto importante, con meccanismi familiari con i
quali fare i conti, con un ambiente scolastico molto particolare e con i
battiti cardiaci che a volte accelerano per un bel ragazzo ma anche, a volte,
per la paura di incontrare qualcuno di decisamente pericoloso.
Questa è la storia di fondo.
In un contesto del genere la prima cosa che mi ha fatto
storcere il naso è stata la scelta dei nomi.
Mattia e Matteo, detti Mat (Matty) e Tia, che fantasia!
E poi Elena che si fa chiamare Len.
Ed ancora le due sorelle gemelle, i cui nomi vengono
ovviamente accorciati e che ho fatto anche fatica a distinguere... Un gran
casino con nomi e nomignoli (una volta i personaggi vengono chiamati per nome, una volta per cognome, una volta con il nomignolo...) che, secondo me, avrebbe potuto essere risparmiato
semplicemente scegliendo nomi differenti.
Una scelta, quella dell'autrice, che
rende il tutto molto adolescenziale ma che, secondo me, alla fine stanca.
La storia riserva anche qualche sorpresa ma in parecchi
passaggi avrei approfondito maggiormente ip personaggi. Si è voluta mettere
tanta carne al fuoco riducendo spesso i dialoghi o a scambi di battute
decisamente troppo adolescenziali per avere dei diciassettenni come
protagonisti o, in alternanza, a complessi e decisamente forzati in un contesto
di adolescenti.
Non che la storia mi sia dispiaciuta, non dico questo, solo
che in diversi passaggi ho trovato la narrazione troppo superficiale,
forzatamente ironica a tratti. Avrei gradito maggiore approfondimento sulle
situazioni familiari, tanto per cominciare: sia la famiglia di Elena che quella
dei due ragazzi protagonisti – Mat e Tia – avrebbero potuto dare una svolta
alla narrazione se si fossero approfondite maggiormente le dinamiche che hanno
creato le condizioni per separazioni, tradimenti, allontanamenti e
riavvicinamenti. Già solo le due famiglie in causa avrebbero fornito materiale
sufficiente per scrivere un libro.
Credo che l'autrice abbia buone possibilità di maturare e di
proporre anche personaggi e storie capaci di maturare con lei ma Non siamo
amici non è un libro che rileggerei, considerando anche che mi sono imbattuta
in diversi errorini di cui avrei fatto volentieri a meno.
Lettura che non boccio ma che promuovo con un appena
sufficiente per i miei gusti.
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