sabato 18 febbraio 2017

44 Scotland Street (McCall Smith)

Primo libro in assoluto che leggo di questo autore, 44 Scotland Street è stata una lettura gradevole, scorrevole, simpatica.
Non posso certo dire che ci sia una vera e proprio storia ma tante storie che si intrecciano in una via, ad un certo numero civico, il 44 appunto.

Per la precisione, ad un certo punto mi sono anche soffermata a pensare: ma qual è la storia che vuole raccontare l'autore? Solo andando avanti ho compreso: non una ma tante. Storie diverse, vite diverse, personaggi diversi che entrano in contatto (o anche no) l'uno con l'altro e, in un modo o nell'altro, lo cambiano.

Pat è una ragazza che sta vivendo il suo secondo anno sabbatico. Dico subito, così non ci torno più, che non ho ben capito cosa intenda per anno sabbatico. Lo so cos'è, un anno sabbatico, ci si prende una pausa di un anno ma da cosa? Da una storia d'amore? No, non mi pare. Dal lavoro? No, proprio no. Dall'università? Nemmeno.  Dalla famiglia? Forse. Ed anche se così fosse va detto che la figura del padre di Pat è comunque una figura importante, anche se sono lontani. Non della madre. No. E' il padre che ascolta, che consiglia, che consola. Bello. Questo mi è proprio piaciuto.

Va a vivere in affitto in un appartamento al civico 44 di Scotland Street dividendo spazi e spese con altri tre inquilini. Dei tre, l'effettivo coinquilino è uno solo in quel particolare momento: Bruce.
Chi è Bruce? Già dal nome ci si può immaginare un gran bel pezzo di ragazzo!!! No?
Bruce è un consulente immobiliare bello, molto bello e pieno di se'. Non fa altro che rimirarsi nello specchio ed è convinto che ogni donna prima o poi gli cadrà ai piedi. Tutte subiscono il suo fascino maschio e lo stesso varrà per Pat, ne è convinto. Sarà anche disposto a sacrificarsi per farla felice...
"Povero grullo!" gli direbbe Domenica, una dei vari inquilini del n. 44 che, però, non divide gli spazi con i ragazzi. E' una signora di 61 che la sa lunga e che, ben presto, diventerà una buona amica per Pat. Donna sagace, acuta, simpatica, Domenica è la vicina che ognuno vorrebbe avere. Almeno io la vorrei.  Una di quelle persone pronte a dare pane al pane e vino al vino, come si dice nel gergo, ma in modo garbato e ironico, senza essere mai sopra le righe. Pat entrerà in sintonia con lei a stretto giro.
Non riuscirà ad avere contatti, invece, con il piccolo Bertie. Un bambino di cinque anni che vive oppresso dalla madre. Un personaggio, quello di Bertie, che merita una considerazione particolare: è un piccolo genio, sua madre ne è convinta, e si comporta con lui di conseguenza. Le scuole normali non sono alla sua altezza, i bambini mediocri non sono alla sua altezza, le direttrici mediocri non saranno mai alla sua altezza. E quando il piccolo cerca di far capire ad Irene, sua madre, che odia suonare il sassofono e che non vuole parlare in italiano ma nella sua lingua madre come tutti gli altri, bhè, lei è sorda alla richiesta di aiuto di suo figlio perchè troppo impegnata a programmargli una vita a sua misura. Sua di lei, non sua di lui, sia chiaro!
Così, quando Bertie si comporta in modo ribelle per attirare l'attenzione sui suoi bisogno di bambino viene del tutto frainteso ed anche quando viene portato in analisi (eh sì, non ho sbagliato) l'esperto si trova in sintonia perfetta con la mamma, non certo con lui.
Mi ha fatto tanta compassione questo bambino e la sua situazione, decisamente estremizzata, mi ha fatto pensare a quante volte i bambini debbano subire le manie di grandezza degli adulti e quanto, spesso, debbano sacrificare il proprio essere bambino di fronte ad un'adeguata formazione sia essa culturale, sportiva, musicale o chissà cos'altro. Povero cucciolo! Avrei voluto entrare nella storia per rapirlo e portarlo al campetto a giocare a pallone, povero bambino!
Irene era una convinta sostenitrice dell'egualitarismo in ogni sua forma, è ovvio, ma ciò non doveva impedire di dedicare attenzioni adeguate ai bambini più dotati. La società aveva bisogno di persone speciali per raggiungere obiettivi egualitari. Purtroppo chi non eccelleva in niente - le persone comuni, come le chiamava Irene - spesso aveva idee tutt'altro che egualitarie.
E poi c'è Matthew: il figlio di papà, incapace di portare a termine qualunque cosa, uno smidollato di alto borgo ma personaggio dolcissimo e fin troppo remissivo. E' il datore di lavoro di Pat: possiede una galleria d'arte - ovviamente dono di papà - all'interno della quale non fa praticamente niente. Eppure, sarà proprio nella sua galleria d'arte che si verificherà un fatto che collegherà le vite di diversi personaggi che compaiono in questo libro e che ho nominato solo in parte.
Un tentativo di furto di un misterioso quadro, dal dubbio valore, provoca una serie di eventi che...
Non dico altro.

I personaggi hanno dei tratti ben definiti. Si fanno amare, si fanno odiare e l'autore li descrive alla perfezione. Credo che sia qui la chiave di lettura di questo libro. Sono i personaggi che incarnano la storia anche dove una vera e propria storia non c'è.

Ma è davvero così? Quando si intrecciano tra loro delle vite, c'è sempre una storia. Basta saperla individuare.

Pat è il personaggio dominante ma non è quello che mi è piaciuto più di tutti. Mi è piaciuto Matthew, mi è piaciuta Domenica e Bertie mi è rimasto nel cuore. Spero in suo riscatto futuro da questa madre ossessiva!

Con questa lettura partecipo alla challenge Leggendo SeriaLmente: si tratta del primo libro di una delle tre serie proposte dalle organizzatrici.

2 commenti:

  1. Io lo avevo letto anni fa e non mi era dispiaciuto però non mi aveva neppure entusiasmato. Avevo apprezzato, invece, l'ambientazione, poiché da poco eravamo stati ad Edimburgo a trovare gli amici. Il personaggio di Bertie era rimasto impresso anche a me...poveretto!

    RispondiElimina
  2. Sempre interessante una bella critica di lettura!

    RispondiElimina