domenica 3 gennaio 2016

La scacchiera di Auschwitz (J. Donoghue)

Quanta sofferenza, quanti crimini sono stati commessi, quanta morte, quanta disperazione!
Leggere libri che parlano di Auschwitz fa risuonare alla mente, ogni volta, considerazioni di questo tipo. Le tante testimonianze che sono arrivate a noi mantengono traccia di una realtà che non può essere dimenticata, di un passato che non ci si può buttare alle spalle con indifferenza anche se, per nostra fortuna, non lo si è vissuto. 
Qualcuno prima di noi l'ha vissuto. Davvero.
E ricordo la voce di mio nonno, tremante, ogni volta in cui parlava della guerra, delle violenze, delle ingiustizie. Lui non ha avuto, per sua fortuna, un'esperienza diretta ad Auschwitz ma sapeva bene cosa accadeva. E' stato un soldato, e le medaglie che aveva al petto quando, anni dopo la fine della guerra, partecipava alle commemorazioni del 4 novembre o del 25 aprile, sono lucide e brillanti davanti ai miei occhi ancora oggi, dopo tanti anni dalla sua morte.

Spero mi venga perdonata una premessa tanto lunga ma obbligata per dire che letture di questo tipo, per quanto le storie narrate possano essere di fantasia, non lasciano indifferenti.
Quella di Emil è una storia di fantasia ma le barbarie che vengono narrate, il contesto di Auschwitz, non lo sono affatto.

L'autore del libro La scacchiera di Auschwitz è al suo esordio letterario e credo di poter dire che è stato capace di mettere in piedi una buona trama. Nonostante lo sfondo ben noto di quell'epoca di cui tanti hanno parlato nel tempo ha messo in piedi una storia originale, pur nella sua cruda realtà.

La storia, in breve e - soprattutto - senza svelare troppo.

Ad Auschwitz è necessario alzare il morale delle guardie proponendo qualche attività che possa raggiungere lo scopo. Tale compito viene assegnato all'SS Paul Meissner che vi viene trasferito dal fronte russo: è un invalido di guerra e non può più partecipare ad azioni attive pertanto deve occuparsi di amministrazione nei reparti delle SS. In questo contesto gli viene dato l'incarico di alzare il morale delle guardie e propone un club degli scacchi con l'organizzazione di relativi tornei.
Le guardie iniziano a sfidarsi l'una l'altra ma, quando si viene a sapere che tra i prigionieri c'è un abilissimo ed imbattibile giocatore di scacchi, un ebreo giunto al campo dalla Francia, qualche cosa cambia. Ad Emil, questo il suo nome, verrà dato il compito di scontrarsi con guardie delle SS: ad ogni sua vittoria corrisponderà la vita di un prigioniero. Ma se dovesse perdere, bhè, il discorso cambierebbe.

Emil ha sulle sue spalle una grande responsabilità tanto più se si pensa al contesto in cui tutto ciò accade: prigionieri malnutriti, picchiati, sfiniti dal lavoro, morti di freddo e di fame che gli cadono ai piedi durante le marce quotidiane, l'arroganza e sfrontatezza delle guardie, la violenza gratuita e che sembra non avere mai fine.

Ogni vittoria di Emil corrisponde ad un colpo per le SS: un ebreo dimostra che i tedeschi non sono poi una razza così superiore perchè può essere battuta anche se il campo di battaglia è una scacchiera.
La storia viene narrata su due piani temporali: venti anni dopo tutto ciò, Emil Clément - meglio conosciuto ad Auschwitz come "L'orologiaio" per via della sua abilità nel riparare e costruire orologi - incontra Meissner che lo va a cercare e lo mette in contatto con un altro personaggio che, all'epoca, era dalla parte degli oppressori e non degli oppressi, seppur in un'altra veste.
Da questo incontro inizia la storia attuale che porterà i vari personaggi a ricordare il passato per meglio comprendere il presente. 

Cosa possono avere in comune, a distanza di anni, un ebreo torturato e costretto in schiavitù con un ex  generale delle SS?

Nelle more del racconto emergeranno risvolti inaspettati, che nemmeno Emil avrebbe mai pensato potessero emergere.

Pur considerando la premessa fatta in apertura, circa il fatto che in ogni modo il contesto è tremendo e terribile, il romanzo mi è piaciuto. Emerge una storia originale e terribile allo stesso tempo. Terribile, come sono stati quei tempi per gli ebrei.
La lettura, almeno per me, è stata scorrevole anche se ogni tanto mi sono imbattuta in termini per me difficili; quelli che, in tedesco, identificavano i vari gradi delle SS utilizzati nel libro. Sommare questi termini a cognomi poco comuni per noi ogni tanto ha inceppato la scorrevolezza della lettura. L'autore, comunque, ha avuto l'accortezza di inserire al termine del libro un glossario con traduzione in italiano dei vari termini che per me risultavano incomprensibili (anche se poi, a furia di leggerli, erano diventati quasi familiari). Una volta fatta l'abitudine all'intercalare di questi termini, nessun problema con il racconto.

Pur non amando romanzi storici mi sono soffermata anche sull'appendice, leggendo le note storiche nelle quali l'autore ha chiarito il contesto con riferimenti reali. Un contesto definito "il peggior crimine contro l'umanità che la storia ricordi".

Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.
Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 5: un libro di almeno 400 pagine.

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