Probabilmente mi sono posta alla lettura del libro di Tommaso Montini – Me lo dici in bambinese? Come capire i nostri figli – con troppe aspettative. Mi aspettavo di avere qualche suggerimento concreto su come riuscire ad interpretare i comportamenti ed i messaggi che, a volte, non riesco a decifrare al meglio nei miei bimbi… il titolo mi ha indotta a pensare ciò.
Per questo la lettura mi ha un pochino delusa. Non perché sia un libro da evitare. Non voglio dire questo. Il punto è che gran parte di ciò che viene detto sono osservazioni che conoscevo già, lette in riviste, lette in siti internet a tema… e molte sono riflessioni che riguardano bimbi più piccoli dei miei.
Delusa al punto di assegnare a questo libro tre stelline su cinque. Ed anche di consigliarlo purché si tengano presenti alcuni aspetti.
Per prima cosa: lo consiglio a chi fosse neo-genitore o avesse bimbi ancora piccoli. E per piccoli intendo neonati. La prima parte del libro è destinata proprio a genitori con bimbi in questa fascia d’età.
E poi non c’è da aspettarsi di leggere nulla di più di ciò che il buonsenso di un genitore dovrebbe sapere già e cioè che l’unico segreto per instaurare un rapporto aperto, sereno e positivo con i propri figli altro non è se non l’amore, la tenerezza, l’intimità.
Tommaso Montini è un pediatra che ha già scritto un altro libro in merito al mondo dei piccoli (libro che io non ho letto per cui non ho modo di fare confronti o valutazioni parallele): è un pediatra che mette a disposizione dei lettori la sua duplice esperienza pediatra-padre. E’ proprio grazie a questa sua capacità di mixare le due esperienze che il linguaggio che usa non è ne propriamente tecnico – come potrebbe capitare ad un dottore – ne’ troppo pratico – come potrebbe capitare ad un padre. E’ un linguaggio semplice, diretto e sempre molto positivo anche nel descrivere le situazioni più difficili quando arriva un bimbo e durante la sua crescita.
Il libro è pubblicato dalle Edizioni Paoline e dal punto di vista grafico e strutturale non è affatto male. Di un formato leggermente diverso dai soliti libri, ha una copertina in cartoncino lucido con la bella immagine di una bimba, pubblicato nel 2009 e per un totale di170 pagine. Tante sono le pagine “da leggere” poi ci sono delle schede riassuntive – a mo’ di messaggio da ricordare e fissare nella mente – oltre che i ringraziamenti e l’indice. Il libro è strutturato in capitoli non molto lunghi e di facile lettura. Eppure in alcuni punti non mi scorrevano affatto. Probabilmente perché li trovavo poco interessanti e non mi lasciavano nulla, tra quelle righe non leggevo nulla di nuovo. I capitoli sono 20 e seguono più o meno le tappe della crescita del bambino a partire dal pancione e da ciò che questo vuol dire per una donna, per una coppia.
Il titolo mi aveva indirizzata male. Me lo dici in bambinese? mi aveva fatto pensare ad una richiesta che un bimbo potrebbe fare ad un adulto per poter ben comprendere ciò che gli viene chiesto, e non il contrario. I bambini il bambinese lo parlano già, per cui non potrebbe essere il contrario. Il “bambinese”: un linguaggio da imparare ma che credevo fosse qualche cosa di diverso da ciò che viene presentato. Il “bambinese” viene inteso come la lingua che l’adulto deve saper parlare per relazionarsi con il suo bimbo. Nel titolo si dice come capire i nostri figli, non come comunicare con loro. Se avessi potuto suggerire un titolo all’autore avrei suggerito quest’ultima specifica, piuttosto che quella che ha scelto e che trovo un po’ fuorviante. La richiesta di parlare in bambinese poco si concilia con la specifica successiva… come capire i nostri figli. Il titolo mi sembra un po’ dissonante tra la sua prima parte e la seconda. Magari è solo una mia impressione, ma mi ha mandato fuori strada.
Complessivamente trovo comunque molto positivo che un pediatra si tolga – seppur in parte – i panni del dottore per affrontare tematiche anche con l’esperienza di un padre. Spesso si fa fatica a mettere in pratica ciò che i pediatri suggeriscono perché l’esperienza “sul campo” dice qualche cosa di diverso da ciò che si dovrebbe mettere in pratica. Senza voler aprire nessun paragrafo in merito ai pediatri – credo che se ognuno iniziasse a raccontare la propria esperienza ne verrebbe fuori un dipinto piuttosto colorito! Ovviamente senza generalizzare… - trovo che le osservazioni fatte alla luce dell’esperienza di padre siano più comprensibili da un lettore-genitore e probabilmente ci si pone nei confronti della lettura in maniera più positiva di quanto non si farebbe davanti ad un libro scritto da un pediatra che i bimbi li consoce, ma non li ha!
Ciò che maggiormente mi ha stupita l’ho letto tra le righe del capitolo in merito al ciuccio, allo svezzamento (capitolo da leggere e rileggere, care mamme, per affrontare con serenità questo particolare momento così importante per i bimbi più piccoli) ma anche le riflessioni in merito al gioco, allo sport, all’attività fisica. Tre capitoli che ho letto con maggiore interesse di quanto non abbia fatto con gli altri e che potrebbero sembrare poca cosa nel complesso dei 20 capitoli ma non è così. Pur avendo qualche aspettativa in più rispetto a questo “bambinese”, ho comunque trovato spunti di riflessione interessanti e ragionamenti di cui fare tesoro. Per i più piccini – non è il mio caso – ho trovato interessante anche la teoria sugli effetti-conseguenze del tenere spesso in braccio il piccolo! Dovrebbero leggerlo anche le nonne e le persone sotuttoio un libro così! (non me ne voglia nessuno ma spesso una neo-mamma si trova davanti ad una serie di consigli – non richiesti – da parte di chi le sta accanto che più che fare chiarezza le fanno una gran confusione in testa). Ebbene, pur essendo un libro che mi sembra scritto principalmente per le mamme, credo che la lettura sia consigliabile anche ai papà e ad altri membri della famiglia che pur non essendo i genitori diretti del bimbo in questione, vi stanno a stretto contatto. Con lui così come con la sua mamma!
Una lettura che non mi ha lasciata indifferente ma da cui mi aspettavo qualche cosa in più.Comunque un libro che consiglio soprattutto a chi è diventato genitore da poco così come a chi è in dolce attesa. Questo non vuol dire che sia una lettura sconsigliata a chi avesse bimbi più grandi, ma con i limiti che ho cercato di illustrare poco sopra. Tenete presenti le mie riflessioni di mamma per non avvicinarvi ad una lettura così con le mie stesse, alte aspettative… così da non restare delusi.
Alla fine della lettura, questo bambinese l'ho imparato oppure no? Bhè, ho capito che si tratta di un liguaggio che parlavo già... che magari doveva essere perfezionato. Un linguaggio fatto di amore, di tenerezza, di complicità... più che di parole, è un linguaggio fatto di gesti e di coinvolgimento totale. L'unico modo per capire i propri figli e per farsi capire credo che sia proprio questo: amarli senza limiti, amarli accettando i loro limiti di bambini, amarli accettando i nostri limiti di genitori imperfetti. Un linguaggio semplice quanto diretto, spesso difficile da mettere in pratica ma naturalmene presente in ognuno... solo che a volte si fa fatica a trovare il giusto modo di esternarlo!
Per questo la lettura mi ha un pochino delusa. Non perché sia un libro da evitare. Non voglio dire questo. Il punto è che gran parte di ciò che viene detto sono osservazioni che conoscevo già, lette in riviste, lette in siti internet a tema… e molte sono riflessioni che riguardano bimbi più piccoli dei miei.
Delusa al punto di assegnare a questo libro tre stelline su cinque. Ed anche di consigliarlo purché si tengano presenti alcuni aspetti.
Per prima cosa: lo consiglio a chi fosse neo-genitore o avesse bimbi ancora piccoli. E per piccoli intendo neonati. La prima parte del libro è destinata proprio a genitori con bimbi in questa fascia d’età.
E poi non c’è da aspettarsi di leggere nulla di più di ciò che il buonsenso di un genitore dovrebbe sapere già e cioè che l’unico segreto per instaurare un rapporto aperto, sereno e positivo con i propri figli altro non è se non l’amore, la tenerezza, l’intimità.
Tommaso Montini è un pediatra che ha già scritto un altro libro in merito al mondo dei piccoli (libro che io non ho letto per cui non ho modo di fare confronti o valutazioni parallele): è un pediatra che mette a disposizione dei lettori la sua duplice esperienza pediatra-padre. E’ proprio grazie a questa sua capacità di mixare le due esperienze che il linguaggio che usa non è ne propriamente tecnico – come potrebbe capitare ad un dottore – ne’ troppo pratico – come potrebbe capitare ad un padre. E’ un linguaggio semplice, diretto e sempre molto positivo anche nel descrivere le situazioni più difficili quando arriva un bimbo e durante la sua crescita.
Il libro è pubblicato dalle Edizioni Paoline e dal punto di vista grafico e strutturale non è affatto male. Di un formato leggermente diverso dai soliti libri, ha una copertina in cartoncino lucido con la bella immagine di una bimba, pubblicato nel 2009 e per un totale di170 pagine. Tante sono le pagine “da leggere” poi ci sono delle schede riassuntive – a mo’ di messaggio da ricordare e fissare nella mente – oltre che i ringraziamenti e l’indice. Il libro è strutturato in capitoli non molto lunghi e di facile lettura. Eppure in alcuni punti non mi scorrevano affatto. Probabilmente perché li trovavo poco interessanti e non mi lasciavano nulla, tra quelle righe non leggevo nulla di nuovo. I capitoli sono 20 e seguono più o meno le tappe della crescita del bambino a partire dal pancione e da ciò che questo vuol dire per una donna, per una coppia.
Il titolo mi aveva indirizzata male. Me lo dici in bambinese? mi aveva fatto pensare ad una richiesta che un bimbo potrebbe fare ad un adulto per poter ben comprendere ciò che gli viene chiesto, e non il contrario. I bambini il bambinese lo parlano già, per cui non potrebbe essere il contrario. Il “bambinese”: un linguaggio da imparare ma che credevo fosse qualche cosa di diverso da ciò che viene presentato. Il “bambinese” viene inteso come la lingua che l’adulto deve saper parlare per relazionarsi con il suo bimbo. Nel titolo si dice come capire i nostri figli, non come comunicare con loro. Se avessi potuto suggerire un titolo all’autore avrei suggerito quest’ultima specifica, piuttosto che quella che ha scelto e che trovo un po’ fuorviante. La richiesta di parlare in bambinese poco si concilia con la specifica successiva… come capire i nostri figli. Il titolo mi sembra un po’ dissonante tra la sua prima parte e la seconda. Magari è solo una mia impressione, ma mi ha mandato fuori strada.
Complessivamente trovo comunque molto positivo che un pediatra si tolga – seppur in parte – i panni del dottore per affrontare tematiche anche con l’esperienza di un padre. Spesso si fa fatica a mettere in pratica ciò che i pediatri suggeriscono perché l’esperienza “sul campo” dice qualche cosa di diverso da ciò che si dovrebbe mettere in pratica. Senza voler aprire nessun paragrafo in merito ai pediatri – credo che se ognuno iniziasse a raccontare la propria esperienza ne verrebbe fuori un dipinto piuttosto colorito! Ovviamente senza generalizzare… - trovo che le osservazioni fatte alla luce dell’esperienza di padre siano più comprensibili da un lettore-genitore e probabilmente ci si pone nei confronti della lettura in maniera più positiva di quanto non si farebbe davanti ad un libro scritto da un pediatra che i bimbi li consoce, ma non li ha!
Ciò che maggiormente mi ha stupita l’ho letto tra le righe del capitolo in merito al ciuccio, allo svezzamento (capitolo da leggere e rileggere, care mamme, per affrontare con serenità questo particolare momento così importante per i bimbi più piccoli) ma anche le riflessioni in merito al gioco, allo sport, all’attività fisica. Tre capitoli che ho letto con maggiore interesse di quanto non abbia fatto con gli altri e che potrebbero sembrare poca cosa nel complesso dei 20 capitoli ma non è così. Pur avendo qualche aspettativa in più rispetto a questo “bambinese”, ho comunque trovato spunti di riflessione interessanti e ragionamenti di cui fare tesoro. Per i più piccini – non è il mio caso – ho trovato interessante anche la teoria sugli effetti-conseguenze del tenere spesso in braccio il piccolo! Dovrebbero leggerlo anche le nonne e le persone sotuttoio un libro così! (non me ne voglia nessuno ma spesso una neo-mamma si trova davanti ad una serie di consigli – non richiesti – da parte di chi le sta accanto che più che fare chiarezza le fanno una gran confusione in testa). Ebbene, pur essendo un libro che mi sembra scritto principalmente per le mamme, credo che la lettura sia consigliabile anche ai papà e ad altri membri della famiglia che pur non essendo i genitori diretti del bimbo in questione, vi stanno a stretto contatto. Con lui così come con la sua mamma!
Una lettura che non mi ha lasciata indifferente ma da cui mi aspettavo qualche cosa in più.Comunque un libro che consiglio soprattutto a chi è diventato genitore da poco così come a chi è in dolce attesa. Questo non vuol dire che sia una lettura sconsigliata a chi avesse bimbi più grandi, ma con i limiti che ho cercato di illustrare poco sopra. Tenete presenti le mie riflessioni di mamma per non avvicinarvi ad una lettura così con le mie stesse, alte aspettative… così da non restare delusi.
Alla fine della lettura, questo bambinese l'ho imparato oppure no? Bhè, ho capito che si tratta di un liguaggio che parlavo già... che magari doveva essere perfezionato. Un linguaggio fatto di amore, di tenerezza, di complicità... più che di parole, è un linguaggio fatto di gesti e di coinvolgimento totale. L'unico modo per capire i propri figli e per farsi capire credo che sia proprio questo: amarli senza limiti, amarli accettando i loro limiti di bambini, amarli accettando i nostri limiti di genitori imperfetti. Un linguaggio semplice quanto diretto, spesso difficile da mettere in pratica ma naturalmene presente in ognuno... solo che a volte si fa fatica a trovare il giusto modo di esternarlo!
Permettetemi, in chiusura: per capire e farsi capire dai nostri figli non ci sono libri che possano dare consigli universali... ogni rapporto tra genitore e figlio è unico e il dialogo si impara strada facendo... però una lettura così può aiutare se non altro a riflettere.
Dimenticavo un particolare: come ho conosciuto questo libro… come mi ha incuriosita… Non in libreria, non sbirciando on line ma perché mi sono imbattuta in una trasmissione televisiva durante la quale veniva sponsorizzato questo libro dal presentatore (presentatrice) con l’autore accanto. Stavo facendo zapping per cui non ho sentito la presentazione completa – magari se l’avessi sentita avrei capito che poteva essere più adatto a genitori in erba (non che io abbia chissà quale esperienza, ma la mia bimba più grandi ha quattro anni per cui abbiamo superato alcune delle fasi di cui si parla soprattutto nella prima parte) e mi sarei posta alla lettura in modo diverso. Fatto sta che quel poco che ho sentito mi ha incuriosita ed ho pensato che potesse essere una lettura istruttiva per un genitore. Ed in effetti ho imparato qualche cosa di nuovo… per questo è una lettura che consiglio, seppur con i suoi limiti.
Io l’ho comprato ad un prezzo più basso di quello di copertina perché l’ho trovato in una libreria on line che applicava degli sconti. Non so dire se sia facilmente reperibile nelle librerie tradizionali proprio per via del fatto che l’ho comprato on line. Era disponibile immediatamente e ad un paio di giorni dall’acquisto era a casa mia.
Da leggere ma senza troppe aspettative.
***
Me lo dici in bambinese? Come capire i nostri figli
Tommaso Montini
Edizioni Paoline
12.00 euro
176 pag.
Ciao, grazie di essere tra i miei lettori fissi... ho fatto lo stesso con te....
RispondiEliminaFaccio parte dello staff di Zebuk e visto che ti piace leggere vorrei proporti di diventare sottoscrittore per il sito se ti va.... Dovresti mandarci delle recensioni ogni tanto...
Fammi sapere!
Ciao... Ti ringrazio per essere tra i miei lettori e per l'invito. Sarà un piacere essere dei vostri... Mi sono registrata... Teniamoci in contatto! Stefania
RispondiElimina