lunedì 8 gennaio 2024

Conversazione in Sicilia (E. Vittorini)

Capisco mio figlio e quel suo "...non ci ho capito niente". Conversazione in Sicilia è un libro assegnato come lettura mensile in terza liceo dall'insegnante di lettere e, come al solito, ho cercato di essere preparata anche io per potermi confrontare con lui prima della consegna del lavoro (una sorta di recensione scritta, di commento da consegnare all'insegnante).

L'ho visto smarrito. E non posso che darli ragione. Perché la lettura di questo libro non è semplice. 

La trama, tutto sommato, non è affatto difficile all'apparenza: Silvestro racconta del suo viaggio in Sicilia dove decide, a distanza di quindici anni, di fare visita a sua madre dopo aver appreso da una lettera del padre che se n'è andato a vivere con un'altra donna. Proprio suo padre lo invita (lui così come i suoi fratelli) a fare visita a quella donna rimasta sola.

Lui, che quindici anni prima ha lasciato la sua famiglia per andarsene al Nord (non indaghiamo oltre... ora ha quasi 30 anni per cui è partito da ragazzino. Ma dove è stato? Con chi? Come se l'è cavata un quindicenne del Sud nello sconosciuto Nord?) lungo il viaggio in treno incontra diversi personaggi con i quali si trova a riflettere su alcuni aspetti della vita. La narrazione è dialogica e devo ammettere che in alcuni momenti mi è sembrato di assistere a scambi di vedute a dir poco surreali. In particolare Silvestro, volente o nolente, si trova a riflettere su tematiche quali l'oppressione, la sofferenza e, in linea generale, del "mondo offeso": quella parte dell'esistenza più travagliata, quella collettività che fa i conti con soprusi, con sgarbi, con malattie.

Quando incontra sua madre sembra quasi che i due non si vedessero da qualche ora. Nessun particolare slancio emotivo avviene tra i due: se, da una parte, sua madre inizia a raccontare aneddoti del passato facendo anche riferimento all'infanzia dei suoi figli, dall'altra Silvestro si rende conto di avere dei ricordi differenti da quelli della donna seppur in relazione alla medesima situazione. Dopo il viaggio in treno, dunque, il protagonista affronta un nuovo viaggio e stavolta è un viaggio nei ricordi. 

Anche nell'incontro con alcuni personaggi della zona in cui si è recato in visita a sua madre si hanno dei dialoghi molto singolari. Ripetitivi, a volte... In ogni caso si torna a riflettere sullo stato in cui versa la collettività e, in particolare, sul senso del dolore. Sono tutti d'accordo circa il fatto che tutti siano sofferenti ma non tanto per problemi propri quanto per il dolore di quello che viene definito il mondo offeso.

Di questo mondo fanno parte, ad esempio, i malati che Concezione (la madre di Silvestro) accudisci da un uscio all'altro. Malati rassegnati al loro attuale stato di cose, che accettano silenziosamente il fatto di far parte proprio di quel mondo offeso di cui sopra.

La storia si snoda in un breve arco temporale, giusto pochi giorni e l'unico riferimento è quello all'8 di dicembre (da cui si desume in che periodo dell'anno siamo).

La parte finale è del tutto interpretabile... dall'incontro con un soldato-bambino in un cimitero (sotto l'effetto di fumi dell'alchool bisogna capire cosa è vero e cosa non lo è) alla notizia della morte del fratello andato in guerra fino alla scena finale quando, nel momento in cui Silvestro intende comunicare a sua madre che sta per ripartire, la trova in cucina che lava i piedi ad un uomo anziano che non si capisce chi possa essere. Suo padre? Suo nonno? Un vecchio amante della madre?

Resta tutto così, sospeso.

Non è stata una lettura semplice da interpretare oltre all'oggettività delle situzioni raccontate (che di per sé sono piuttoso semplici... ma ci si chiede: "...e allora?") e ammetto di non aver avuto molto feeling con nessuno dei personaggi. Se dovessi scegliere forse propenderei per la figura di Concezione... ma solo se dovessi realmente scegliere.
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Conversazione in Sicilia
Elio Vittorini
Bompiani Editore
pag. 197
14.90 Euro copertina rigida, 13.00 Euro copertina flessibile, 8.99 Kindle

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