giovedì 3 marzo 2022

Il mio nome è nessuno. Il ritorno (V. M. Manfredi)

 

Dopo la lunga guerra di Troia Odysseo vorrebbe tanto tornare a casa ma la strada è ancora lunga e piena d'insidie. 

Nel secondo volume della trilogia Il mio nome è nessuno, Valerio Massimo Manfredi racconta le tante avventure vissute da Ulisse e dai suoi fedeli uomini tra ciclopi, sirene ammaliatrici, creature mostruose e tanto altro ancora, prima di tornare a casa, venti anni dopo aver lasciato la sua Itaca, sua moglie Penelope e suo figlio Telemaco. 

Le vicende le conosciamo tutti e non intendo dilungarmi sui dettagli ma mi permetto alcune considerazioni.

La prima riguarda una incongruenza che ai miei occhi è parsa macroscopica (o forse sono troppo pignola io? Non so...). Odysseo è naufragato sull'isola di Calypso, vive alla meno peggio tra gli alberi, si copre di foglie come un qualsiasi altro naufrago poi passa del tempo con bella dell'isola intrattenendosi dando sfogo agli amorosi sensi... Quando alla fine decide di tornarsene a casa cerca di costruirsi una zattera con della legna (e va bene), usando un'accetta (e ci può stare) ma anche un trapano. Un trapano? Bho... sarà con le batterie o a corrente? Ho riletto più volte quel passaggio e l'idea che Odysseo potesse usare un trapano proprio mi è sembrata davvero ridicola. 

Poi, però, manifestando questa mia perplessità, un'amica di Instagram (grazie #_insidebook_) mi ha spiegato che  il trapano (diverso ovviamente da quello elettrico che abbiamo noi) era usato fin dalla più remota antichità. I più antichi erano ad arco e servivano appunto per fare fori precisi, anche nella pietra. Gli antichi avevano pochi strumenti ma efficaci! Il bello di condividere le proprie perplessità sta proprio in questo... aiutarsi a comprendere ciò che non si sa! 

La seconda è legata alla ripetitività dei racconti di Odysseo che si dilunga - secondo me si dilunga troppo - a raccontare, nella seconda parte del libro, quello che gli è accaduto. Raccontato una volta, anche se gli interlocutori sono diversi, credo che si potesse fare a meno di fargli dire sempre le stesse cose così come avrei risparmiato le tante elucubrazioni mentali che caratterizzano la parte finale della storia.

La terza è ciò che mi è piaciuto di più e che mi ha emozionata: il ritorno ad Itaca. L'incontro con Argo, l'emozione del figlio, della sua nutrice e poi l'incontro con Elena. Bello, emozionante ma anche duro in quanto tra le mura della sua dimora Odysseo torna ad essere quel guerriero assetato di sangue che non ricordavo dalle mie rimembranze di scuola.

Non ricordavo, onestamente, la strage compiuta tra le mura della sua dimora e mi sono chiesta se un buon sovrano avesse dovuto rincorrere a tutti i costi la vendetta o se avesse potuto perdonare. Anche lui se lo chiede, a dire il vero, e l'ho trovato molto umano in questo... certo è che tutta l'emozione provata poche pagine prima è stata spazzata via in un attimo.

Complessivamente la storia mi è piaciuta, sono tanti gli approfondimenti offerti dall'autore con dovizia di particolari. Tante le figure che ruotano attorno al protagonista e la narrazione è comunque scorrevole anche nei passaggi in cui l'ho trovata un po' ripetitiva. Io qualcosina avrei limato, diciamo così.

La parte finale, gli ultimi capitoli in assoluto, sono stati una sorpresa per me che, sempre da riminescenze scolastiche, sistemavo Ulisse al suo posto di sovrano accanto a sua moglie punto e fine. Invece...

Prossimamente intendo anche leggere il terzo volume: so che non è un prosieguo nel vero senso della parola ma mi incuriosisce molto per cui credo che lo cercherò. Anche se con delle pecche lo stile di Manfredi mi piace. L'ho già detto e lo confermo.
***
Il mio nome è nessuno. Il ritorno
Valerio Massimo Manfredi
Mondadori editore
pag. 335 pagine
19.00 euro copertina rigida, 12.00 euro copertina flessibile, 7.99 kindle

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