Seconda indagine per l'agenzia investigativa Cantoni. Secondo mistero da risolvere.
Tornano ne Il testimone chiave i personaggi nati dalla fantasia di Sarah Savioli: Cantoni, investigatore privato titolare dell'omonima agenzia, Tonino suo fidato collaboratore ed Anna. Collaboratrice anche lei, fidata anche lei, ma piuttosto sui generis visto che non ascolta e raccoglie le testimonianze di persone informate sui fatti ma... di animali e piante. Una dote, una capacità che non ha sempre avuto ma che ha sviluppato nel tempo, a seguito di una piccola ischemia cerebrale, e che non è del tutto comprensibile da parte di chi gli stà accanto. Qualcuno la compatisce, qualcuno cerca di comprenderla, qualcun altro la consdiera un po' svitata piuttosto che dotata. E lei lascia anche che si pensi questo. Non è certo l'approvazione degli altri ciò che le interessa. Questa è una caratteristica che mi è piaciuta molto di Anna: si accetta, accetta le sue capacità con tutte le stranezze che comportano ma, a livello più umano, si accetta come persona. Ha mal di schiena, è un po' pasticciona, ha dei limiti che conosce molto bene anche nei rapporti personali ma si accetta con ironia.
Devo ammettere che la parte che mi è piaciuta di più di questo secondo romanzo è la descrizione della sfera personale più che l'indagine in quanto tale. Sono i rapporti tra persone che mi hanno incuriosita maggiormente, in particolare quello tra Anna e suo padre (che a ben guardare è un rapporto dolorosamente inesistente) ma anche quello di Anna con sua sorella che arriva ad una stabilità che all'inizio della storia sembrava lontana. E poi anche la sfera umana di Cantoni, il suo capo, mi ha colpita. Quell'uomo così silenzioso e burbero che sembra non avere un cuore ma che invece...
Altro punto di forza della protagonista, secondo il mio parere, oltre ad essere un personaggio molto reale nonostante la sua dote, è l'ironia con la quale affronta la vita. Per lei è una sorta di ancora di salvataggio che l'aiuta a venire fuori da ogni situazione, anche dalla più dolorosa. L'ironia è un filtro con il quale affronta le varie situazioni che le si pongono davanti e l'uso del quale appare vincente sia nei risvolti concreti che la riguardano che ai fini narrativi, strappando anche qualche sorriso.
Anna, grazie alla sua particolare capacità, impara ad ascoltare quello che molto spesso il resto delle persone non sente o che, più semplicemente, fa finta di non sentire. Conosce punti di vista diversi, ascolta racconti che a volte sbalordiscono per la loro semplicità ma anche per la loro realtà e sono racconti che invitano a riflettere in modo, a volte disarmante.
Questa volta l'agenzia Cantoni indaga sulla morte di un anziano signore che ha lasciato una cospicua eredità alla sua badante straniera. Cosa, questa, che insospettisce i figli (uno dei due figli in particolare) tanto da indurlo a chiedere l'aiuto di un'agenzia investigativa per fare luce su quella che ritiene essere stata una circonvenzione d'incapace.
La storia raccontata dal figlio della vittima, però, ben presto si rivela di gran lunga diversa da quella che è in realtà. Nelle more dell'indagine cambiano i punti di vista, cambiano le prospettive ed emergono informazioni inaspettate sempre, guarda un po', suggerite dalle confidenze di piante ed animali più o meno inclini alle chiacchiere.
Scrittura scorrevole, storia non violenta ma che mantiene alta la curiosità su come si siano davvero svolte le cose, animali determinanti così come determinante è l'acume di Anna che, pur non riuscendo a mettere ordine nella sua vita con troppa semplicità, aiuta a mettere ordine nelle vite degli altri.
Essendo il secondo volume di una serie consiglio la lettura in ordine pur trattandosi di una storia autoconclusiva (è una raccomandazione che faccio sempre perchè le serie, nate come tali, hanno un loro perchè dal punto di vista cronologico).
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Il testimone chiave
Sarah Savioli
Feltrinelli editore
304 pagine
16 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle
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