Lo so: non mi piace leggere libri che siano una raccolta di
racconti.
Eppure ogni tanto cerco un'eccezione.
Cerco un autore che mi faccia ricredere.
La Munro non mi ha fatto ricredere per niente.
Nel libro Troppa felicità propone una raccolta di racconti
di persone che hanno commesso degli errori, che sono state vittime di errori
altrui, che hanno fatto scelte sbagliate.
La prima cosa in assoluto che mi ha confusa è stata la mia
difficoltà di memorizzare i tanti nomi che si susseguono nei vari racconti.
Ogni storia mi è sembrata lasciata appesa a metà:
onestamente trovo che la storia di ognuno potesse essere una buona traccia per
sviluppare un libro in modo completo e sono rimasta con quel senso di vuoto che
mi ha lasciato l'amaro in bocca.
Non ci sono personaggi che mi sono piaciuti più di altri visto che non sono riuscita a metterli bene a fuoco.
Posso dire, però, che il personaggio che meno mi è piaciuto
è stato il protagonista del primo racconto: quella Doree che fa la cameriera
per mestiere ma che ha un passato tragico tatuato nell'anima. Ha perso i suoi
figli per mano di suo marito e lei, nonostante ciò... Non voglio svelare nulla
ma devo dire che il suo modo di fare mi ha innervosita, disturbata. L'ho
percepita come una donna incapace di dare il giusto valore alle cose. E questo,
nel contesto della sua storia, mi ha dato un po' fastidio.
Così come mi ha disturbata la figura di Nita che fa entrare
in casa sua uno sconosciuto e ne diventa vittima. Non tanto dal punto di vista
fisico - non subisce violenza di nessun tipo - ma subisce la presenza di un
uomo altamente disturbato e che ha, anche in questo caso, un passato tragico
tatuato addosso.
Doree e Nita sono due figure femminili che non mi sono
piaciute. Secondo me l'autrice non ha reso al meglio al figura femminile
rendendola vittima passiva. Ed ho proseguito la lettura con scarso interesse,
lo ammetto.
Ogni racconto mi ha lasciato addosso un senso di tristezza
di fondo. Se dovessi dare un colore agli otto racconti userei il grigio. Diverse
tonalità ma sempre grigio, a differenza della brillantezza della copertina che,
a dirla tutta, mi aveva trasmesso qualche cosa di diverso.
Probabilmente non sono riuscita ad entrare in sintonia con l'autrice
o, probabilmente, ho iniziato a conoscerla leggendo il libro sbagliato. Non so
dire con precisione. Resta il fatto che sono contenta di aver finito di leggere
un libro che diventava pesante una pagina dopo l'altra, un racconto dopo
l'altro.
Sarò pure una voce fuori dal coro ma non posso farci niente:
non ho trovato quei racconti dalla bellezza incandescente che promette l'ultima
di copertina del libro.
I gusti dei lettori sono vari, differenti, determinati da
tante variabili. Questo libro della Munro non è nelle mie corde. Pazienza!
Con questa lettura partecipo alla Challenge The
Hunting Word Challenge. La parola utile per la gara è FELICITA', nel titolo.
Partecipo anche al Venerdì del libro di oggi con questa lettura. Personalmente non mi è piaciuto, magari c'è chi ha un'opinione diversa. Parliamone.
Nessun commento:
Posta un commento