sabato 10 settembre 2022

Tropico del Cancro (H. Miller)

 

Avevo in wish list questo libro da anni. 

Lo conoscevo di fama e mi ha sempre incuriosita parecchio ma mi sono imbattuta in recensioni talmente negative che quando, all'inizio dell'anno, iniziai a leggerlo smisi dopo poche pagine perché la sensazione che quelle recensioni negative fossero fondate mi ha dato il colpo di grazia. Dopo poche pagine lette a fatica l'ho restituito in biblioteca dove l'avevo preso in prestito e mi ero rassegnata a non riprenderlo più in mano (anche se lo avevo inserito in una challenge di lettura che sto seguendo, tra i libri vintage da smaltire). 

Poi, sulla scia di un'altra challenge che chiedeva di leggere un libro con delle recensioni negative, mi è tornato in mente e l'ho ripreso per la seconda volta tra le mani, riprendendo la lettura dall'inizio.

Una premessa è d'obbligo: si tratta di un libro scritto nel 1935 per cui l'impatto che ebbe all'epoca non può essere lo stesso che ha in un lettore di oggi. 

Miller si racconta, lo fa in prima persona in una biografia romanzata che, però, a mio parere è piuttosto confusa, sconclusionata. Ho avuto l'impressione che fossero stati inseriti racconti a casaccio, senza un ordine (o per lo meno io non sono riuscita a capirlo) con tanti personaggi collaterali che compaiono e scompaiono e con una Parigi invasa da un gran numero di artisti squattrinati che fanno da cornice alla situazione - squattrinata pure quella - del protagonista.

Alla mancanza di un ordine narrativo vero e proprio non posso non aggiungere la ruvidità del racconto: è un racconto senza filtri, con un flusso di pensieri che oserei dire grezzo, volgare a tratti, pesante, ruvido... Non so se mi sono spiegata. Non c'è nessuna voglia di ricercatezza narrativa, nessun ordine ne' per quanto riguarda le vicende che si rincorrono ne' per l'uso dei termini che sembra dettato dalla foga del momento, senza nessuna cura narrativa.

Una caratteristica, quest'ultima, che rende il racconto molto vicino alla vita reale di quei tempi, quando si incontravano per strada accattoni di ogni categoria, quando le prostitute erano merce comune, quando l'olezzo dei vicoli e dei miasmi fisici era un dato di fatto quotidiano in quella Parigi che viene descritta come ricca di artisti perdigiorno e autentici furfanti. Ovviamente è un punto di vista che viene scelto accuratamente dall'autore che non fa mai cenno alla Parigi bene, all'altra Parigi che, pure, era reale. Miller sceglie di descrivere la strada, la vita di strada (intesa non solo in relazione alla presenza di prostitute) e alle difficoltà che, più o meno accentuate, essa mette sul cammino di coloro che la popolano. 

I dialoghi sono ruvidi, irrispettosi nella maggior parte di qualsiasi etichetta, proprio come la strada impone. 

Quello che mi ha positivamente colpita - ed ho fatto fatica ad arrivare a realizzare ciò perché ho proprio fatto fatica ad arrivare alla fine del libro - è la sensazione che Miller, nonostante il suo vivere da vagabondo, tra la sporcizia, elemosinando un pasto e allontanandosi anche dalla scrittura ad un certo punto, è un uomo felice. Non sembra nemmeno rendersene conto ma il protagonista gode appieno la propria vita, ne assapora ogni attimo pur con tutti i suoi eccessi e tutte le sue bassezze. 

La scena finale - che non svelo per non spoilerare - sembra riportare pace in un'esistenza in cui tutto c'è stato tranne che pace. Una sorta di accettazione di ciò che è stato, di ciò che è, e ciò che sarà come se il protagonista fosse un osservatore esterno con gli occhi puntati su un'esistenza che non è sua.

Non sono per niente stimolata a leggere Tropico del Capricorno, posso dirlo? Ho fatto fatica a mettere ordine nei miei pensieri ogni volta che aprivo questo libro e sento di avere bisogno di una storia più ordinata, non necessariamente più serena e tranquilla ma, se non altro, meno caotica.  Per il momento basta così... e non posso dare torto a quelle recensioni da una stellina che tanto mi avevano colpita. Ad onor del vero va detto che ho letto anche recensioni entusiastiche. Io, purtroppo, non sono di questo avviso.
***
Tropico del Cancro
Henry Miller
Mondadori (l'edizione che ho letto è quella in foto)
396 pagine
9.50 euro copertina flessibile, 6.99 Kindle

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