mercoledì 12 dicembre 2018

La rampicante (D. Grittani)

Io ci vivo in quel posto in cui è stato ambientato il romanzo La rampicante di Davide Grittani.
I miei passi rimbombano tra quei vicoli ogni mattina.
Il mio sguardo si perde verso quei panorami.
E il mio cuore, lo ammetto, ha battuto un po' più forte nel leggere la storia di Riccardo perché mi è sembrato di essere dietro a quei portoni, in quelle piazze, davanti a quella casa in cui l'edera si era oramai fatta strada da anni. A Sant'Elpidio a Mare c'ero anche io con lui e, lo ammetto, non mi aspettavo di essere così coinvolta. 

Leggere i dialoghi con un richiamo del nostro dialetto mi è suonato strano ma mi ha strappato un sorriso. Non è come nei romanzi di Camilleri, sia chiaro, quando l'intero libro è scritto in modo da sembrare incomprensibile a chi quel dialetto non lo conosce (al quale però, alla fine, ci sia abitua). 
No, in questo caso il dialetto è usato in modo marginale ma i dialoghi rendono molto bene l'indole del marchigiano doc, quello tenace, che lavora senza scansare i sacrifici, che rialza la testa anche quando le calamità naturali tentano di abbatterlo. E questa cosa dell'uso - anche se in parte e in modo molto delicato - del dialetto mi è piaciuta molto, rendendomi partecipe ancora di più.

Riccardo è un ragazzino che si trova, all'improvviso, a fare i conti con una realtà diversa da come gli è sempre stata raccontata. E' un ragazzino che cresce covando un odio profondo per colui che ha sempre chiamato padre ed è un ragazzino che diventa adulto serbando quel rancore che si alimenta ancora di più quando viene messo al corrente di una verità che, già da allora, gli era parsa chiara. 
Un rancore che arriva da lontano ma che non accenna a scemare. 
Anche quando oramai è adulto, quando ha una moglie accanto, anche quando sembra non pensare più a quell'evento che lo ha tanto sconvolto. 

Riccardo è il personaggio principale: un animo tormentato, un personaggio esposto alla casualità degli eventi che si susseguono e che non si snodano sempre come vorrebbe.  E' un uomo segnato da quanto gli è accaduto nella sua infanzia, volente o nolente.

E poi c'è lei, Edera. E' il personaggio che ho amato più di tutti. Una bambina particolare che arriva sotto la finestra di casa di Riccardo per una di quelle casualità cui lui stesso è esposto. 
Oppure non è così? 
Che non sia stato il caso a portarla, assieme a sua madre, sotto quella finestra? 
Che fosse, invece, un evento già previsto nel destino di quell'uomo a cui manca qualche cosa, che soffre sottopelle ma in modo profondo?

Edera è una bambina che ha delle difficoltà mentali ma che si pone, nei confronti degli adulti, con grazia, con delicatezza cercando il suo posto nel mondo senza voler fare troppo rumore ma, allo stesso tempo, con voce forte e chiara. Trovo che sia un personaggio affascinante. Con le sue crisi, con il suo modo di rapportarsi con le voci che sente nella sua testa, con il suo modo di comprendere il mondo anche quando da lei non ci aspetterebbe niente di tutto ciò si fa amare e dona alla storia una leggerezza inaspettata, pur nella tragicità della situazione. Edera fa sorridere, riscalda il cuore e fa venire una improvvisa voglia di cullarla tra le braccia. E' una bambina imperfetta che proprio grazie a tale imperfezione entra in sintonia - perfetta, questa volta - con Riccardo, con l'adulto, cambiandone la vita e, a ben guardare, anche determinando alcuni eventi che altrimenti, probabilmente, non si sarebbero mai verificati.

Quella di Edera è una storia nella storia, un'avventura nell'avventura, proprio come accade nella vita, quando sono molteplici le situazioni che si rincorrono e si completano dando un senso l'una all'altra. Ed è difficile stabilire quale sia la storia principale e quale la secondaria, secondo me. Dipende dai punti di vista.

Altro protagonista della storia è il trapianto di organi connesso, soprattutto, ad un interrogativo ben preciso: chi riceve si merita davvero quel dono? Lo comprende appieno? Gli attribuisce il valore che merita? Interrogativi rispetto ai quali non è semplice porsi, ai quali non è possibile dare una reale e definitiva risposta.
Ebbene, credo che in questo libro l'autore abbia saputo, con un racconto intenso ed appassionato, mettere nelle mani del lettore una storia che non fa sconti. Non li fa ai protagonisti ma non li fa nemmeno al lettore che si trova a riflettere su scelte a volte estreme ma molto umane, giuste o sbagliate che siano. 

Infine, il terremoto. 
Altro aspetto che mi ha colpita, il richiamo a quei tragici eventi che ho vissuto sulla mia stessa pelle nell'agosto del 2016 e dei quali la mia città porta ancora i segni.
Grittani descrive una comunità, quella marchigiana, che non si abbatte, non si limita a leccarsi le ferite ma guarda avanti con fiducia. E, secondo il mio parere, l'autore non lo fa in modo compassionevole ma con estremo rispetto. 
Altro aspetto, questo, che mi ha toccata. 

Bel libro, una storia che merita di essere letta e che ho apprezzato, personaggi che mi hanno emozionata e che vale davvero la pena di conoscere.

Con questa lettura partecipo alla  Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle in quanto libro con la copertina verde.

1 commento:

  1. Grazie molte per le belle parole e per il tentativo di restituirmi la sua lettura di un libro complesso, articolato ma vero come La rampicante. Grazie.

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